Il dialetto, patrimonio della nostra identità

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Il dialetto, patrimonio della nostra identità

ROVIGNO | Si è tenuto ieri nella sede della Comunità degli Italiani “Pino Budicin” di Rovigno, il Seminario di aggiornamento professionale nell’ambito della riforma curricolare intitolato “Viaggio tra le righe degli scrittori della Comunità Nazionale Italiana – L’uso dei dialetti istroveneti, istrioti e del dialetto fiumano nei progetti infracurricolari”.

Organizzato dall’Agenzia per l’educazione e la formazione, il Seminario dedicato agli insegnanti delle scuole elementari e medie superiori della CNI, è stato inaugurato dalla consulente superiore per la CNI, prof.ssa Gianfranca Šuran.
“Il secondo appuntamento (il primo si era tenuto a Fiume lo scorso agosto, nda) per le nostre scuole si focalizza sulla lingua, sulla letteratura e sul nostro dialetto”, ha specificato Gianfranca Šuran, dell’Agenzia per l’educazione e la formazione. A fare gli onori di casa è stata la presidente della locale Comunità degli Italiani, Roberta Ugrin. “La lingua italiana, assieme ai dialetti, rappresenta un patrimonio che va tutelato e valorizzato. L’impegno che svolgete quotidianamente – ha detto rivolgendosi agli insegnanti – è di fondamentale importanza per l’educazione e l’istruzione delle future generazioni”.

Maggiore spazio ai dialetti

Dopo i saluti della presidente del sodalizio ospitante, è seguito l’intervento della titolare del Collegio professionale interregionale di lingua italiana – Lingua materna, Ester Grubica, membro del Gruppo di lavoro per la stesura del Curricolo di lingua italiana. Al centro della sua relazione il tema “La riforma curricolare e il Curricolo di lingua italiana – lingua materna. La lingua italiana quale patrimonio culturale della minoranza nazionale italiana ed elemento essenziale dell’identità di ogni allievo”. Nel suo intervento Grubica ha fornito alcune indicazioni utili per gli insegnanti. “Con l’introduzione della riforma curricolare – ha spiegato –, ciascun professore potrà scegliere l’autore dialettale la cui produzione letteraria verrà studiata durante l’ora di lezione. Questa scelta offrirà la possibilità di affrontare alcuni temi piuttosto che altri. Il dialetto è la nostra madrelingua e in quanto tale, potrà essere appreso”, ha aggiunto Grubica.

Le lingue minori come diritto umano

La vicepreside della Facoltà di Studi Interdisciplinari, Italiani e Culturali dell’Università degli Studi “Juraj Dobrila” di Pola, nonché responsabile della Sezione Studi Italiani, Eliana Moscarda Mirković, ha trattato l’argomento “Il valore del dialetto. Riflessioni sulla tutela e sulla valorizzazione dei dialetti istriani”. Nel suo intervento Moscarda Mirković ha voluto mettere in risalto l’importanza di una rivalutazione dei dialetti dell’Istria: istroveneto e istrioto.
“Oggi la promozione della lingue minori è diventato un diritto umano.
Nel 2012 l’Unesco ha stilato una lista di venti lingue da tutelare che sono in pericolo d’estinzione. Tra queste – ha sottolineato – c’è anche l’istrioto. Il dialetto rappresenta una preziosa risorsa culturale tramandata nei secoli, un aspetto della cultura popolare da salvaguardare, che può fungere da collante per legare le scuole al proprio territorio e tenere viva la memoria delle tradizioni locali”, ha spiegato la relatrice. Si è riflettuto quindi sul rapporto tra lingua e dialetto, ponendo l’attenzione sulla differenziazione nella storia delle parole, sulla loro rivalorizzazione, sulla visione della lingua e del dialetto come fenomeni non statici, ma mutevoli nel tempo. Sul tema dei dialetti si è soffermata anche Kristina Blecich, giornalista del nostro quotidiano nonché collaboratrice esterna del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume, la cui relazione era intitolata “Il dialetto fiumano: pianificazione linguistica, status attuale e prospettive sociolinguistiche di un’isola linguistica urbana”. La relatrice ha spiegato che la realtà sociolinguistica odierna in cui è inserito il dialetto fiumano è molto complessa. “Il dialetto fiumano, nonostante sia la lingua dell’identità degli italiani di Fiume, è soltanto una delle lingue del loro repertorio linguistico e comunicativo”, ha specificato. “Il fiumano condivide il proprio spazio sociolinguistico con il croato quale lingua d’uso ufficiale, e l’italiano quale lingua ufficiale della minoranza italiana. Oltre a un’analisi etimologica di alcuni termini dialettali, sono state illustrate le situazioni implicite ed esplicite nel campo della pianificazione dello status, del corpus e del prestigio del dialetto fiumano.

La letteratura a Pola e in Istria…

La seconda parte del Seminario d’aggiornamento professionale è stata dedicata alla letteratura dialettale. La prorettrice alla ricerca dell’Ateneo polese, Elis Deghenghi Olujić, ordinaria di Letteratura italiana e Letteratura per l’infanzia alla Facoltà di Studi Interdisciplinari, Italiani e Culturali dell’Università degli Studi “Juraj Dobrila” di Pola, nel suo intervento “Dire in dialetto: l’istroveneto nella produzione poetica istroquarnerina”, ha evidenziato l’importanza della lirica vernacolare per la tradizione poetica della Regione istriana.
Prendendo spunto dall’antologia che la Comunità degli italiani di Pola ha pubblicato nel 1989 a cura della prof.ssa Vera Glavinić, la relatrice ha esaminato la lirica in istroveneto, nella versione polese, di quattro autori: Stefano Stell, Venceslao (Venci) Krizmanich, Ester Sardoz Barlessi e Gianna Dallemulle Ausenak, tutti nativi di Pola. “Il polese fa parte del codice genetico di questi autori e di tutti i polesi autoctoni per i quali esso rappresenta la prima lingua, quella dell’immediatezza parlata: è un codice pienamente veicolare nel quale i polesi formulano naturalmente i loro messaggi”, ha detto Deghenghi Olujić.

… e quella fiumana del secondo ‘900

“Il secondo Novecento nell’area letteraria fiumana” è stata invece materia di studio della responsabile del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume, Corinna Gerbaz Giuliano.
“Il corpus letterario del secondo Novecento rispecchia la necessità, avvertita dagli italiani rimasti a vivere nel quarnerino dopo la Seconda guerra mondiale, di conservare e archiviare il proprio registro linguistico e culturale”, ha detto. Seguendo la scansione cronologica di questa produzione letteraria, ricca e composita, Corinna Gerbaz Giuliano ha messo in evidenza alcuni aspetti salienti della stessa. Sono stati affrontati testi che spaziano dall’opera di Milinovich a quella di Ramous, dall’opera di Schiavato a quella di Scotti. “Ma, – ha affermato Gerbaz Giuliano – dobbiamo fare di più. Non possiamo permettere che i nostri studenti, terminate le scuole in lingua italiana e giunti in facoltà, sappiano ben poco sulla produzione letteraria dell’Istro-quarnerino”.
La lezione che ha portato a termine la giornata di studio è stata quella proposta da Gianna Mazzieri Sanković, del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume. “Tra spazi inediti e memoria storica: l’eredità letteraria di Osvaldo Ramous” è stato il titolo affrontato dalla relatrice. Osvaldo Ramous (1905-1981), uno dei maggiori scrittori della Fiume novecentesca, definito da Bruno Maier l’autore che rappresenta la continuità della tradizione letteraria italiana su queste terre, dedica parte della sua produzione narrativa alla città natale. Durante la conferenza sono stati rilevati gli aspetti peculiari della genesi di un’opera rimasta per quarant’anni inedita. Il romanzo “Il cavallo di cartapesta”, concluso nel 1967, verrà pubblicato soltanto nel 2007 in occasione di un progetto della Comunità degli Italiani di Fiume nel centenario della sua nascita, e quindi dall’EDIT.
Al Seminario di aggiornamento professionale hanno partecipato anche la consulente superiore per la minoranza nazionale italiana nella sezione fiumana dell’Agenzia per l’educazione e l’istruzione, Patrizia Pitacco e la responsabile del settore editoriale della Casa editrice EDIT, Liliana Venucci.

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