La voce che rompe il silenzio degli oppressi

Nella Galleria Kortil di Fiume è allestita la mostra di Tanja Dabo, Letricija Linardić e Maja Rožman, che osserva la società da un’altra angolazione

0
La voce che rompe il silenzio degli oppressi
Scatti che riflettono la società odierna. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Arriva il secondo giorno per la mostra “Iz drugog kuta” (Da un’altra angolazione) inaugurata alla presenza delle artiste Tanja Dabo, Letricija Linardić e Maja Rožman con la presentazione delle rispettive opere. La serata alla Galleria Kortil di Fiume è stata all’insegna della sensibilizzazione e dell’ascolto delle problematiche del nostro tempo. Così hanno deciso di accoglierci le tre artiste portandoci nella loro pelle e in quella altrui, in cui ognuno può rispecchiarsi. Il titolo stesso della mostra spinge lo spettatore a incontrare e affrontare le situazioni problematiche di vecchia natura, messe però da parte, in un angolo della nostra società. Le tre artiste hanno, infatti, intrapreso questo percorso insieme, mettendo in gioco la loro percezione e le proprie fragilità. Pur avendo tutte e tre un percorso teorico simile, essendo tre esperte di arte grafica, occupandosi con i media contemporanei, ciascuna di esse ha espresso la propria idea in maniera diversa, trasmettendo con la loro voce e la loro presenza un’emozione unica e profonda.

Messaggi forti
L’evento ha avuto un riscontro toccante grazie alla performance di Tanja Dabo con la sua opera “Kolekcija za pamćenje” (Collezione da ricordare), ovvero una raccolta di frasi all’interno di due volumi rilegati a mano con xilografie e pagine dorate, racchiusi in due teche. I due libri possono essere, infatti, sfogliati solo dall’autrice stessa, come accaduto la sera dell’inaugurazione. La performance consisteva nella lettura silenziosa delle pagine da parte dei presenti mentre l’artista sfogliava e svelava il luogo e l’anno in cui le parole sono state pronunciate, frasi crude, cariche di odio e di violenza, fisica e verbale, per motivi etnici. Le citazioni derivano da persone che hanno subito la violenza, ne sono stati testimoni o dalle notizie che si possono leggere ogni giorno, dando una voce a chi non può più parlare o che non è mai stato ascoltato.

Soddisfare i criteri imposti
L’intimità dovuta alla lettura individuale e il silenzio del pubblico hanno creato un’atmosfera surreale di grande emozione, quest’ultima percepita anche nella voce dell’artista. Tema ricorrente di Tanja Dabo è quella dell’identità e di quanto si possa essere fuori posto anche nel luogo di appartenenza. Di fatti, nella mostra ha portato altre due opere coinvolgendo la città di Fiume, con il TNC “Ivan de Zajc” e ogni palazzo, su cui è stata gettata un’ombra di odio. Le due opere in questione sono prodotte dai media attuali, trattandosi di un filmato e di fotografie. L’opera che viene trattata nel video, “Visoki kriteriji” (Criteri alti), dalla durata di 6 minuti, mostra che per essere accettati all’interno di un gruppo, si devono soddisfare dei criteri rigidi, espressi in una rappresentazione dell’inno, in cui si deve intonare e cantare in modo preciso. Infatti, si notano le varie interruzioni, correzioni e le difficoltà di essere sé stessi quando si devono soddisfare dei criteri imposti dalla società.
L’ultima opera “Usputno zlo” (Il male casuale) è una raccolta di fotografie in cui troviamo dei simboli di odio all’interno della città e che ci portano a un’insofferenza e normalizzazione del male, arrivando a un’affermazione sempre più comune e presente. L’artista vuole portare un moto di denuncia e sensibilizzazione verso le persone e le istituzioni per poter fermare questo cammino verso il basso. È presente anche un ampliamento delle immagini attraverso la pagina web, il cui codice QR si trova a fianco all’opera.

Un approccio immersivo
Il punto di vista di Letricija Linardić è un approccio più concettuale e immersivo, come è possibile vedere nell’opera “Still standing”, in cui l’autrice crea un angolo composto da tre pannelli in cui, nell’ultimo in fondo, viene colpita dall’acqua, da minacce, offese, ricatti e pressioni di vario genere, mentre lei rimane calma, accettando la cultura dell’aggressione, come spesso accade nel quotidiano. In questo modo l’autrice vuole sensibilizzare il pubblico nella speranza di smuovere qualcosa.

La donna e i ricami
Infine Maja Rožman ci porta due opere molto significative, trattando della condizione della donna nella nostra vita contemporanea. Entrambe hanno un lavoro fisico dietro, documentato da videoregistrazioni e fotografie. L’artista tratta principalmente della condizione della donna nell’ambito artistico. Come detto dalla stessa artista, la donna è stata a lungo esclusa dalle arti e, ancora oggi, abbiamo una minoranza femminile nelle Accademie. Nell’opera “Kvadritriptih”, in continuo aggiornamento da quindici anni, vengono usate le tele per i ricami su cui sono state stampate frasi di autori famosi. Il gioco comprende l’utilizzo dell’unico mezzo artistico femminile del passato, il ricamo, accompagnato da frasi dettate da uomini. Nella registrazione a lato si vede infatti la realizzazione da parte di quattro donne, tra cui l’artista. La seconda opera, con un grande lavoro fisico dietro, come rivelato dall’autrice con una nota di emozione, è “Utisnuto/Upisano” (Intagliato/Iscritto). È una raccolta di foto messe in fila, in cui si intravedono delle parole. L’artista ha spiegato che si tratta della rappresentazione fisica di quello che accade a varie donne in ambito artistico. Le parole scelte da giovane o determinata, che potrebbero essere complimenti, hanno un significato ambiguo. Infatti, rivela che, in base al sesso a cui sono rivolte, queste parole appaiono come un complimento o come una critica. A riprova di questa dimostrazione, le parole che si intravedono sono state stampate sulla pelle con intagli in legno, attraverso un processo anche doloroso.
La mostra rimane aperta fino al 28 novembre prossimo.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display