L’(in)sicurezza globale e i nuovi equilibri

Nella sezione periferica di Tersatto della Biblioteca civica di Fiume la docente Marta Zorko dell’Università di Zagabria ha tenuto una lezione di geopolitica

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L’(in)sicurezza globale e i nuovi equilibri
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Nella sezione periferica di Tersatto della Biblioteca civica di Fiume si è svolta una lezione con in veste di relatrice la prof.ssa Marta Zorko dell’Università di Zagabria, docente di geopolitica, la quale ha trattato la questione della sicurezza, o meglio la sua carenza o inesistenza nel mondo attuale. Come spiegato dalla relatrice, la sicurezza è oggigiorno ben diversa rispetto al passato, quando si parlava di sicurezza nazionale, con la difesa del territorio con l’utilizzo di svariati mezzi, chiamata “Hard Security”. Ora, invece, l’argomento ci tocca da vicino come individui: ci si chiede quanto ci sentiamo sicuri, o meno, nell’ambiente quotidiano e questo è diventato un tema di grande importanza.

Le minacce che non rispettano i confini
Partendo da quest’idea, la relatrice ha osservato che il mondo in cui viviamo non è più quello in cui la sicurezza nazionale aveva un ruolo predominante, bensì troviamo problemi e minacce di tipo globale, che non rispettano i confini. Questi problemi possono essere di tipo finanziario, sanitario, umanitario, per cui un Paese non può combatterlo da solo, ma è indispensabile una collaborazione internazionale.
La docente si è quindi soffermata sui meccanismi di difesa variabili, avendo ogni Paese il proprio interesse finanziario o di altro tipo, il che rende un ambiente insicuro in quanto non si dispone di un organismo di difesa internazionale per risolvere i problemi globali. Inoltre, la protezione dell’individuo viene meno nell’ambito nazionale poiché con la scusa dell’insicurezza si infrangono i diritti dell’uomo come la privacy. I Paesi, difatti, collaborano solo se sono costretti a farlo.

Le percezione dei problemi
L’esperta ha spiegato che ogni anno vengono raccolti dati relativi ai temi che preoccupano le persone, il che dimostra anche come i problemi percepiti variano. Nel 2021-2022 il primato l’avevano l’ambiente e le relazioni umane, il che non sorprende se si considera quanto la pandemia da Covid abbia cambiato il mondo. Nel 2019, invece, il problema delle relazioni umane non era percepito. I problemi si possono catalogare, ma è importante sapere che questi sono concatenati e non è possibile isolarli. Inoltre, c’è una grossa differenza tra i Paesi sviluppati e ciò crea un’enorme rivalità tra di loro. La relatrice ha parlato anche delle Nazioni Unite, stando alle quali nel 2023 la… staffetta del Paese più popoloso è passata dalla Cina all’India, con i conseguenti cambiamenti.
Infine, si è parlato delle teorie della fine di tutto: la fine dei confini, delle guerre, facendo pensare che la geopolitica sia finita, mentre invece non è così, come osservato da Zorko. In passato si teorizzava della multipolarità come sistema efficace, con tutti i Paesi che avrebbero potuto dire la loro. Osservando, però, il mondo oggi, si è capito che questo sistema non funziona, in quanto non si riesce più a capire da dove arriva la minaccia. Alcuni parlano di Guerra fredda 2.0 tra Cina e Stati Uniti, ma – ha puntualizzato Zorko – questa è una nozione sbagliata perché la Guerra fredda era in effetti una pace in cui si conoscevano bene le potenze in gioco e si giocava sul fatto che nessuno avrebbe lanciato l’atomica. Al giorno d’oggi, invece, sono emerse delle nuove potenze, oltre a quelle che vantano lo status di superpotenza. Ma non si può parlare più soltanto di nuovi Paesi, ma anche di celle terroristiche, multinazionali e addirittura di individui estremamente ricchi. Per un equilibrio ideale, ci dovrebbero essere Paesi nel ruolo di pacificatori, ma qui si sconfina nell’idealismo.
La serata si è conclusa con un’interessante conversazione tra i partecipanti.

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