![Racconti, danze e tradizioni: divertimento puro Racconti, danze e tradizioni: divertimento puro](https://lavoce.hr/wp-content/uploads/2024/05/mac2-768x574.jpg)
Un’abbondante ora scolastica all’insegna del divertimento, della musica e del ballo e anche dell’istruzione legati alle magie e alle leggende tradizionali della nostra penisola, tutto ciò con ancora l’irripetibile “timbro” dell’autrice: si parla del laboratorio intitolato “Istria magica”, presentato dall’attrice, regista, cantante, burattinaia e quant’altro Petra Bernarda Blašković nell’ambito del programma italiano “Più di una storia” della 17esima edizione del “Monte librić”. Ad assistere alla scorrevole e interessante scenetta sono stati i ragazzini delle sezioni “Titti” prima, e in seguito “Delfini” dell’Ente prescolare in lingua italiana “Rin Tin Tin”, accompagnati rispettivamente dall’educatrice e assistente Sara Pancun ed Emili Margan (assente la seconda educatrice Manuela Peressa), nonché dalle maestre Xenia Dajčić e Sandra Brakus-Brženda. Si è iniziato con un breve riscaldamento dei piedi e delle braccia per passare “inosservatamente” ai primi passi, o alle basi, del ballo tradizionale “balun”. Una volta acquisito il ritmo, 1,2,3,4,5….6, si è passati alle mani, con le quali si… cambiano le lampadine, lam-pa-di-ne. Ed ecco un bel “balun”, nella circostanza chiamato “Danza dell’Istria” con sottofondo gli strumenti originali tradizionali a ritmo moderno, ossia “dubstep”. A parte la musica, i cibi e le storie, l’Istria è particolare anche perché ha tre colori di terra diversa: la bianca nella parte settentrionale dovuta alla roccia calcare, la grigia centrale ricca di argilla che è impermeabile e dà vita ai fiumi e alle correnti, e infine lungo la costa si forma uno strato di terra rossa. Inoltre in Istria ci sono le caverne e le voragini, dove vivono gli “ometti”, chiamati anche “maći”, “maliki”, “macmolići”, “macmalići”, nascosti nel silenzio delle grotte e sotto le querce, e lontano dagli sguardi degli uomini. Sono simpatici, indossano il gilet rosso e il cappellino, e portano con sé del tesoro. Allo stesso tempo dispettosi, se qualcuno prende loro i succitati indumenti persi casualmente. Ed è per questo che gli “ometti” hanno la propria canzone (scritta da Blašković), che recita: “Tra rocce abitiam, tra le querce noi saltiam. Molto felice piccoletto, sono un ometto. Mani pelose e artigli felini, gilet rossi e cappellini. Siamo ometti gentili e carini, se ci inganni sono pene e spini”. Si è fatto ritorno alle rispettive sedi degli asili infine, contenti, vivaci, e con in mente l’orecchiabile ritornello “macmalići, pici, pici”.
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Foto: Fredy Poropat
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