«Ma noi torneremo/Ma ćemo se vrnut» per ridere dei malanni della vita

Il brano di Laura Marchig ha riscosso un grande successo di pubblico alla Sala di lettura di Tersatto

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«Ma noi torneremo/Ma ćemo se vrnut» per ridere dei malanni della vita

Sono poche le situazioni ridicole lontane dalla quotidianità di quelli che le osservano ed è sicuramente questo il segreto dello spettacolo “Ma noi torneremo/Ma ćemo se vrnut”, scritto da Laura Marchig, che ha debuttato alla Sala di lettura di Tersatto con un grande interesse di pubblico, nonostante il numero ridotto di posti. La commedia musicale, come è stata definita dall’autrice, ha presentato uno spaccato di vita quotidiana di uno stabile in cui vivono sia fiumani di nazionalità italiana, che croati che parlano il dialetto ciacavo. Per poter comprendere appieno, dunque, questo progetto teatrale è necessario conoscere entrambi gli idiomi. Per quanto riguarda la realizzazione dello spettacolo, il movimento scenico è stato curato da Ivana Peranić, le musiche, eseguite dal vivo da Henry Radanović al basso elettrico e Tonči Grabušić alla batteria, sono di Darko Jurković Charlie, alla chitarra.

 

Un triangolo amoroso

Una fonte improsciugabile di battute e risate sono i dispetti e le situazioni amorose complicate, entrambi usati come perno sul quale costruire la trama dello spettacolo. A fare i dispetti è un micio nero, che non solo si nutre di ratti, ma spesso e volentieri ruba qualche bocconcino anche dalle tavole dei vicini di casa della padrona. Sarà il micio a fare da filo rosso tra tutti gli appartamenti interessati e nei quali vivono i personaggi di questa rappresentazione. Il tutto inizia quando lo scultore di Grisignana, Ferruccio (Mensur Puhovac) viene accusato dalla moglie Nori (Ana Blečić Jelenović) di essere un “cotoler”, ovvero di fare il cascamorto con le altre donne. Esilarante il battibecco bilingue nel quale Nori esige spiegazioni e Ferruccio cerca di ingraziarsi la moglie con scuse poco credibili e complimenti scontati. La teatralità dei gesti della moglie furiosa si addice alla scena, ma non mancano nemmeno nella vita reale, con piatti, vestiti e… cellulari che volano dalla finestra. La sfuriata viene accompagnata da simpatici brani musicali dal vivo nei quali i due coniugi raccontano la propria visione della situazione. La parte musicale, contrassegnata da musica tra il jazz e il rock, ha dato un tocco di dinamismo alla scena, peraltro abbastanza statica.

Elementi autobiografici

A fianco della coppia in crisi ci sono Fanni (Alida Delcaro) e Mariucci (Nevia Rigutto), due fiumane che vivono ciascuna nel proprio appartamento e che si rivedono dopo tanti anni dovuti all’assenza di Mariucci, in tournèe per il mondo. Anche in questo caso la ritrovata amicizia risveglia vecchi rancori a causa di un ballo di maturità durante il quale la prima sparisce con l’accompagnatore della seconda. Nonostante quasi quattro decenni di lontananza durante i quali Fanni ha fatto la ballerina e Mariucci ha cantato le voci d’accompagnamento a Tom Jones, agli ABBA e a Johnny Hallyday, Mariucci si sente ancora ferita dal comportamento dell’ex amica. Nel raccontare la vita e la carriera trascorsa all’estero, agli spettatori che conoscono le attrici, sembra di cogliere degli elementi autobiografici, seppure distorti. Mariucci dedica due belle canzoni al padre e alla figlia che non ha mai avuto, aggiungendo una nota di pathos alla commedia. A differenza del racconto musicale un po’ malinconico di Nevia Rigutto, Fanni racconta la sua vita in modo più menefreghista e scherzoso soffermandosi in particolar modo su una relazione con Sergio (impersonato da Silvano Bontempo), il quale si rifà vivo dopo molti anni per “incassare” una lunga sfilza di imprecazioni in fiumano, che, a parere di colei che scrive l’articolo, hanno rappresentato il momento più esilarante della serata. L’effetto comico deriva sicuramente dalle battute in dialetto, ma anche dall’espressione perplessa del povero Sergio, che cerca invano di farsi perdonare.

In primo piano le brillanti Alida Delcaro e Nevia Rigutto

L’attualità e la paura della solitudine

La commedia musicale, però, per quanto divertente, tocca un tasto dolente per tantissime persone, ovvero l’insicurezza dovuta alla pandemia e il nervosismo come conseguenza della chiusura in casa durante il lockdown. Se la quarantena ha creato screzi nella coppia sposata, la stessa chiusura ha acuito la sensazione di solitudine nelle due donne sole. Una volta riaperte le porte degli appartamenti del condominio di artisti, le persone si ritrovano e decidono, di comune accordo, di ripensare ai momenti belli dell’infanzia e della giovinezza, quando si stava bene insieme. Anche Nori e Ferruccio, che erano a un passo dall’andare dall’avvocato, si riappacificano e ammettono di avere sbagliato entrambi. Il messaggio dello spettacolo riguarda l’importanza della famiglia, dell’unità, di dimenticare i momenti brutti e ritrovarsi in ciò che unisce. Lo spettacolo verrà riproposto mercoledì 20 ottobre al Centro Gervais di Abbazia (ore 19).

L’inchino a fine serata

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