La cultura fiumana tra cemento e champagne

Grazie alla pièce «Rijeka-Deluxe-Tower» di Ivana Peranić, presentata sul tetto del Centro commerciale Tower center, lo spettatore ha la possibilità di conoscere e notare il capoluogo quarnerino come è in realtà

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La cultura fiumana tra cemento e champagne
Branko Žak Valenta e Ivana Peranić. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

È iniziato il Festival “TranziT”, organizzato dal laboratorio creativo di teatro contemporaneo “Krila” con uno spettacolo di produzione fiumana degli autori Peranić/Valenta, che si è svolto sul tetto del Centro commerciale Tower center di Fiume e si intitola “Rijeka-Deluxe-Tower”. Come dice il titolo stesso, quello che viene promesso allo spettatore desideroso di contenuti culturali è una performance “deluxe”, di lusso, esclusiva, qualcosa che esula dalle esperienze offerte dalla “cultura di massa”.
Lo spettacolo, pensato e realizzato da Ivana Peranić, che sulla scena viene affiancata da Branko Žak Valenta, vede la collaborazione per quanto riguarda il trucco e le acconciature di Ksenija Nakić-Alfirević, peri costumi di Tajči Čekada e per la musica di Enver Krivac. Il tecnico è Lorin Zović.

Un teatro di stampo locale
Lo spettacolo di Ivana Peranić è sicuramente un’esperienza per pochi, non soltanto per l’approccio singolare che l’autrice mostra verso la cultura, ma anche per l’esiguo numero di biglietti messi a disposizione, in tutto una ventina. Lo spettacolo in sé può sembrare scarno. La coppia di artisti si muove nel vasto spazio del parcheggio vuoto e non ci sono altri elementi scenografici se non un cestino per l’immondizia e qualche sasso che si è staccato dai buchi nel cemento della pavimentazione. Lo spettatore, in compenso, ha la possibilità di conoscere e notare la Fiume come è in realtà: non una città di turisti dai numerosi contenuti, bensì una città industriale che non apprezza particolarmente la cultura. A sinistra degli spettatori c’è il Monte Maggiore, dietro al quale tramonta il sole nel corso dello spettacolo. Ma c’è anche il terminal dei container che non si ferma nemmeno un momento e dove le gru lavorano senza sosta per caricare o scaricare la merce dalle navi. A destra degli spettatori c’è la ferrovia, mentre a sorvolarli ci sono i gabbiani e i piccioni, abitanti autoctoni di ogni città portuale. Anche il Tower center non è certo un punto pittoresco di Fiume, né un luogo in cui la cultura è di casa, ma è stato comunque scelto dagli autori in quanto è il luogo ideale per trasmettere un importante messaggio.

L’amore nato sull’asfalto
La prima parte dello spettacolo è la parte che si potrebbe considerare “deluxe”, ovvero una sorta di danza labirintica che segue le linee dei posteggi. Prima Ivana Peranić abbraccia in senso metaforico lo spazio del parcheggio percorrendolo a passo di danza e alzando le mani quasi a voler inspirare a fondo l’atmosfera della serata. Poi compare pure il suo compagno, Žak Valenta, che esegue una danza parallela, prima di unirsi in senso metaforico, ma anche fisico a Peranić. I movimenti dei loro corpi sono eterei, si appoggiano ai pali della luce, alle ringhiere del parcheggio, accompagnano i muri e seguono la segnaletica stradale, ma anche la musica che giunge dagli altoparlanti, contaminata dai rumori della città e del traffico.

Una critica alla società
La seconda parte dello spettacolo è quella che mostra una città che, lungi dall’essere Capitale europea della cultura, è più vicina alla cultura orientale del turbofolk e alle mode di Tik-Tok. La Fiume che probabilmente è più vicina alla maggior parte dei cittadini e che di “deluxe” non ha proprio niente è quella della musica a palla, delle macchine troppo veloci e dal clacson “facile”, delle cartacce buttate dal finestrino e delle birre in lattina bevute all’aperto. La cultura che unisce buona parte dei cittadini di Fiume è, appunto, la mancanza di cultura. Peranić, in questo senso, ha colto nel segno e ha lanciato una critica sociale non solo ai suoi concittadini, ma anche alle autorità cittadine che continuano a finanziare e mantenere una produzione culturale di facciata, mentre chiudono gli occhi di fronte all’inciviltà che vi prolifera sotto.

Un brindisi al Dipartimento che non c’è
La coppia Peranić/Valenta si rivolge al pubblico in un quadretto simpatico dove fanno finta di essere in riva al mare, si tolgono le scarpe e le calze per mettere i piedi in acqua e brindare insieme. La donna estrae due calici (di plastica) dalla borsetta e una piccola bottiglia di spumante, che non ha nemmeno il tappo di sughero, bensì quello di metallo, che si avvita. Quindi anche in questo caso di lussuoso non c’è proprio niente. Parlando in dialetto ciacavo i due personaggi si siedono a terra e decidono di brindare, prima al pubblico, che li saluta con un applauso e poi alla cultura. A un certo punto vorrebbero brindare anche al Dipartimento per la Cultura della Città di Fiume, ma si ricordano che tale Dipartimento non esiste più, inghiottito da un groviglio amministrativo nel quale sono entrate le categorie più disparate. Nella delusione che ne segue, sputano lo spumante, lo versano per terra e si girano per continuare la performance nella parte più lontana del parcheggio.

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