Marin Blažević: «Lo Zajc si distingue per la qualità»

Il sovrintendente del Teatro Nazionale Croato «Ivan de Zajc» di Fiume ha risposto alle critiche del PGS espresse sul modello di gestione dell'ente teatrale

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Marin Blažević: «Lo Zajc si distingue per la qualità»

Non si è fatta attendere la risposta del sovrintendente del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume, Marin Blažević, alle critiche espresse recentemente in sede di conferenza stampa dalla vicepresidente dell’Alleanza litoraneo-montana (PGS) e consigliere cittadino, Tea Mičić Badurina, sul modello di gestione adottato dalla direzione del Teatro fiumano, ritenuto irrazionale dal punto di vista dei finanziamenti e delle risorse umane. Affiancato dai suoi collaboratori, ossia dai direttori dei vari ensémble del Teatro, Giulio Settimo (Dramma Italiano), Renata Carola Gatica (Dramma Croato), Valentin Egel come direttore ospite principale, Maša Kolar (Balletto) e la direttrice amministrativa Martina Radelja, Blažević ha respinto punto per punto “le informazioni errate e le pure menzogne” – ha dichiarato senza mezzi termini – presentate da Mičić Badurina.

«Informazioni sbagliate»
Stando a Blažević, il modo in cui l’Alleanza litoraneo-montana (PGS) ha raccolto le informazioni sulle quali basa le sue critiche sarebbe illegale. “Dal momento che il Teatro fiumano è un ente pubblico e non un’impresa privata e dal momento che viviamo in una democrazia e non in un regime fascista, esiste un modello in base al quale vengono richieste le informazioni da un ente pubblico – ha esordito il sovrintendente -. Esiste la Legge sul diritto all’informazione, in base alla quale ogni cittadino può inviare una richiesta a un organo pubblico, il quale ha l’obbligo di esibire le informazioni richieste. La signora Tea Mičić Badurina è pure membro del Consiglio cittadino, per cui può accedere in maniera ancora più diretta alle informazioni che desidera ottenere. Invece di fare così, tramite un dipendente del Coro dell’Opera ha chiesto che le vengano riferiti particolari ‘piccanti’ sulle attività – a detta di Mičić Badurina – irrazionali e inspiegabili della direzione del Teatro al fine di poter sollevare la questione in sede del prossimo Consiglio cittadino. È incredibile che un consigliere cittadino agisca in questo modo per ottenere informazioni senza richiedere alcuna documentazione ufficiale, salvo quella disponibile pubblicamente sul sito del TNC, la quale viene a sua volta falsificata e manipolata”, ha sottolineato Blažević.

Il TNC non è finanziato soltanto dalla Città
Il sovrintendente ha innanzitutto voluto confutare l’affermazione secondo la quale il Teatro Nazionale Croato fiumano sarebbe finanziato esclusivamente dalla Città. Blažević ha definito erronea questa affermazione, meravigliandosi del fatto che un partito serio possa piazzare pubblicamente un’informazione completamente errata. Stando a Blažević, il Teatro fiumano attinge i suoi finanziamenti, oltre che dalla Città, da altre dieci fonti (tra cui anche l’Unione Italiana e il Consiglio nazionale per le minoranze della Repubblica di Croazia e l’Ufficio per le nazionalità del Governo sloveno, nda). Per quanto riguarda l’affermazione relativa alla gestione “irrazionale” del TNC, Blažević ha osservato che si tratta di una dichiarazione campata in aria, che non trova conferma nei dati. Il sovrintendente ha spiegato, infatti, che nel 2020, primo anno di pandemia, il Teatro aveva realizzato 2,7 milioni di kune di entrate in più rispetto alle spese, mentre nel 2021 è stato realizzato quasi un milione in più. In tal modo – ha puntualizzato – l’ente teatrale è riuscito a coprire autonomamente una parte del debito ereditato dai mandati di Nada Matošević Orešković e Oliver Frljić. Ha rimarcato, inoltre, che tutti i resoconti annuali e finanziari negli ultimi sei anni del mandato di Blažević sono stati approvati all’unanimità da tutte le istanze, così come il resoconto per il 2021, accolto all’unanimità dal Consiglio teatrale, dal Comitato per la cultura e quello per i finanziamenti. “Una delle ragioni è probabilmente il fatto che in due anni di pandemia abbiamo realizzato più di 3,5 milioni di entrate in più rispetto alle uscite”, ha puntualizzato il sovrintendente, aggiungendo che per quanto riguarda la qualità dei programmi del Teatro i vari premi, le critiche positive e le trasferte in Croazia e fuori dai suoi confini parlino chiaro.

A fianco di Milano, Parigi, Londra…
“Vorrei sottolineare, inoltre, che la maggiore associazione al mondo di teatri lirici e di balletto Opera Europe, che conta più di 200 membri, ha inserito il progetto del Teatro fiumano e del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor tra i quindici selezionati che concorrono per i fondi Next stage grant del valore di 250mila euro, collocando lo ‘Zajc’ tra istituzioni del calibro del Teatro alla Scala di Milano, dell’Opéra national di Parigi, del Finnish National Opera and Ballet, della Volksoper di Vienna, del Sadler’s Wells di Londra e via dicendo”, ha precisato, facendo riferimento pure all’affermazione secondo la quale la costumista Sandra Dekanić avrebbe ottenuto dal Teatro un onorario di ben 180mila kune, mentre al contempo la costumista “di casa” Manuela Paladin Šabanović avrebbe lavorato soltanto a due allestimenti in tutta la stagione 2020/2021. Anche questa è stata definita un’affermazione errata che non ha riscontro nella realtà. Medesimo commento anche per la somma di 100mila kune che sarebbe stata versata al soprano Maida Hundeling per le due repliche di “Tosca”. Blažević ha spiegato che il soprano ha cantato “Tosca” quattro volte, di cui una al Festival Summer Classics di Pola, dove a pagare il suo onorario sono stati il pubblico polese e la Città di Pola, e precisando che la somma versata a Maida Hundeling a titolo di onorario ammonta a 89mila kune. Facendo riferimento al commento di Tea Mičić Badurina, che ha suggerito che invece della costosa ospite del Teatro il ruolo di Tosca sarebbe potuto benissimo essere ricoperto dalla primadonna nazionale Kristina Kolar, Blažević ha spiegato che in quel periodo il soprano fiumano era già impegnato con altri ruoli, mentre proprio durante le repliche di “Tosca” si trovava in permesso malattia.

Crescita dell’amministrazione
Il sovrintendente ha fatto in seguito riferimento all’affermazione secondo la quale l’amministrazione del Teatro sarebbe cresciuta eccessivamente negli ultimi anni, spiegando invece che il numero dei dipendenti nel settore amministrativo si è mantenuto pressoché uguale dal 2016 fino ad oggi. Ha confutato pure la tesi secondo la quale a causa di questa crescita starebbe diminuendo l’interesse del pubblico per i programmi teatrali. Ha spiegato che dal 2016 fino ad oggi, i programmi del Teatro sono stati seguiti da un numero più o meno stabile di spettatori, che si attestava generalmente a 91-92mila persone. Ha anche precisato che nei primi tre mesi del 2021, quando le restrizioni antipandemiche vietavano che venissero occupati tutti i posti in sala, sono stati registrati circa 7mila spettatori, mentre nello stesso periodo di quest’anno questo numero ammonta a 14mila spettatori, nonostante la quinta ondata che ha costretto la direzione a cancellare a gennaio e a febbraio una serie di programmi.

Dichiarazioni infondate
Ha definito infondate anche le affermazioni secondo le quali il Dramma Croato conterebbe meno attori che prima e che dieci persone avrebbero lasciato l’Orchestra, costringendo la direzione a ripiegare sui dipendenti ora pensionati. Ha precisato che tra le dieci persone dell’Orchestra tre si ritireranno in pensione, due sono in permesso parto e due hanno richiesto di ritirarsi in aspettativa non retribuita perché si rifiutavano di rispettare le misure antipandemiche, ovvero di vaccinarsi e di sottoporsi al test, mentre per quanto riguarda i pensionati richiamati a suonare, ha spiegato che sono stati due gli ex dipendenti ingaggiati, nel momento in cui all’interno dell’Orchestra si erano verificati dei contagi ed era indispensabile trovare una soluzione immediata.

In conclusione ha precisato come le informazioni secondo le quali i rapporti interpersonali tra i dipendenti del Teatro sarebbero gravemente compromessi giungono proprio dal Coro, in cui nei due anni di pandemia c’è stato il maggior numero di persone che si rifiutavano di rispettare le misure antipandemiche e in cui, di conseguenza, c’è stato il maggior numero di contagi.

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