INTERVISTA Leonora Surian. Una vita dietro e davanti le quinte

È in programma questa sera (sabato, 16 settembre) alle ore 20 al TNC «Ivan de Zajc» di Fiume lo spettacolo musicale «A ritmo di Broadway» che racconta la carriera teatrale della primattrice del Teatro fiumano

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INTERVISTA Leonora Surian. Una vita dietro e davanti le quinte
Foto: IVOR HRELJANOVIC

È in programma questa sera “A ritmo di Broadway”, di Igor Weidlich e Giuseppe Nicodemo, con la regia di Tihana Strmečki. Lo spettacolo musicale, che andrà in scena alle ore 20 al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, racconta con diciotto brani e altrettanti ruoli la carriera teatrale della primattrice del Teatro fiumano, Leonora Surian Popov. Ci siamo rivolti all’artista connazionale per chiederle di riassumere, se possibile, questi vent’anni di carriera e di ricordare i momenti più salienti dei numerosi progetti allo Zajc.

Come è iniziata la sua carriera e com’è nato l’amore per la musica e per il teatro?
“Intanto già il fatto che siano passati vent’anni non mi sembra vero! Mi sento ancora una ragazzina appena arrivata in questo teatro, però i documenti scritti dicono che sono vent’anni e dunque dobbiamo prestar loro fede. Per quanto riguarda gli inizi di questa passione, nella mia famiglia il teatro, il canto, la recitazione, la musica, la pittura sono sempre stati molto presenti. I miei genitori la mattina non compravano mai il giornale e non si bevevano il caffè. Era sempre un caos in casa, però era un caos creativo e io sono cresciuta in questo ambiente, sia dietro le quinte, che nei corridoi durante gli spettacoli ad annoiarmi. A volte, infatti, gli spettacoli erano noiosissimi (ride). Spesso altri cantanti mi intrattenevano mentre mio padre si esibiva e non c’era nessuno che potesse dare un’occhiata a noi bambini. All’epoca anche mia madre era impegnata con l’Accademia. Quindi posso dire di essere cresciuta dietro le quinte e davanti alle quinte. Ho avuto un periodo quando dovevo andare all’università e quando mi sono detta: ‘No, io questo lavoro non lo farò mai. Stare sulla scena a cantare e recitare mi fa schifo. Assolutamente no!’ Nonostante questi miei solidi propositi, mi iscrissi al DAMS (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, nda) a Bologna, ma contemporaneamente vidi pure il concorso per la Scuola di Teatro Colli, un corso biennale e decisi di tentare anche lì, ma senza dirlo a nessuno per una questione di orgoglio. Parallelamente al DAMS, dunque, ho terminato anche questo corso di studi e verso la fine del secondo anno l’ho detto ai miei”.

Al momento dell’iscrizione all’università, cosa voleva fare nella vita?
“In realtà non saprei. Col cuore evidentemente ero sempre in scena, però non volevo esprimere questo desiderio. L’economia non faceva per me, mi interessavano la psicologia e l’archeologia, però poi mi sono detta di andare al DAMS perché comunque era una facoltà vicina al mio mondo. Alla fine della Scuola di Teatro dissi ai miei genitori di venire al mio saggio di fine anno e questo sancì la mia decisione di intraprendere questa strada. Poi mi iscrissi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma, dove conseguii il diploma in recitazione”.

In quale fase della sua vita ha iniziato a cantare?
“Anche questo amore è nato col tempo. All’inizio avevo in mente di fare l’attrice, non la cantante. Nonostante ciò, il canto mi accompagna tutta la vita, anche se all’inizio non mi rendevo neanche conto di saper cantare bene. Sì, canticchiavo per il piacere di farlo, però non ero cosciente di quanto il mio canto fosse diverso da quello delle altre persone che intonano ‘Tanti auguri’ o altre canzoni che si cantano in pubblico. Quindi non avevo la coscienza di questo mio talento, ma già all’accademia quando c’erano dei saggi mi facevano cantare perché la mia interpretazione era forse un po’ più impostata, più curata. Quando sono venuta a Fiume anche qui è stato notato questo talento, mentre io ho iniziato a scoprirmi e a sviluppare una coscienza delle mie abilità. Crescendo in un ambiente teatrale e sentendo la tecnica vocale si impara anche ascoltando. Infatti, Edita Karađole, che è stata la mia mentore, un giorno mi disse: ‘Devi sempre guardare le prove, ma sempre! Perché guardando le prove vedi le cose buone, le cose che devi fare, ma anche quelle che non devi fare in scena’. Anche guardando impari passivamente alcune tecniche. Da qui sono iniziati progetti più impegnativi come ‘Filumena Marturano’, il musical ‘Jalta, Jalta’ e tanti altri”.

Quindi dopo la laurea il primo impiego è stato allo “Zajc”?
“Praticamente sì. Avevo altri progetti, però la vita mi ha portato in un’altra direzione. Ero venuta allo ‘Zajc’ per fare ‘Filumena Marturano’ e da lì mi hanno subito offerto l’Ofelia in ‘Amleto’, seguita da Nina in ‘Gabbiano’, Margaret ne ‘La gatta sul tetto che scotta’, il ruolo della sposa ne ‘Le nozze di sangue’, Norma Desmond in ‘Sunset Boulevard’ e altri. Sono tutti ruoli che un attore appena uscito dall’accademia sogna di fare. Gli inizi, dunque, sono stati molto belli, anche perché Edita Karađole mi ha seguita dal buon inizio e le sono molto legata, come pure al suo defunto marito, Nenad Šegvić. Sono entrambi stati dei punti forti per me e mi hanno aiutato molto. Come giovane attrice posso dire di essere riuscita a realizzarmi in tutti questi bellissimi ruoli e non ho sentito il bisogno di andare a cercare oltre. Ho iniziato la mia carriera al Dramma Croato e poi sono passata al Dramma Italiano. Credo che il mio primo ruolo nel Dramma Italiano sia stato quello di Fiorinetta in ‘La Vaccaria’ di Ruzzante, con la regia di G. De Bosio, nel 2004, ma il passaggio ufficiale è avvenuto dopo. In questi vent’anni di carriera ho fatto il giro di tutti gli ensemble dello Zajc, mi manca solo il Balletto (ride). Probabilmente nel 2011 con ‘Camere da letto’ di Paola Galassi è stato il mio primo progetto ufficiale nel Dramma Italiano”.

C’è un ruolo che l’ha segnata?
“I ruoli sono tanti, ma certe volte non è solo il ruolo a rendere bello un progetto, ma anche la regia e il regista. Ci sono stati tanti ruoli che per me hanno rappresentato delle piccole svolte nella vita. Sicuramente uno dei momenti che più mi hanno segnata è stato rimanere a Fiume. L’‘Amleto’ di Krešo Dolenčić è stato per me un momento molto importante, perché mi ha permesso di vedere e prendere coscienza di cosa ero capace di fare. In ‘Jalta, Jalta’ mi sono riscoperta in un altro tipo di ruolo ed essendo venuta dall’Italia dopo molti anni di studio lì, non mi rendevo conto dell’importanza di questo musical e dell’ultima canzone ‘Neka cijeli ovaj svijet’ e di tutte le connotazioni che aveva, del peso connesso a chi l’aveva cantata prima di me.
Ho affrontato il ruolo di Nina Filipovna con molta leggerezza e senza tanto stress, però mi ricordo che alla prima, quando ho visto che tutta la gente iniziava a cantare e che alcuni piangevano mi sono resa conto dell’importanza di questo ruolo. Per fortuna questa consapevolezza è arrivata in quel momento e non prima, perché sennò la paura avrebbe preso il sopravvento. Il feedback positivo che mi è giunto dopo questa interpretazione mi ha lasciato senza parole e per questa interpretazione ho avuto la prima nomination al premio per il Teatro croato. Un altro spettacolo che io adoro, di Damir Zlatar Frey, è ‘Nozze di sangue’ (Krvavi svatovi) perché è uno spettacolo senza parole. Si tratta di uno spettacolo bellissimo che mi ha fatto scoprire la magia del teatro muto. Frey è riuscito a raccontare tutta la storia delle nozze di sangue di García Lorca con tanta musica e senza neanche una parola. Ho fatto anche altri spettacoli con lui, ho avuto il ruolo di Erodiade in ‘Salomè’ di Oscar Wilde, ma questo è stato un progetto realizzato fuori dallo ‘Zajc’. In ogni caso mi piace molto la sua estetica.
Lo spettacolo ‘Camere da letto’ di Paola Galassi è stato importante perché è una commedia e fino ad allora avevo sempre pensato di non essere una persona comica. Lì mi sono riscoperta come attrice che può giocare anche sul comico. Il ruolo più recente e forse anche più maturo è quello di Norma Desmond in ‘Sunset Boulevard’, che ho sentito molto vicino anche se forse in quanto età non sono tanto vicina al personaggio, che è molto drammatico. La musica era bellissima e mi piace da morire, come anche la regia e il cast. In quel progetto potrei dire che tutti i tasselli si sono incastrati alla perfezione. Ovviamente anche altri ruoli sono stati importanti, come ad esempio quelli in ‘Fiori d’acciaio’, ‘Evita’ o ‘Baciami Cate’”.

Com’è stato seguire le impronte di suo padre?
“All’inizio il fatto di venire da una famiglia che si occupa di arte aveva creato dei problemi sia a me che a mio fratello (Stefano Surian, nda). A volte la gente giudica male le persone che sono figli di personaggi già affermati. Io dico, invece, che noi dobbiamo impegnarci il doppio per dimostrare che i nostri meriti sono autentici e guadagnati e non la conseguenza di questo legame di sangue. Non sarei rimasta vent’anni sulla scena se fossi rimasta all’ombra dei miei genitori e credo che la stessa cosa valga per mio fratello. La cosa che però mi fa piacere è che fino a dieci anni fa mi veniva detto spesso: ‘Tu sei la figlia di Surian’, invece adesso succede spesso che incontrando mio padre gli dicano: ‘Lei è il padre di Leonora’. I ruoli si sono invertiti e finalmente posso dire di avere il mio posto. Tutto sommato, credo che essere ‘figli di…’ chiuda molte più porte di quante ne apra”.

Pensa che le sue figlie seguiranno la sua strada?
“La più piccola adesso sarà nell’opera ‘Anna Bolena’ con me e anche ne ‘A ritmo di Broadway’ saranno mie ospiti. Ovviamente ogni genitore vuole il meglio per i suoi figli e anch’io cerco di trasmettere quello che conosco meglio, il mio mondo. Mio marito è musicista e credo che anche alle bambine il nostro mondo piaccia. È inevitabile che seguano tutti i nostri spettacoli e concerti, non solo i miei e di mio marito, ma anche degli zii e del nonno”.

Cosa possiamo aspettarci da “A ritmo di Broadway”?
“Lo spettacolo non è propriamente un musical, ma è comunque una messinscena incentrata sulla musica. È un concerto, ma forse definirlo solo concerto sarebbe riduttivo. È la storia della mia vita attraverso 18 ruoli femminili che per me hanno significato molto e attraverso i quali racconto i miei due decenni di vita sulla scena. Ovviamente si fa riferimento anche alla vita familiare. Questa idea è nata dopo lo spettacolo ‘Baciami Cate’, quando la regista Tihana Strmečki è venuta con l’idea di fare questo concerto in stile Broadway. Sono molto grata al direttore e al sovrintendente per aver sostenuto questa iniziativa e avermi dato questa opportunità. In conclusione vorrei dire che lo spettacolo ‘A ritmo di Broadway’ non è un traguardo, è soltanto una tappa della mia carriera, per cui mi aspetto ancora tanti progetti interessanti e importanti in futuro”.

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