Il linguaggio accessibile dell’arte di denuncia

A Biella verrà inaugurata la mostra «Banksy, Jago, TvBoy e altre storie controcorrente» che racconta la contemporaneità

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Il linguaggio accessibile dell’arte di denuncia
L’arte impegnata di Banksy. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Dal 21 ottobre prossimo la città di Biella diventerà un nuovo punto di riferimento per le grandi mostre d’arte in Italia. La prima mostra che inaugura il nuovo corso sarà “Banksy, Jago, TvBoy e altre storie controcorrente” che racconta la contemporaneità attraverso gli occhi di alcuni tra i più influenti artisti viventi.
Ospitata nelle due sedi di Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero – oltre a Banksy, Jago e TvBoy da cui prende il titolo – l’esposizione presenta anche altri artisti celebri e conosciuti a livello internazionale: da Obey, Liu Bolin, David LaChapelle, Takashi Murakami, Mr Brainwash fino ai noti italiani Andrea Ravo Mattoni, PAU, Angelo Accardi, Giuseppe Veneziano, Rizek, Marco Lodola, LAIKA, MaPo e Laurina Paperina.

Protagonisti dell’arte pubblica e sociale
Tutti protagonisti di un’arte pubblica e sociale che è diventata ormai un linguaggio accessibile, diretto e di denuncia, in cui in cui lo spettatore può immedesimarsi, perché parlano di una realtà contemporanea che ci appartiene. Curata da Piernicola Maria di Iorio e con 90 opere, la mostra racconta storie “controcorrente”, ci parla di vita, di morte, di ingiustizia sociale, di guerre, narrate ora con spirito canzonatorio, ora con maestria lirica o anche con un deciso tono di attacco. Quello che è sicuro è che il messaggio non è
mai banale né scontato, scuote le coscienze, indigna, commuove. Hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, rifiutando di entrare a far parte di un sistema chiuso ed escludente. Ironia della sorte, questi artisti ribelli con le loro opere e la narrazione che li identifica, sono diventati molto ricercati e attualmente sempre più centrali nell’interesse del pubblico e dei musei e centri d’arte contemporanea.

Il marmo come materia nobile
Partendo da Palazzo Gromo Losa, il percorso di mostra è introdotto dall’esposizione delle opere di Jago, giovane scultore italiano che ha raggiunto in pochi anni una fama internazionale. Jago utilizza il marmo come materiale nobile, ma tratta temi fondamentali dell’epoca che abita, instaurando un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo. Nella sua visione, che poi è la sua arte si genera una costante provocazione. Un turbinio silente di emozioni che rende gli spettatori anche tristi e malinconici ma mai indifferenti o delusi. Qui presenta tra le altre Memoria si sé (2015), Taste of Liberty (2019), Habemus Hominem (2009-2016), una delle sue opere più conosciute, e First Baby del 2019, anno in cui, in occasione della missione Beyond dell’ESA (European Space Agency), è il primo artista a inviare una scultura in marmo sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’opera, raffigurante
un feto, è tornata sulla Terra a febbraio 2020 sotto la custodia del capo missione, Luca Parmitano.

Un forte realismo
A proseguire TvBoy, per cui gli insegnamenti dell’universo fumettistico e dei cartoon giapponesi si addensano con la dimensione evocativa di pop part e urban art definendo la poetica della sua arte. Le sue opere sono caratterizzate da un forte realismo, i contorni delle figure sono ben riconoscibili. Immigrazione, violenza di genere, attenzione verso l’ambiente e le problematiche che derivano dall’immaginario consumistico assumono una simbologia accessibile e concreta, in cui gli oggetti e le iconiche personalità della società divengono simboli di un nuovo scenario contemporaneo; apparentemente decontestualizzati, ma estremamente rappresentativi e inequivocabili. Tra i suoi numerosi lavori esposti Contemporary Adam (2021), Love in the time of Covid (2020), Venite avanti (2020) e The Fast Supper (2021).

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