«MicroDANZE» con uno sguardo sull’attualità

Lo spettacolo è stato promosso dal MAECI e dal CCN Aterballetto, in collaborazione con l’IIC di Zagabria

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«MicroDANZE» con uno sguardo sull’attualità
Ivana Mastroviti e Albert Carol Perdiguer

La danza come strumento per veicolare un messaggio, per esprimere un concetto, per far riflettere attraverso i movimenti fluidi dei corpi dei ballerini e alla vicinanza con il pubblico. Questo il concetto che sta alla base dello spettacolo “MicroDANZE”, svoltosi lunedì sera presso il Centro di danza di Zagabria, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura nell’ambito della prima edizione di “Italia Danza”. Per l’occasione sono stati proposti quattro brevi lavori firmati da coreografi italiani e internazionali con l’idea di far scoprire, attraverso la danza, la creatività italiana contemporanea, sollecitando l’attenzione sulla capacità di creare nuovi linguaggi e un nuovo pubblico.

Il coreografo Phillipe Kratz

Ballerini e pubblico nello stesso spazio
Appena entrati in sala la barriera tra il pubblico e i danzatori viene a mancare, non c’è una platea, non ci sono delle poltrone, non esiste una divisione tra spettatori e artisti, ma tutti condividono lo stesso spazio.
La prima a esibirsi in “Eppur si muove” sulle note del secondo movimento (Allegretto) della Sinfonia n. 7 di Ludwig Van Beethoven è stata la ballerina Ariana Ganassi per la coreografia di Francesca Lattuada. Nella sua interpretazione la danzatrice si muove su un barile che funge da piedistallo, illuminata dai riflettori, mentre tutto il resto dell’ambiente è attorniato dall’oscurità. La ballerina si muove sinuosa avvolta da un costume leggiadro e raffinato firmato da Bruno Fatalot. La prima rappresentazione della performance ha avuto luogo nel 2021 all’Acropolis Museum di Atene.

Arianna Ganassi in “Eppur si muove”

Le diverse possibilità del corpo
“Near Life Experience”, estratto da “Creazione” del 2003 del coreografo Angelin Preljocaj sulle note di “Air” di Jean-Benoit Dunckel e Nicolas Godin ha rappresentato il secondo momento della serata. I due ballerini, Ivana Mastroviti e Albert Carol Perdiguer, danzano in un rettangolo ai limiti del quale si trova il pubblico e, nei loro i movimenti, i due ballerini sembrano quasi sfiorarlo. La coreografia vuole far percepire la ricerca delle diverse possibilità del corpo, è un tentativo di prelevare sé stessi dallo spazio e dal tempo. Anche questo estratto, come quello precedente, ha fatto il suo debutto nel 2021 ad Atene presso l’Acropolis Museum.
Nella serata di lunedì si è avuta la premiére di “An Echo, a Wave” del coreografo Philippe Kratz con i danzatori Federica Lamonaca e Giovanni Leone sulle musiche del sound designer Tommaso Michelini. Un’occasione importante per inviare un messaggio forte e per niente banale, legato all’attualità del Mediterraneo, ma non solo: “È una serata molto vicina al pubblico, in dialogo diretto con lui, si tratta di un’installazione di movimento, di danza che si svolge in un’atmosfera particolare in cui gli spettatori riescono a cambiare focus e in poco tempo hanno la visione di quattro esibizioni diverse – ci ha raccontato il coreografo Phillipe Kratz –. È un evento differente in cui si invita il pubblico a essere al centro dello spettacolo”.

Federica Lamonica e Giovanni Leone

Un lavoro veloce
Non è la prima volta che il coreografo Kratz soggiorna nella capitale croata: “Oggi è la prima assoluta del mio pezzo, che, assieme ai ballerini, abbiamo creato nel giro di sei giorni. È stato un lavoro veloce, grazie a degli interpreti molto sensibili e molto attenti a tutti i dettagli della creazione – ha spiegato il coreografo -. Per me si tratta di un’occasione molto particolare perché a maggio-giugno ho vissuto a Zagabria per sei settimane, dove ho creato un pezzo di 20 minuti per 5 elementi per il Teatro Nazionale Croato sotto la nuova direzione di Massimiliano Volpini, ed è stato molto bello poter ritornare a esibirmi oggi in questo Centro di danza con un altro mio lavoro”.
Il titolo del balletto richiama un significato molto profondo con allusioni a diverse realtà: “Il pezzo si chiama ‘An Echo, a Wave’ (Un’eco, un’onda) e fa riferimento al movimento del mare che si sente anche al suo interno. Parte tutto da lì, parla di incontri, di partenze, di conflitti, di speranza, quindi come ogni mare può significare diverse cose – ha precisato l’autore -. D’altra parte però ‘An Echo, a Wave’ si riferisce anche all’essere umano. “A wave” in inglese significa salutare con la mano, quindi c’è questo gioco di parole che da una parte potrebbe essere l’elemento che ci dà vita, d’altra parte potremmo essere proprio noi che ci muoviamo con gli stessi movimenti del mare”.

Problematiche attuali
Quando si parla di mare, in particolare del Mar Mediterraneo, non si può ignorare la tragica sorte di molti migranti che, nella speranza di raggiungere un futuro migliore, perdono la vita in balia delle onde: “Il concetto della mia creazione è partito da problematiche attuali, la prima di questo pezzo doveva essere al MED, Mediterranean Dialogues, una conferenza di tutti gli Stati confinanti del Mediterraneo che si doveva tenere a inizio novembre a Roma e che invece, per gli ultimi avvenimenti in Israele e Palestina, è stata disdetta, perciò questo pezzo è ancora più attuale. Il Mediterraneo ha vissuto grandissimi conflitti, questo lavoro parte da lì”, ha conluso Phillipe Kratz.
La serata si è conclusa con la coreografia di Diego Tortelli con la musica di Atom TM e Son Lux, intitolata “A Gig”, interpretata per la prima volta in novembre al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia. A eseguire il pezzo i danzatori Ana Patricia Alves Tavares e Nolan Millioud che si esibiscono su un tappeto usato come palcoscenico, circondati dagli spettatori.
L’appuntamento promosso dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Centro Coreografico Nazionale Aterballetto, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria ha rappresentato un modo diverso e insolito di promuovere la danza, ma anche la cultura italiana al di fuori dei confini nazionali del Bel Paese.

Ana Patricia Alves Tavares e Nolan Millioud

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