«Pinocchio», una fresca ventata di magia e bellezza

Al «TNC Ivan de Zajc» di Fiume ha debuttato lo spettacolo di danza per bambini, con la regia di Michele Pastorini

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«Pinocchio», una fresca ventata di magia e bellezza
La pièce ripropone il racconto collodiano. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Delicatezza, emozione, divertimento, eccezionalità degli interpreti sono gli ingredienti, oggidì tanto necessari quanto magici, che hanno condito la fantasiosa produzione tradotta sapientemente in danza della fiaba di “Pinocchio”, la cui première è andata in scena lo scorso sabato nell’affollatissimo TNC “Ivan de Zajc” di Fiume. Una vera e propria poesia, un generoso regalo di calcolate meraviglie per il pubblico dei più piccoli pregno di significati per gli adulti, orchestrata con sensibilità e rispetto dal primo ballerino dello stesso, Michele Pastorini, autore della coreografia, del concetto e della drammaturgia.

L’universalità dei personaggi collodiani
Lo spettacolo, realizzato in coproduzione con il TNC di Varaždin nell’ambito del consorzio teatrale K-TNC (K-HNK), ripropone fedelmente il racconto collodiano che conosciamo, con l’aggiunta di brillanti momenti comici. Il falegname Geppetto (lo straordinario Valentin Chou) riceve in regalo un pezzo di legno per fare un burattino e, man mano che lo scolpisce, lo stesso prende vita, parla e si muove. L’uomo inizialmente ne rimane sconvolto, ma lo ama all’istante, chiamandolo Pinocchio (eccelsamente interpretato da Thomas Krähenbühl) e vestendolo come un bambino vero di abiti e consigli, avviandolo nella grande scuola/libro della vita. Un percorso lungo il quale il pupazzo più famoso al mondo si lascia trascinare da chimere e variopinti personaggi tipicamente italiani e al tempo stesso universali, quali il Gatto e la Volpe (i bravissimi e credibili Soyoka Iwa e Janne Boere), il discolo Lucignolo (di cui ha vestito i panni e che ha ballato egregiamente Giorgio Otranto), il temibile burattinaio Mangiafuoco (interpretato dal favoloso Noa Gabriel Siluvangi), gli animali antropomorfi che lo inducono in mille tentazioni, (dis)avventure e oscurità interiori, tutte da lui bonariamente e ingenuamente accettate e sperimentate. Ognuno è un’allegoria vivente e rappresenta la crescita, lo sviluppo o l’ignoranza e la regressione di Pinocchio, metafora dell’uomo, il quale, dipendente dagli eventi che tirano le sue fila, non agente quindi da uomo libero, può raggiungere la salvezza solo con un aiuto superiore, rappresentate in questo caso dalla Fata dai capelli turchini – la sua coscienza (alleggerita dai connotati materni e rappresentata originalmente da Ksenija Krutova) e dal Grillo Parlante (uno stiloso e divertente Alvaro Olmedo). Sopraffine e di forte impatto, in tale senso, l’idea di un Mangiafuoco, il quale, ballando sui trampoli e ricordando il teatro di strada, muove le marionette magistralmente personificate da Maria Matarranz de las Heras, Alessia Tacchini e Yurika Kimura.

Una rivisitazione azzeccata
Un libro, grande e colorato, contornato da una stilizzata cornice appena accennata che lo sovrasta negli angoli, è il protagonista dell’originale scenografia creata da Aleksandra Ana Buković, autrice anche dei bellissimi costumi, le cui pagine, sfogliate con curiosità e sete di esperienze dai personaggi, si trasformano nelle riconoscibili storie e ambientazioni collodiane, dalla umile casa di Geppetto alla scuola, dal Teatro dei burattini al Paese dei balocchi, dal bosco alla pancia della balena.
“La nostra versione ha voluto dare vita a tutti i personaggi, dimostrando che ognuno di loro è importante per la storia. In quanto un balletto si deve presentare in modo più breve sia del libro che del film, è stato molto più complicato da realizzare. Il nostro adattamento differisce principalmente nella scelta delle avventure, tradotte in scene concise e compatte, le quali, al fine di coinvolgere e attirare l’attenzione del pubblico più giovane, necessariamente devono essere ricche e vivaci. Abbiamo lavorato molto nell’approfondimento dei caratteri dei nostri personaggi i quali, da 140 anni a questa parte, sono sempre stati gli stessi. Mi sembra che loro stessi ne siano stanchi”, ha spiegato Pastorini. Sulla falsariga delle sue parole, la direttrice del Balletto fiumano, Maša Kolar, ha rilevato che sebbene lo stesso stia diventando il fulcro dell’arte danzatoria, il suo repertorio non offre spesso spettacoli per bambini. “Perciò abbiamo ritenuto propizia la decisione di scegliere di mettere in scena lo spettacolo di danza per bambini ‘Pinocchio’. Oggidì l’iconica storia ha trovato una nuova identità grazie alla fantastica coreografia e all’originale approccio al racconto del burattino desideroso di diventare un bambino vero del nostro ballerino Michele Pastorini. Invito tutti gli spettatori, dai più piccoli ai più grandi, a venire e imparare qualcosa di nuovo sul teatro, la danza, la trasformazione, la vita, le persone e su sé stessi”, ha puntualizzato.

Coreografia armonica e innovativa
Coreograficamente sia i passi a due che il lodevole lavoro dell’ensemble, armonici, leggeri, puliti e incisivi, sono tesi a valorizzare la duttilità, la bravura, la prepotente bellezza e la generosità dei giovani ballerini, sempre disponibili, al servizio del ruolo, tecnicamente ineccepibili, giustamente premiati a fine spettacolo da un lunghissimo applauso dall’incantato pubblico in sala. Con un’espressione artistica rispettosa delle linee e dei virtuosismi, indissolubilmente legata al mondo del balletto classico, ma imbevuta da una connotazione moderna, attuale e dinamica, Michele Pastorini si dimostra un artista innovativo, capace di vedere e andare oltre. Fra danza e musica, il suo coinvolgente (e travolgente) “Pinocchio” è tutto un campo di tensioni ed emozioni generative.

Siamo noi a scegliere
Sulla scia della narrazione collodiana, quella di Pastorini insegna che il suddetto percorso di crescita evolutiva, anche se doloroso e trapuntato di una giostra di imprevedibili e inaspettati momenti di varia natura, è inesorabile, per cui la trasgressione non assume soltanto una valenza negativa. La stessa rivela/balla pure di umiltà, di libertà, di coraggio, di debolezze e forza umane, di bugie e verità, di comprensione e accettazione, della necessità di attraversare e coltivare la disobbedienza al fine di diventare umani e autentici. Infatti, appena venuto al mondo Pinocchio, tramite il simbolo della pera da mangiare con buccia e torsolo, riceve la sua prima lezione di morale del risparmio relativa al fatto che il cibo, se non meritato, non può soddisfare se non l’apparenza del piacere.
Lungo il cammino, Pinocchio sperimenta tutto fino agli apparenti momenti di non ritorno quando, trasformato in ciuchino o ritornato di legno e ingoiato dalla balena, per l’ennesima volta intervengono la Fata Turchina e il Grillo, donandogli la possibilità di dare voce al libero arbitrio, che lui finalmente accoglie, salvando sé stesso e il babbo. L’elemento fantastico, nello spettacolo di Pastorini tradotto, oltre nei costumi, anche nelle originali musiche (classiche e moderne) realizzate da Marin Butorac, nelle luci di Kristian Baljarevski e nella penetrante voce di Aleksandar Cvjetković nel ruolo di narratore fuori campo, rende tutto più gentile e surreale, permettendo a chi lo segue di non spaventarsi anche se quel gatto e quella volpe ci ricordano tanto qualcuno che abbiamo incontrato, anche se dentro la pancia della balena abbiamo perso la speranza e, come Pinocchio, siamo rinati mille volte e abbiamo imparato a essere figli e uomini. In fondo, impegnandoci, siamo noi a scegliere la nostra storia e il suo finale.

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