Mº Branko Okmaca: «Ciò che è stato scritto rimane per sempre»

Chiacchierata con il compositore, dirigente e pedagogo musicale, per lunghi anni direttore dell'Orchestra di fiati cittadina e accompagnatore al pianoforte delle corali della SAC «Lino Mariani»

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Mº Branko Okmaca: «Ciò che è stato scritto rimane per sempre»
Foto: FREDY POROPAT

“La composizione musicale è un una vocazione, una passione, non un lavoro vero e proprio”. Parola di Branko Okmaca, noto e stimato compositore, dirigente e pedagogo musicale polese, che nell’ottobre scorso nel Teatro Popolare Istriano ha festeggiato il 60º compleanno con un memorabile concerto durante il quale rinomati musicisti e professori polesi, oltre agli ospiti di Zagabria e Lubiana hanno eseguito numerose sue composizioni. Okmaca ha ottenuto innumerevoli premi e onorificenze, tra i quali spiccano il premio discografico Porin, la Medaglia dell’Ordine della Danica croata con la figura di Marko Marulić per il contributo alla cultura, il premio Koncertna dvorana Vatroslav Lisinski nel 2006 e diversi altri al concorso del Sabor croato della cultura per le orchestre di fiati. Il Maestro è conosciuto innanzitutto per la sua modestia, il suo carattere discreto e riguardoso. Si è dimostrato disponibilissimo a concederci un’intervista legata a tutto ciò che concerne la composizione, le forme e i generi della musica colta, la direzione dei cori e delle orchestre, l’accompagnamento musicale, la musica classica vista dalla prospettiva dei giovani al giorno d’oggi e quant’altro.

Il suo percorso di vita è legato indissolubilmente alla musica…
“Sin dalla più tenera età avevo un buon orecchio musicale, che in seguito ho sviluppato con l’istruzione. I miei genitori si accorsero presto di questa mia dote, per cui acquistarono un pianoforte a mezza coda di seconda mano e all’età di 10 anni iniziai a seguire lezioni private di solfeggio e pianoforte presso la prof.ssa Danica Benčić. Per potermi iscrivere regolarmente alla Scuola di musica ‘Ivan Matetić Ronjgov’ di Pola, nei primi due anni alla fine dell’anno scolastico avevo l’obbligo di sostenere gli esami. Successivamente terminai la scuola media di pianoforte seguito dalla prof.ssa Karmen Kirac. Seguì un enorme passo nel mio sviluppo professionale con l’iscrizione all’Accademia di Musica di Zagabria – indirizzo teoria della musica, all’epoca in cui il numero di posti disponibili a questo corso era limitatissimo: infatti, i posti erano solamente quattro a livello di tutta la Jugoslavia. Se ricordo bene, all’esame di ammissione giunsi terzo in classifica. Nel ‘89 ottenni la laurea. Avevo completato il corso di composizione dal prof. Stanko Horvat e quello di direzione musicale dal prof. Vladimir Kranjčević. Già da studente ero molto interessato alla musica corale, acquisendo esperienze relative al canto, alla direzione e all’accompagnamento strumentale, nel Coro dell’Accademia di Musica nonché in quello misto ‘Ivan Goran Kovačić’. Conclusa l’Accademia ritornai a Pola dove trovai subito lavoro alla ‘Matetić Ronjgov’. Insegnavo le materie teoriche quali il solfeggio, l’armonia, la polifonia, le forme e i generi musicali, ecc”.

Lei è noto innanzitutto per aver diretto e/o collaborato con diverse formazioni, tra cori, orchestre e complessi di rilievo, sia professionali che amatoriali, tra cui anche la Società artistico culturale “Lino Mariani”…
“Dal 1992 al 1995 ho diretto il primo coro misto istriano ‘Matko Brajša Rašan’ con il quale ho avuto numerose esibizioni all’estero, nei Paesi Bassi, in Ucraina e in Italia. In seguito, per ben 24 anni, dal ‘98 al 2022, ho diretto l’Orchestra di fiati della Città di Pola. Alla ‘Mariani’ sono stato, per 16 anni, innanzitutto accompagnatore al pianoforte, prima di lasciare il posto al più giovane Sandro Vešligaj. Però anche lì dirigevo, proponendo musica corale di compositori illustri italiani quali Verdi, Puccini, Donizetti, Rossini…
A ogni modo, la collaborazione con la SAC è iniziata molto prima, già ai tempi della scuola media superiore, ossia negli anni Ottanta. Suonavo il pianoforte nell’allora orchestrina diretta dal maestro Egidio Perfetta, e il complesso contava alcuni violini, un violoncello, alcuni strumenti a fiato e appunto il pianoforte, mentre il repertorio comprendeva polke, mazurke, valzer, brani del periodo austroungarico…
Dal ‘95 al ‘97 ho diretto la prima Orchestra del Teatro Popolare Istriano, però si trattava di un progetto, ossia di un complesso composto da un’orchestra da camera formata da musicisti polesi che suonavano strumenti a plettro e a fiato. Per svolgere le prove ci riunivamo al Centro Rojc, in teatro, in Circolo, e nonostante tutte le difficoltà riuscimmo a esibirci a Pola e a Umago. Colgo l’occasione per puntualizzare che il problema principale che ci assilla praticamente da sempre è la mancanza di musicisti, sia a Pola che nel resto dell’Istria. Sia chiaro, ce ne sono e anche molto bravi, però il loro numero è troppo esiguo: si sente soprattutto la mancanza di violinisti e di suonatori di strumenti a plettro. In una città della grandezza di Pola è praticamente impossibile costituire un’Orchestra sinfonica, per non parlare di un’Opera, che per di più sono molto costose considerato l’elevato numero di professionisti che compongono questi grandi complessi”.

A proposito, sembra che al giorno d’oggi l’interesse dei giovani per la musica corale sia molto basso…
“Esatto. I giovani che decidono di cantare in un coro sono sempre più rari: mancano ‘voci’, soprattutto quelle maschili. Ciò si intuisce anche dai repertori scelti dai cori: concretamente, prevalgono i cover, ossia brani più moderni già conosciuti e/o riarrangiati, e sempre meno quelli, definiamoli, di ‘musica seria’. Purtroppo, in questo modo si sta perdendo la qualità: sempre più raramente si cantano i madrigali e i mottetti dei compositori rinascimentali, con i quali vengono curati gli stili vocali e si può imparare la cultura del canto, seguiti dai brani del classicimo e romanticismo e via dicendo. La voce è a tutti gli effetti come uno strumento, è necessario curarla cantando le composizioni adatte. E la voce non solo si sviluppa, bensì viene istruita grazie ai vari stili evolutisi nel corso della storia. Con la musica… d’intrattenimento ciò non è possibile”.

Preferisce dirigere un coro oppure un’orchestra?
“Sia l’uno che l’altro, in quanto entrambi hanno le proprie specificità, mentre la tecnica rimane praticamente la stessa. Fermo restando che l’orchestra è molto più impegnativa a partire dalla preparazione delle composizioni, considerato il grande numero di strumenti che le compongono. I cori invece sono a quattro voci, o meno”.

Quali caratteristiche deve avere un buon dirigente?
“A parte la tecnica, è necessario avere un vasto sapere musicale, il che vuol dire saper riconoscere le possibilità tecniche e sonore di ogni strumento. Poi, conoscere le caratteristiche della forma di ogni singolo brano, e infine avere una vasta conoscenza dell’armonia. A parte ciò, è di fondamentale importanza la comunicazione e la conoscenza delle peculiarità sociologiche dei musicisti. Superate queste specificità si acquisisce l’autorità e il carisma, che sono le doti principali di ogni buon direttore d’orchestra e di cori”.

Per lei la composizione è una professione oppure un hobby?
“Beh… (risata). Forse sarà un hobby, visto che di sola composizione non si vive, qui mi riferisco ovviamente al lato finanziario. Di conseguenza, la maggior parte dei compositori odierni si dedica di più alla pedagogia. D’altra parte forse ciò non è un peccato, in quanto il fatto di non dipendere da quest’attività dal punto di vista finanziario permette di approcciarsi alla composizione in maniera più sincera e rilassata. Ci si può dedicare in tutta tranquillità a questa passione”.

Ha scritto numerosissimi brani, tra cui musica da camera, quella per solisti, musica vocale e strumentale. Certamente non tutti sanno che ha scritto addirittura un’opera…
“S’intitola ‘Epulon kralj’ (Re Epulo), su libretto di Danijel Načinović, che ho terminato nel 2015 dopo cinque anni di lavoro. Comprende il preludio, tre atti e l’epilogo, mentre il tema è storico e racconta lo scontro tra gli Histri e i Romani. L’opera lirica rappresenta l’apice nella musica colta, in quanto è il genere musicale più ampio e complesso. Sinora purtroppo la mia non è stata rappresentata, però forse presto questo sarà possibile, ma si tratta di un lavoro a dir poco impegnativo. Non vorrei sbilanciarmi più di tanto, ma il mio desiderio è quello di allestirla nel Piccolo teatro romano di Pola, quale palcoscenico ideale per quest’opera”.

Si è cimentato anche nella musica sacra…
“Una parte del mio opus musicale è legato a questo genere, in particolar modo ho scritto musica corale legata a testi liturgici, alla letteratura standard e spirituale, poesie del succitato Danijel Načinović… Allo stesso tempo sono sempre più frequenti i concorsi a livello nazionale relativi alla composizione di brani sacri”.

Quali sono i stimoli che portano un compositore a scrivere dei brani musicali?
“Ce ne sono tre: il primo è legato ai concorsi indetti sia a livello nazionale che europeo, dei quali viene a conoscenza l’Associazione nazionale dei Compositori (HDS – Hrvatsko društvo skladatelja), di cui sono membro. Il secondo proviene dalla comunicazione diretta con i musicisti interessati alle mie composizioni, nel concreto su richiesta. Infine, c’è l’ispirazione spontanea che mi porta a comporre musica da camera, quella corale e brani strumentali più complessi. Nell’insieme penso di avere scritto un centinaio di composizioni, dalle miniature più semplici che durano uno o due minuti, per le quali servono da uno a 7 giorni di lavoro, alle forme più complesse che richiedono anche anni di lavoro”.

Nella ricchissima collezione di premi e riconoscimenti ricevuti quale sottolineerebbe come la più significativa?
“Forse la più significativa è la composizione ‘Inventio’, con la quale avevo partecipato al Concorso di Zagabria per una nuova composizione scritta per l’orchestra sinfonica. Oltre ad aver ottenuto il primo premio in denaro, era prevista anche l’esecuzione della composizione. Questa è stata eseguita dall’Orchestra sinfonica islandese a Reykjavik nel 2006 e successivamente in anteprima nazionale alla sala ‘Vatroslav Lisinski’ di Zagabria. Il brano è una monodia con l’imitazione che si sussegue attraverso diversi strumenti, come nella musica barocca. Ovviamente, ogni premio e riconoscimento è molto gradito, in quanto rappresenta uno stimolo. Compongo giornalmente, se non in forma scritta allora pensando, poi faccio degli abbozzi che si susseguono abbastanza velocemente, e infine mi servo dell’apposito programma sul computer per finalizzare la composizione”.

Guardando indietro, è soddisfatto della sua carriera musicale? Cos’è la musica per lei?
“Sono appagato di quanto fatto finora, a partire dal fatto che la maggior parte della mie composizioni più complesse vengono ancora eseguite sia in Croazia che all’estero. Inoltre, ho una buona comunicazione con i musicisti e, allo stesso tempo, il grosso delle mie composizioni, all’incirca un centinaio, sono state premiate.
Per quanto riguarda la musica, questa mi appaga maggiormente, in quanto ciò che è stato scritto rimane per sempre. Il compositore condivide con gli altri i suoi pensieri, i sentimenti e le emozioni, per cui di conseguenza nobilita il mondo. Per questo dico che la musica è una vocazione, non un lavoro”.

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