«La battana» festeggia cinquantacinque anni

La rivista trimestrale di cultura dell’Edit venne fondata dai padri del giornalismo della CNI, Eros Sequi, Sergio Turconi e Lucifero Martini

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«La battana» festeggia cinquantacinque anni

Cinquantacinque anni fa i padri del giornalismo del dopoguerra della Comunità Nazionale Italiana, Eros Sequi, Sergio Turconi e Lucifero Martini, fondavano “La battana”, la rivista trimestrale di cultura pubblicata dall’Edit.
Nella premessa della neonata rivista i tre patriarchi scrivevano: “La speranza è che la nostra ‘Battana’ abbia lunga vita come quelle inaffondabili dei pescatori di qua e di là dell’Adriatico, pronte dopo le mareggiate a riprendere il mare con le indispensabili rabberciature. Perché il titolo è modesto quanto presuntuosa, forse, l’intenzione di chi la vara”. A distanza di mezzo secolo questa “Battana” il mare lo tiene bene e, come fa notare la caporedattrice in carica Corinna Gerbaz Giuliano “oggi diremo che il propositi dei padri fondatori si sono avverati e trovano di fatto riscontro nei cinquantacinque anni di pubblicazione ininterrotta”.
Poeti, intellettuali, filosofi, scrittori illustri diedero i loro contributi a questa rivista che continua a essere la punta di diamante dell’edificio culturale non solo della CNI, ma anche, in un confronto dialettico, ricettacolo di firme importanti della vicina Italia, dell’ex Jugoslavia, di Croazia e Slovenia.
I collaboratori tutti
A questo proposito in apertura, a cura di Martina Sanković Ivančić, sono pubblicati l’Indice cronologico e l’Indice degli autori che hanno collaborato con la rivista negli ultimi dieci anni. Un documento utile che dà una visione d’insieme della rivista come contenitore di produzione letteraria filosofia, saggistica di nomi significativa della nostra cultura.
Nella sezione Saggi, con “Il contributo di Mario Schiavato alla narrativa istro-quarnerina” Gianna Mazzieri-Sanković e Lora Stefanović trattano in maniera accurata le opere letterarie di Schiavato. Le autrici nell’introduzione fanno notare che la letteratura istro-quarnerina per contingenze storiche non è stata ancora inserita e catalogata, e quindi riconosciuta dalla letteratura italiana, affermando che l’attenzione della critica italiana dovrebbe volgersi alla “periferia”, agli autori fiumani e istriani, che si presentano come portatori di una produzione interessante interessanti in quanto contaminata dallo spirito di confine che la contraddistingue.
Dalle pagine di Mario Schiavato
“Romano Seligardi – fanno notare le autrici – si sofferma sulle pagine di Schiavato che lui ritiene pervase da tenero realismo. Nota che queste definiscono tutti gli elementi, gli odori, i ritratti, i panorami e altri aspetti esteriori, unendoli indissolubilmente ai pensieri e ai significati interiori di quello che considera il suo popolo, quello degli Esuli o dei Rimasti”.
Nel procedere con l’analisi della narrativa del Nostro Gianna Mazzieri-Sanković e Lora Stefanović sottolineano che se il primo Mario Schiavato esula da discorsi ideologici e permea la sua narrativa del vissuto, lo scrittore maturo decide di aprirsi al contesto storico-sociale raccontando sia le vicende degli esodati che dei rimasti. Secondo Irene Visintini, questo “pare esprimersi parallelamente all’acuirsi della responsabilità etica e amara dei personaggi di Schiavato, sempre più consapevoli della drammaticità della vita, del fluire degli anni privi di certezze sotto il peso dei ricordi deformati e di quotidiane illusioni”.
L’acuto realismo di Nelida Milani Kruljac
Nelida Milani Kruljac è presente nella sezione Letture con il racconto “Povere creature sono nate così”, nel quale, con schietto ed acuto realismo – che a volte si tinge quasi di comicità –, in maniera efficace e originale delinea la psicologia dei tanti e diversi personaggi che si muovono nel contesto polesano del dopoguerra, con tutti gli annessi e connessi della vita, procedendo quindi fino agli anni ’60, ’70 e oltre. La “pulsante” narrativa viene rese più sapida anche per l’uso occasionale della parlata dialettale istro-veneta, di espressioni croate tipiche, che nella produzione di Milani Kruljac sono una costante.
Il numero si chiude con la recensione di Enzo Santese “Il romanzo di Giorgio Rosso Cicogna, disegno di un’avventura esistenziale con centro focale Trieste”.
In copertina e all’interno della rivista figurano le suggestive fotografie di Viviana Perić, insegnante consulente di CFS e appassionata di arte e cultura, che ha ripreso gli aspetti più caratteristici dei bellissimi Palazzi fiumani: ringhiere, scalinate vertiginose, dettagli artistici, portoni, decorazioni e quant’altro.

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