Il viaggio europeo di Franz Liszt

Nella Sala dei marmi del Palazzo del governo di Fiume si è esibito lo straordinario pianista italiano Giovanni Bellucci proponendo un esigente programma composto di brani del virtuoso ungherese

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Il viaggio europeo di Franz Liszt
Il virtuoso Giovanni Bellucci. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

La tavola rotonda “Mai più confini”, tenutasi alla Comunità degli Italiani di Fiume, si è conclusa con un graditissimo concerto nella Sala dei marmi del Museo di Marineria e di Storia del Litorale croato che ha visto in veste di protagonista l’illustre pianista italiano Giovanni Bellucci, il quale ha proposto un programma intitolato “L’Europa di Franz Liszt – I viaggi di Liszt, tra Mito e Leggenda, tra Nostalgia e Ricordo, tra Amore e Morte”.

Come spiegato da Rosanna Turcinovich Giuricin, già giornalista e redattrice della “Voce del popolo” e scrittrice, il concerto di Bellucci ha “coronato una giornata di festa e di amicizia”. Il maestro ha scelto queste musiche – ha proseguito – perché Liszt è stato il musicista che più degli altri ha girato l’Europa. “Il maestro Bellucci viene sempre volentieri a Fiume e ci dona momenti di puro piacere e di musica incredibile – ha sottolineato Turcinovich Giuricin –. È un personaggio che ha dato tanto alla musica e che continua ancora a farlo”, ha concluso.

La personalità del genio ungherese
Il concerto è stato dunque incentrato esclusivamente sulle musiche di Franz Liszt (1811-1886), un compositore straordinariamente prolifico e complesso, le cui opere pianistiche sono un sinonimo di virtuosismo e rappresentano un banco di prova per ogni pianista. Come spiegato da Bellucci, i brani che ha inserito nel programma mostrano le contraddizioni della personalità multiforme del grande musicista ungherese.
Il primo brano in programma è stata la Fantasia e Fuga sul nome B-A-C-H, che Bellucci – il quale ha arricchito la serata con interessanti approfondimenti legati a ciascuna composizione in scaletta – ha introdotto rilevando come Liszt fu interessato alla musica del passato e della sua epoca, come pure alla letteratura, ma anche a tutti i fenomeni e alle vicende che lo circondavano nel suo burrascoso percorso di vita. “Fu interessato a J.S. Bach, al melodramma wagneriano, alla figura mitologica di Shakespeare, ma altrettanto alla musica gitana del suo Paese natale – ha spiegato Bellucci –. Instancabile, tradusse anche Dante. Fu totalmente apolide, nato in terra ungherese, ma non ne conosceva la lingua. Parlava invece il tedesco. Nella sua opera voleva dare voce a tutte le istanze che ritrovava sul suo cammino”.

Una tecnica impeccabile
Nell’esecuzione della Fantasia e Fuga sul nome B-A-C-H, l’opera composta nel 1855 per l’organo e rielaborata nel 1870, in cui Liszt ha dimostrato la sua ammirazione verso uno dei massimi compositori nella storia della musica, Giovanni Bellucci ha sciorinato una tecnica impeccabile, interpretando i brillanti e difficilissimi passaggi con straordinaria disinvoltura e scioltezza, un ineccepibile controllo della dinamica e un tocco capace di produrre il più dolce pianissimo e il più tonante fortissimo. Oltre che sul virtuosismo e sulla sensibilità artistica, il pianismo di Bellucci poggia pure su una vasta conoscenza storica e teorica della musica di Liszt, il che gli permette di mettere in risalto ogni particolare e sfaccettatura delle complesse composizioni del genio ungherese. Nel secondo brano, “Leggenda n. 2: San Francesco di Paola che cammina sulle acque”, composto nel 1863, Liszt ha evocato – come spiegato da Bellucci – gli effetti dell’acqua e il moto delle onde su un tema gregoriano. Ha fatto seguito la composizione Fantasia quasi Sonata: “Après une lecture de Dante” (dal ciclo “Années de pèlerinage, Deuxième année, Italie”), risalente al 1837, in cui Liszt espresse le sue impressioni dopo una lettura dantesca, come riporta il titolo stesso della composizione. Come spiegato da Bellucci, la parte centrale del brano è un idillio tra i due tragici amanti Paolo e Francesca, che in seguito si traduce nella loro caduta nell’inferno.

Un linguaggio d’avanguardia
“Liszt era particolarmente attratto dal creare un linguaggio musicale che unisse la musica medievale e un’espressione musicale all’avanguardia – ha rilevato –. Liszt costruisce la sua Fantasia ricordando l’impressionismo di Debussy ante litteram, ovvero creando un’atmosfera medievale utilizzando le armonie del XX secolo”.
Nella seconda parte del concerto, Bellucci ha proposto il brano “Le mal du pays – Nostalgia del Paese natale” (tratto dal ciclo “Années de pèlerinage, Première année, Suisse” del 1855), il quale, come ha osservato, mescola delle sensazioni che nascono in maniera irrazionale. Sul successivo brano in programma, la Rapsodia ungherese n. 12, scritta tra il 1850 e il 1859, il pianista ha spiegato che questa venne composta in omaggio al popolo ungherese. Il brano, però, attirò le ire degli ungheresi perché Liszt incluse nel popolo ungherese anche la popolazione rom, essendo le sue rapsodie basate sulla musica gitana. Hanno fatto seguito le composizioni “Isoldens Liebestod – Morte d’amore di Isotta (trascrizione tratta dal dramma musicale “Tristano e Isotta” di Richard Wagner), composta nel 1867 e la celeberrima Liebestraum – Sogno d’amore: Notturno n.3 del 1850. La parte ufficiale del concerto si è conclusa con la Parafrasi sulla Marcia nuziale tratta dalle musiche di scena per il “Midsummer night’s dream” di Felix Bartholdy-Mendelssohn, un altro brano popolarissimo nel quale, ha spiegato Bellucci, Liszt ha messo in risalto gli elementi giocosi della composizione.
Pubblico entusiasta, al che il pianista ha proposto un altro brano del grande ungherese, ovvero la Parafrasi di Rigoletto.

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