La scrittura di Nelida Milani

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La scrittura di Nelida Milani

FIUME | Portare lo spettatore a scoprire la teatralità intrinseca e velata della scrittura di Nelida Milani. Uno stile letterario impregnato da tanta vita, che si sposa benissimo con la scena teatrale. È questa la sfida che il regista Mario Brandolin si è imposto nella realizzazione dello spettacolo intitolato “Miscellanea”, allestimento del Dramma Italiano del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume, basato sui testi della scrittrice connazionale, uno dei massimi letterati della nostra realtà comunitaria. Lo spettacolo, ultima produzione di questa stagione della compagnia di prosa in lingua italiana, ripercorre i temi cari all’autrice polese quali l’esodo, la tragedia silente dei rimasti, lo sradicamento fisico e psicologico delle persone travolte dalla storia, che trovano nella memoria e nella forza della quotidianità un’ancora a cui aggrapparsi.

In occasione della prossima messa in scena, – l’anteprima si svolgerà il prossimo 19 aprile, nel Salone delle Feste di Palazzo Modello, quale regalo del DI al proprio pubblico; la première avrà luogo invece a Parenzo, il 21 dello stesso mese –, abbiamo incontrato il regista per un’intervista. Si tratta della terza collaborazione di Mario Brandolin con il Dramma Italiano di Fiume, dopo “Sposite e te vederà” (1998), di Pippo Rotta, e “Le quinte della vita” (2016), di e con Rosanna Bubola.
“Quest’anno proponiamo ‘Miscellanea’ accompagnato da un sottotitolo esplicativo ‘Quattro racconti di Nelida Milani’ – ha esordito il regista –. Va detto che la scrittrice e linguista polese non ha mai scritto per il teatro, però ci sono diversi racconti nei quali troviamo dei dialoghi che si prestano perfettamente alla narrazione teatrale. È una scrittura molto viva e palpitante, che rispecchia molto bene l’umanità delle persone di cui Milani racconta le vicende. Allo stesso modo, è anche uno stile in cui l’autrice si prende delle libertà sintattiche, in cui adopera termini dialettali, e di conseguenza è una lingua estremamente vitale e a suo modo molto teatrale. Quello che ci sembrava di dover enucleare dalle tematiche di Nelida Milani, sono i ‘buchi neri’ che hanno caratterizzato la sua esistenza e influenzato la sua scrittura. Sono temi come il dopoguerra con i cambiamenti sociopolitici e culturali che hanno interessato la sua città, e quindi il problema d’identità messa sotto pressione dalla realtà degli avvenimenti. E poi il rapporto difficile con la propria madre. Sono temi che emergono tantissime volte nei suoi racconti e libri, e che abbiamo cercato di mantenere nei quattro racconti dello spettacolo”.

Di quali racconti si tratta?

“Sono quattro racconti con stili e ambientazioni psicologiche diverse. Quattro brevi atti unici. Si tratta de ‘L’incontro’, in cui due personaggi, un giovane e un anziano, intavolano un discorso e alla fine si scopre che tra i due c’è un legame molto forte. Segue ‘La madre’, una sorta di monologo interiore dov’è ricostruito il rapporto con una madre che in gioventù ha abbandonato la prole. Nel racconto emerge tutto quello che ha comportato la difficile crescita, da un punto di vista sentimentale affettivo, del personaggio femminile. Una figura dietro alla quale non è arduo intravedere la vicenda della stessa Milani. Poi c’è un altro racconto molto divertente dal titolo ‘Uno e trino’, ovvero la storia di tre donne che hanno lo stesso uomo. L’ultimo testo, un racconto altrettanto divertente, è ‘Vinicio’, che narra la storia di un giovane sposato la cui moglie non è gradita dalla madre”.

Quale sarà l’impostazione dello spettacolo?

“Non è una lettura scenica o un radiodramma. Non ci saranno leggii. È uno spettacolo vero e proprio, senza grandi scenografie. I quattro racconti sono caratterizzati da altrettante ambientazioni diverse. I diversi testi saranno uniti da un filo rosso, probabilmente un commento musicale, che segnerà il passaggio da un racconto all’altro. Quello che desidero dare allo spettacolo è un senso di festa, soprattutto per Nelida Milani”.

Oltre alla regia, Lei cura anche la trasposizione teatrale dei testi?

“Non è stato un grandissimo lavoro di drammaturgia, soprattutto perché i dialoghi c’erano già e li abbiamo mantenuti così com’erano. Ho scelto di tenere anche la figura del narratore, che in alcuni casi è anche uno dei personaggi. Cosa che mi ha permesso di evidenziare la bellezza della lingua, che emerge con le descrizioni”.

Perché Nelida Milani?

“Perché è una grandissima scrittrice. Con certezza la maggiore letterata della realtà comunitaria italiana, che in Italia, ahimé, non è abbastanza conosciuta. È una scrittrice che possiede una propria forza nei temi affrontati. C’è poi il discorso della scrittura, per cui abbiamo mantenuto intatte diverse parti di questi racconti, proprio per far sentire la bellezza e il suono dello stile e della lingua che Nelida Milani utilizza. In definitiva, la rappresentazione è intesa come un dovuto e sentito omaggio alla scrittrice. Allo stesso modo, è anche un invito a rileggere le sue opere”.

Lo spettacolo vede l’apporto diretto della scrittrice Milani?

“No, però ho avuto la sua approvazione nell’agire drammaturgicamente sui testi con la libertà più totale. L’unico apporto diretto di Nelida Milani risiede nei materiali, tra cui diverse interviste, che mi ha inviato”.

Chi vedremo in scena?

“Gli attori della compagnia di prosa in lingua italiana, Elvia e Bruno Nacinovich, Ivna Bruck, Toni Plešić e molto probabilmente Leonora Surian, affiancati dall’attore ospite della Contrada, Francesco Godina. Il lavoro sarà presentato in anteprima nella Comunità degli Italiani di Fiume, quale regalo del Dramma Italiano al proprio pubblico. La prima si svolgerà due giorni dopo a Parenzo. Le date della tournée istriana saranno definite in seguito e toccheranno con tutta probabilità, le città di Pola, Buie e Isola”.

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