Preziose testimonianze di una realtà nascosta

Nella sede della CI, la torresana Monika Zuprić ha presentato il libro «Bambini illegittimi di Torre, Abrega e Fratta del XVIII e XIX secolo»

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Preziose testimonianze di una realtà nascosta

In occasione della “Notte dei ricercatori”, la torresana Monika Zuprić ha presentato presso la locale Comunità degli Italiani il suo primo libro “Nevidljivi žig – Nezakonita djeca Tara, Vabrige i Frate kroz 18. i 19. stoljeće” (Marchio invisibile – Bambini illegittimi di Torre, Abrega e Fratta del XVIII e XIX secolo). Un volume nato dalla sua tesi di laurea dove, esplorando alcuni segmenti storici del posto, l’autrice è rimasta particolarmente colpita dalla storia sociale che l’ha portata a occuparsi, sulla base dei registri battesimali, dell’analisi demografica di Torre, Abrega e Fratta. Sono state le fonti storiche, e cioè gli Status Animarum della Parrocchia di Torre (stati delle anime), registri che, in seguito al Rituale Romanum del 1614, i parroci erano tenuti a compilare regolarmente e nei quali erano registrati dati anagrafici e religiosi dei parrocchiani, a suscitare l’interesse dell’autrice per iniziare a scrivere questo interessante volume storico.
«Bastardo, mulan, kopile»
“Con i registri delle persone battezzate, decedute e sposate, possono essere condotte varie indagini e analisi demografiche, nonché conoscere la vita quotidiana delle persone comuni la cui memoria non è stata registrata altrove. Ho deciso di indagare sulla percentuale di bambini illegittimi nella mia zona, ma anche di cercare di capire il rapporto dei genitori e della società con loro. Ho studiato il XVIII e il XIX secolo perché, sfortunatamente, nella mia regione i registri più antichi sono stati distrutti”, ha rilevato l’autrice spiegando come i nomi dei bambini extraconiugali non erano diversi dai nomi degli altri bambini: tra i nomi femminili più comuni si trovano Maria, Caterina e Anna, mentre quelli maschili erano Antun, Ivan e Martin. In alcuni casi, al posto del nome venivano usati dei dispregiativi come “bastardo, mulan, kopile, spurio”. In media, nel corso dei due secoli, la percentuale di bambini illegittimi a Torre è stata del 3,26%, ad Abrega del 3,04%, mentre a Fratta del 6,92%.
La contrarietà della Chiesa
Il comportamento della società di allora nei confronti dei bambini illegittimi variava molto: in alcuni casi venivano accolti come membri uguali, ma in altri ridicolizzati e posti ai margini della società. La Chiesa considerava questi bambini come “sbagliati”, non potevano entrare in seminario, né diventare sacerdoti, vescovi o cardinali. I bambini extraconiugali non potevano essere membri di comunità o associazioni religiose. A questo proposito sono nate pure delle credenze popolari che consideravano i bambini illegittimi dall’aspetto strano, nati dall’incontro tra un lupo mannaro e una vedova. L’atteggiamento dei genitori invece dipendeva dalla relazione da cui il bambino aveva avuto origine. La madre era la sola responsabile del bambino e anche se il nome del padre non doveva essere registrato, poiché era una piccola area rurale in cui il sacerdote aveva familiarità con molti suoi abitanti, talvolta veniva comunque annotato. Sono emersi pure i rimproveri del Vescovo che, dopo i controlli ai registri, cancellava con due linee il nome del padre ribadendo di scrivere solo quello della madre.
La donna perdeva l’onore
Come si evince dalle minuziose ricerche della Zuprić, in alcuni casi, gli uomini si sono presi cura del figlio illegittimo fornendogli tutto il necessario per la crescita, ma nella maggior parte dei casi la donna rimaneva da sola perdendo la dignità, la reputazione e l’onore all’interno della famiglia e della società. Non di rado, la famiglia rinunciava alla figlia incinta non sposata. Nel Settecento, nei registri analizzati, si sono trovate molte madri di bambini extraconiugali che provenivano da altre parti del paese, probabilmente perché scappavano dalle loro case, e così anche quelle di Torre sono andate altrove.
Ad affiancare l’autrice Damir Agačić, direttore della casa editrice Srednja Europa di Zagabria, editore del libro, Marija Mogorović Crljenko e Danijela Doblanović Šuran, relatori dell’autrice per la tesi di laurea. A fare gli onori di casa è stata la presidente del sodalizio torresano, Roberta Stojnić e Gaetano Benčić, vicesindaco del Comune di Torre – Abrega.

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