Il Museo del siluro cerca casa

I rappresentanti del PGS sulla sorte dei siluri e altri oggetti esposti nell’ex magazzino ferroviario in piazza Žabica, che dovrà essere sgomberato

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Il Museo del siluro cerca casa
Ervin Dubrović, Nasrin Štrljić, Goran Pernjek e Nikola Ivaniš. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Nella sede del Partito litoraneo-montano (PGS) si è svolta ieri una conferenza stampa dedicata al Museo del siluro e alla sua futura sorte in seguito allo smantellamento degli ex-magazzini ferroviari nei pressi di piazza Žabica che a breve verranno completamente bonificati per dare spazio alla futura autostazione. I depositi e gli edifici che si trovano in quel rione sono un simbolo del passato di Fiume e si sono rivelati sede ideale per ospitare la mostra permanente “Primi al mondo” legata ai siluri prodotti dall’ex silurificio e dalla fabbrica Torpedo, ma l’allestimento verrà sfrattato a fine anno. L’incontro con la stampa è stato indetto per sensibilizzare l’opinione pubblica e indurre le autorità a prendere una posizione a riguardo, garantendo uno spazio adeguato al museo nel minor tempo possibile.

“Vogliamo trattare un tema non facile e ci piacerebbe dirvi che le cose si siano risolte, ma non è così – ha esordito Nasrin Štrljić, presidente del PGS di Fiume –. Sono contenta che assieme a noi ci siano anche due figure del mondo della cultura, che non fanno parte del nostro partito, l’ex-direttore del Museo civico fiumano, Ervin Dubrović, e Goran Pernjek del Museo del siluro. Oggi la loro presenza si rivela necessaria per far capire che l’esposizione non tratta la fabbricazione di armi, ma evidenzia che nel corso dell’800 Fiume era una città all’avanguardia dal punto di vista industriale e tecnologico”.

Memoria storica
Ervin Dubrović ha voluto sottolineare l’importanza del Museo per Fiume, che si pone come base della memoria storica locale: “Dobbiamo evidenziare che a Fiume siamo stati i primi a inventare il siluro, una scoperta rivoluzionaria all’epoca, che collocava la nostra città tra le più tecnologicamente avanzate in tutto il mondo. La tecnologia e l’industria rappresentano i simboli della nostra memoria e della nostra storia ed è proprio sui simboli che si instaura la base sulla quale costruire il futuro”.
Nel corso della storia ci sono stati dei momenti buoni e altri meno favorevoli, nei quali non si è stati in grado di salvaguardare il proprio patrimonio. “Purtroppo molte risorse legate alla fabbrica Torpedo sono finite a Spalato e lì sono in mostra nel Museo ad esso dedicato; nel corso del tempo la nostra città non è stata in grado di evitare questo passaggio e al nostro Museo sono serviti anni per recuperare solo parte dell’esposizione e degli esemplari oggi presenti – spiega Dubrović – e ora, dopo tanto lavoro, ci ritroviamo senza uno spazio adeguato in cui allestire il Museo. Necessitiamo di un luogo sui 2mila metri quadrati, nel centro città che sia facilmente raggiungibile da tutti; senza prendere in considerazione che a ogni trasloco c’è il rischio che qualcosa venga rotto o danneggiato. La speranza era quella che la nostra istituzione potesse entrare a far parte dell’agglomerato degli ex-magazzini ferroviari che si sta bonificando”.

Le tappe salienti
Goran Pernjek, esperto della storia della fabbrica Torpedo, ha ripercorso alcune tappe salienti dell’organizzazione del Museo e delle difficoltà nel reperimento degli oggetti esposti. “La prima mostra dedicata alla Torpedo risale al 2010 e già allora la nostra collezione comprendeva pezzi unici e originali, molti dei quali sono stati ritrovati in mare. Questa, in un primo momento, fu allestita nel Museo civico di Fiume, ma molto presto lo spazio non fu più sufficiente – ha spiegato Pernjek -. Il pezzo più importante lo abbiamo acquistato da un collezionista privato norvegese, pagandolo 50mila euro: il siluro risale alla Seconda guerra mondiale e abbiamo la documentazione storica che attesta che proprio questo ordigno all’epoca salvò il governo della Norvegia, permettendo al re e alla regina di mettersi in salvo e così far sopravvivere la monarchia”.
Ma non si tratta solo di storia. L’esposizione è importante anche per quanto concerne l’addestramento militare, in quanto molti dei reperti esposti sono stati ritrovati nei magazzini e negli archivi del Ministero della Difesa, con il supporto del Ministero degli Affari interni e del Museo civico di Fiume. “Nella nostra esposizione sono presenti pezzi unici al mondo, alcune armi sono interessanti a livello militare, basti pensare che gli eserciti degli USA, del Regno Unito, del Cile, del Brasile sono stati attirati dalla nostra collezione e dalla documentazione in nostro possesso. Inoltre, bisogna ricordare che l’Accademia di Polizia svolge parte dell’addestramento al Museo del siluro, perché questo rappresenta un’istituzione importante a livello accademico e difensivo”.
La mostra permanente è visitata ogni anno da scolaresche e da gruppi che accorrono dall’Italia, dalla Germania e soprattutto dall’Ungheria per ammirare esemplari unici che tutto il mondo invidia alla città di Fiume. Alcuni dei siluri esposti sono stati ritrovati in mare da sommozzatori esperti che hanno messo in pericolo la loro vita nelle operazioni di recupero, facendo attenzione a non attivarli. Tali armi una volta ripulite, nonostante fossero state abbandonate per decenni in balia delle correnti nelle profondità marine, sono apparse in ottimo stato e completamente intatte. Tutta la fatica per i preziosi ritrovamenti a oggi risulta vana in quanto gli oggetti rinvenuti rischiano di finire nell’anonimato.

Le possibili soluzioni
La Città di Fiume ha proposto come possibile sede per il Museo del siluro il complesso del Metropolis, luogo fuori mano e non accessibile almeno fino al 2027. “A noi serve uno spazio adeguatamente ampio da poter esporre missili, trattori e camion che fanno parte del nostro fondo museale e che sia facilmente raggiungibile dai cittadini e dai turisti – ha puntualizzato Pernjak -. Suggerire il Metropolis come sede del Museo è un vero fallimento, che dimostra il disinteresse dell’amministrazione cittadina per un bene che tutto il mondo ci invidia. A mio avviso dei luoghi appropriati per la nostra sede potrebbero essere il Mercato di Braida, ampio e centrale, oppure il complesso in prossimità dell’Aci Marina, in via di costruzione. In quella zona ci sono dei magazzini che non possono essere distrutti perché tutelati, che sarebbero una cornice perfetta per il Museo del siluro”.
A conclusione della conferenza stampa è intervenuto Nikola Ivaniš, presidente onorario del PGS, che ha assicurato che il partito non rinuncerà a questa lotta. “All’ultima sessione dell’anno del Consiglio cittadino continuerò a battermi per questa causa e non permetterò che il Museo venga sfrattato e rimanga senza una sede appropriata – ha promesso Ivaniš -. Si parlerà molto a riguardo, perché questa istituzione rappresenta l’orgoglio di Fiume, al suo interno sono presenti due siluri perfettamente funzionanti e altre chicche che soltanto noi possediamo”.
Quella della sistemazione del Museo del siluro costituisce una questione delicata e importante alla quale è necessario trovare una soluzione il prima possibile se si vuole evitare che pezzi unici al mondo finiscano nel dimenticatoio in anonimi magazzini oppure in collezioni di fondi di altre città o Stati più lungimiranti della Città di Fiume.

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