Fiume. Lì dove il rock è di casa

Assieme a Koraljko Pasarić ripercorriamo un po’ della storia della cultura giovanile fiumana attraverso le immagini dei concerti delle band locali

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Fiume. Lì dove il rock è di casa

Avevamo bisogno di una guida per addentrarci in una selva, non oscura quanto fumosa e rumorosa, condividendo con qualcuno la responsabilità e il senso di colpa nei confronti di tutti quelli che non riusciremo a imbarcare andando a percorrere in tempi e spazi ristretti cinquant’anni di storia della scena rock fiumana. In due, comunque, togliendo insieme la polvere dai ricordi, c’è qualche probabilità in più di limitare i danni e di escludere ingiustamente meno gente possibile.
Non abbiamo avuto dubbi per quanto riguarda la scelta dell’interlocutore ideale per accompagnare una sequenza di immagini scattate prevalentemente negli anni Novanta e Duemila, ma con buona parte dei protagonisti che hanno segnato la storia del rock, non solo fiumano, già nei due decenni precedenti.
Ci siamo rivolti a Koraljko Pasarić, scomodando colui che su questo argomento è un guru, ma anche una vecchia e cara conoscenza: “Mi hai messo di fronte a un’impresa ardua, quella di condensare in una chiacchierata cinquant’anni di storia. In ogni caso, farò del mio meglio facendo molta attenzione a ciò che dico, visto che tutto questo verrà documentato in forma scritta, stampato, lì dove un errore è più visibile. È anche vero che con le piattaforme moderne anche quello che si dice alla radio o in TV può venire riascoltato e rivisto su richiesta, però la carta è un’altra cosa”.
Ecco cosa ha combinato finora per meritarsi il titolo di guru. Ha fatto il conduttore televisivo e radiofonico con alle spalle quindici anni e dieci trasmissioni specializzate a Radio Fiume, ha pubblicato nel ‘94 la prima e per ora unica enciclopedia del rock in Croazia, è stato produttore discografico per una decina di band di successo, ha firmato sceneggiature, ha partecipato all’organizzazione di una ventina di edizioni del “Ri Rock” e altre rassegne. Può bastare?
“Ci conosciamo da tanto, ma non siamo qui per parlare di me – ha precisato Pasarić –, bensì di quel rock e pop che amiamo entrambi. Da parte mia vorrei dire che è ottima la scelta del tema, anche quello precedente in cui avete dedicato spazio ai concerti di band dell’ex Jugoslavia e interpreti internazionali. Ora ci occupiamo della nostra scena locale. Partirei dicendo che per me i concerti possono essere grandi sia quando si suona davanti a migliaia di persone o in spazi piccoli con cento spettatori. Proprio questi piccoli spazi sono stati molto importanti per lo sviluppo della scena rock della nostra città. Penso che proprio grazie a ciò sia stata e sia rimasta una scena importante. La rassegna “Ri Rock” è indubbiamente quella che ha saputo più di ogni altra dare l’opportunità alle band ancora non affermate di esibirsi. Si sono susseguiti, talvolta anche attraverso tre serate, decine di gruppi con generi molto diversi, tutte cose che hanno portato anche molta qualità e varietà. Elencare tutti gli autori e interpreti è impossibile. Ci provai, senza riuscirci, come sceneggiatore e coautore del documentario “Ritam rock plemena” con il regista e produttore Bernardin Modrić. Ci abbiamo messo tre anni prima di portare a termine il lavoro. Se abbiamo tralasciato qualcuno non lo abbiamo fatto in malafede”.
Con lo stesso spirito torniamo a parlare oggi dei gruppi e cantanti, molti ancora in attività, di cui ci ricordiamo soprattutto per i loro concerti. Sono stati quasi tutti profeti anche in patria con un pubblico fiumano che se li è tenuti e se li tiene ancora stretti. C’è chi ha sfondato, altri no. Quel documentario si occupa dei primi, ma anche di progetti che hanno avuto vita breve: “L’idea del film era inizialmente quella di dedicarlo al punk fiumano, da parte di Bernardin Modrić, mentre io puntavo a un discorso più vasto. Il sottotitolo ‘Dagli Uragani a Urban’ la dice lunga sul fatto che siamo riusciti a metterci dentro tanti generi diversi e tanti autori e interpreti di qualità”.

Il “Ri Rock” è stato concepito come un’opportunità per tutti, in una sorta di festival in cui a esibirsi “in prima serata” erano i migliori. Con il passare degli anni gli organizzatori hanno cambiato filosofia, invitando ospiti di richiamo e perdendo una delle sue prerogative, quella di lasciare spazio a chi deve ancora affermarsi. L’esigenza di fare cassa può giustificarlo, ma come ci ha detto Pasarić, senza voler entrare in polemica con nessuno, è diventata un’altra cosa: “Ritengo che la scena fiumana abbia avuto e abbia tutt’ora un’offerta di grande qualità, per cui non dovrebbe esserci bisogno di invitare gente da fuori. Perché? Gli ospiti importanti occupano buona parte dello spazio mediatico, mentre gli emergenti rimangono in secondo piano. La rassegna, secondo me, dovrebbe rivolgersi a loro. Per qualcuno è più importante vendere tanti biglietti e avere la coda al bancone del bar. Lasciamo perdere”.
Concerti memorabili di fiumani a Fiume? “I Termiti sono stati qualcosa di speciale, capaci di sfondare ed esibirsi al palasport di Tersatto, da soli o con altri gruppi, pur essendo stati ancora una demo band. Mi riferisco alla fine degli anni Settanta e primi anni Ottanta. In un concerto tutto loro o suonando soltanto tre brani, sono sempre stati straordinari sprigionando una grande energia. Appartiene a un altro genere, ma continuerei con i Grad, grande energia e Dean Škaljac come ottima voce. Si sono fermati a due vinili e hanno avuto una storia travagliata. Hanno pubblicato ottimi brani e spot, ma il meglio di sé lo hanno dato dal vivo”.
I Grad fecero parte della “scuderia” di Pasarić che fu il produttore dei due dischi, ma le sue considerazioni le possiamo sottoscrivere essendo stati testimoni di grandi serate. “Ci riavviciniamo ai Termiti con i Kaos, gruppo punk, ma ci allontaniamo con il power pop degli Istočni izlaz. I Mrtvi kanal meriterebbero un film a parte. Hanno funzionato a lungo senza incidere nulla, ma con un suono punk particolare e un cantante, Diego, purtroppo scomparso prematuramente. Sono stato tra i fortunati che hanno assistito al concerto dei Paraf al Circolo, quando erano un trio. Me li sono gustati dalla balconata e all’indomani ne ho parlato a Radio Fiume. Quella fu una serata straordinaria, indimenticabile e fu chiaro subito che si trattava di un grande gruppo. C’erano degli altri, che suonavano meglio, ma i Paraf avevano qualcosa in più. Anche se a molti non piacquero, i Grč con Zoran Štajdohar Zoff fecero epoca in quanto rudimentali, diversi, ma coerenti nell’attesa di poter incidere qualcosa”.
Le probabilità di sentire un brano dei Grč alla radio o, men che meno, di vedere un frammento di un loro concerto in TV, sono minime, ma c’è chi anche dopo trent’anni li ripropone. “I Fit hanno atteso a lungo la pubblicazione di un disco, ma poi hanno trovato la loro affermazione. Simile è stato il cammino degli En face, con Sandro Bastiančić che è sempre presente e attivissimo. È stata una vera rock band, a sua volta particolare nel proprio genere. I Laufer con Damir Urban hanno offerto momenti indimenticabili. Xenia è un progetto per metà fiumano e per metà zagabrese, ma che aggregherei volentieri al nostro contesto, con l’autore Robert Funčić che ha appena pubblicato il proprio disco”.
Mrle e Prlja, all’anagrafe Damir Martinović e Zoran Prodanović, i due inossidabili dei Let 3, hanno costruito la loro immagine sul palco. Trasgressione e provocazione si rinnovano da trent’anni: “Dai Let 2 a oggi Prlja e Mrle hanno realizzato cose importanti in studio, ma dal vivo non deludono mai, pur non essendo sempre apprezzati da tutti per le loro esibizioni e trovate estemporanee. Sono un fenomeno a parte”. Una museruola per coprire i genitali, una rosa tenuta tra i glutei per venire lanciata ai fan e altre trovate continuano a far sorridere o inorridire la gente. Nelle band di cui abbiamo parlato ci sono state anche rappresentanti del gentil sesso, per quanto possa venire considerato tale in certi contesti, ma ci sono anche dei gruppi composti soltanto da ragazze come le Cacadou look, in un genere tra il pop e il rock e le E.N.I., che possiamo inserire nel mondo della musica leggera. Hanno pure loro un’anima rock avendo collaborato con Vlado Simčić Vava, chitarrista dei Laufer e di tanti altri gruppi che rispettano i canoni riconosciuti del rock. Denis & Denis? Un inizio elettronico, un sinth pop inedito nei primi anni ‘80, con il duo Davor Tolja-Marina Perazić, poi un ritorno alle origini. “Tolja è un autore, capace come tutti i grandi di esplorare mondi nuovi”, ha risposto Pasarić che ha ricordato gli Ogledala, band pop-rock o Mc Buffalo, uno dei pionieri del rap in Croazia, scomparso nel 2012. A cavallo tra gli ‘80 e i ‘90 ci furono anche i Public, con la voce di Galliano Pahor, un altro personaggio che ci ha lasciati troppo presto. Uno dei componenti, Damir Halilić Hal, è riconosciuto a livello internazionale nel mondo della chitarra. Il genere dei Public fu impossibile da collocare tra quelli esistenti, fuori da tutti i canoni. “È bello perché vario – conclude Pasarić –, perché ti stanca mangiare tutti i giorni pasta e fagioli, ma anche l’aragosta. C’è bisogno di tolleranza. Il genere non conta, la qualità sì. La scena fiumana ce l’ha”.

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