Il dialetto ciacavo in versi di grande impatto

La silloge dell’autrice Jožica Mikičić, presentata nell’Aula consiliare della Città di Fiume, è stata scritta negli idiomi di Križišće, Porto Re (Kraljevica) e Bakarac

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Il dialetto ciacavo in versi di grande impatto
Radovan tadej, Jožica Mikičić e Josip Braco Vidas. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Il numero di persone che usano il dialetto per comunicare è sempre più esiguo e conseguentemente anche il numero di poeti dialettali è in declino. Ieri pomeriggio nell’Aula consiliare della Città di Fiume è stata presentata la silloge “Va san mi pošpijaj” (Sbirciami nel sogno) di Jožica Mikičić, autrice fiumana in dialetto ciacavo. Dopo le raccolte “Pjesnički krik” (2018) e “Neki drugi svemir” (2020), che contenevano sia poesie in ciacavo, che in croato standard, “Va san mi pošpijaj” è un’antologia che contiene esclusivamente versi nel dialetto di Križišće, paese natale della madre dell’autrice, ma anche poesie nel dialetto dell’entroterra dalmato, dove era nato il padre. Tutte e 67 le liriche sono divise in quattro unità, ovvero quelle dedicate al mare, quelle personali, quelle che parlano del dialetto e le liriche dedicate alla morte. A parlare della pubblicazione sono stati il curatore Radovan Tadej e il poeta Josip Braco Vidas, mentre la parte musicale della serata letteraria è stata curata dal chitarrista Zoran Papić.

Tadej ha dato il benvenuto ai presenti spiegando che “Va san mi pošpijaj” è la continuazione in senso stilistico e tematico delle prime due raccolte, ma questa volta l’idioma usato è quello della zona di Križišće, Porto Re (Kraljevica) e Bakarac (compresi Hreljin e Zlobin). La vena artistica dell’autrice non si esaurisce nella parola scritta o recitata, ma trova sfogo pure nella pittura, sempre legata a tematiche del paesaggio del litorale.
“Essendo anch’io poeta – ha affermato Tadej – e avendo pubblicato diverse raccolte di poesie, devo sottolineare l’importanza di poter usare le proprie illustrazioni nella silloge. Mikičić accompagna i suoi versi con le immagini del mare, dei gabbiani, delle casette della nostra zona e in questo modo dà un tocco autobiografico aggiuntivo alla sua opera. Tematicamente le poesie si potrebbero dividere in due filoni, ovvero uno fiumano e quello di Križišće, di cui il primo è legato all’area urbana nella quale è nata e cresciuta Mikičić, mentre il secondo è quello rurale e patriarcale della madre. Si sente pure l’influsso vegliota della Bodulia, dove era nato il marito e dove tutt’oggi l’autrice trascorre le sue estati. Una parte significativa delle liriche parla delle persone a lei care, del defunto marito, della nonna Augustina, del padre Josip, della madre Kazimira e della sorella Antonia. Lungo tutta la silloge la poetessa cerca le risposte ad alcune domande universali ed esistenziali legate all’amore, alla morte, all’eternità, al passare del tempo, al cielo e al mare, al passato e al presente”. In conclusione della sua esposizione il curatore ha letto due poesie, ciascuna appartenente a una delle due correnti: “Bura va gradu” legata a Fiume e “Majkin blagoslov” a Križišće. Altre poesie sono state lette pure dal poeta ciacavo Josip Braco Vidas, il quale ha scelto versi più intimistici. In conclusione l’autrice si è rivolta ai presenti per ringraziarli della presenza e in particolar modo Dolores Bugarin dell’associazione di danza Ri Dance, le cui ballerine hanno dato il benvenuto agli ospiti distribuendo caramelle nell’abito tipico del folklore locale.

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