Eléctrico 28 e il teatro inclusivo che offre nuove prospettive

La compagnia catalana presenterà oggi a Fiume «Deriva urbana/Urban drift», un progetto ideato esclusivamente per il capoluogo quarnerino che chiuderà la stagione teatrale 2022/2023 del Dramma Italiano del TNC «Ivan de Zajc»

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Eléctrico 28 e il teatro inclusivo che offre nuove prospettive
Josep Cosials, Claudia Mirambell e Alina Stockinger. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Negli ultimi anni le produzioni del Dramma Italiano di Fiume hanno abbracciato diversi approcci all’arte, hanno coinvolto artisti di stampo europeo e hanno dimostrato che anche nel nostro piccolo possiamo mirare a un teatro grande. Oggi, alle ore 19, verrà presentato il nuovo progetto del Dramma Italiano del TNC “Ivan de Zajc”, con la regia del collettivo Eléctrico 28, un progetto d’autore che spacca la convenzione teatrale del pubblico seduto ad ascoltare gli attori che recitano lontani dietro alla loro quarta parete. Gli attori non saliranno sulla scena perché non ci sarà una scena sulla quale “salire”, ma incontreranno gli spettatori e faranno loro scoprire gli spazi pubblici del capoluogo quarnerino. Lo spettacolo, ovvero la performance intitolata “Deriva urbana/Urban drift”, è un lavoro di sperimentazione che porta lo spettatore a seguire i performers alla scoperta della mentalità del Fiumano e della sua città. Gli Eléctrico 28, sono specializzati in questi spettacoli sperimentali interattivi, una compagnia austriaco-ispanica che lavora per i festival teatrali più importanti d’Europa. A presentarli sono state Claudia Mirambell e Alina Stockinger, accompagnate dal collega Josep Cosials, che però non ha preso parte all’intervista.

Com’è nato il collettivo
Eléctrico 28?
Alina Stockinger: “Ci siamo incontrati dieci anni fa quando stavo facendo un master di street art o arte di strada in Catalogna e mi servivano dei collaboratori per il progetto finale del corso. Avevo chiesto a Josep Cosials e Daniela Poch di aiutarmi con la drammaturgia e poi si sono unite pure Ana Redi-Milatovic e un’altra ragazza austriaca. Il progetto è andato in porto e, visto che il lavoro in comune è andato molto bene, abbiamo deciso di riprovare con un altro progetto. In entrambi ho curato io la regia, ma da questo punto in poi abbiamo deciso di scambiarci i ruoli nelle produzioni e di funzionare come un collettivo piuttosto che come una compagnia con ruoli fissi. Attualmente Eléctrico 28 fa parte della rete In situ, che sarebbe una rete di artisti che si esibiscono negli spazi pubblici, ed è composto da me, Claudia Mirambell, Josep Cosials, Daniela Poch, Ana Redi-Milatovic e Jakob Rüdisser per la musica”.
Claudia Mirambell: “Siamo molto flessibili in quanto a progetti. A volte un progetto non coinvolge tutto il collettivo, ma solo una parte, altre volte ci spacchiamo in due e realizziamo due progetti parallelamente. Ognuno ha una voce artistica molto forte, ma non ci intralciamo mai”.

È la prima volta che venite a Fiume?
Alina Stockinger: “In realtà è la terza. La prima volta è stata circa un anno fa, quando sono iniziate le trattative per questa collaborazione e abbiamo voluto scoprire un po’ la città e il teatro, mentre a marzo siamo venuti nuovamente per iniziare il lavoro con gli attori. Devo dire, però, che la prima volta siamo venuti solo io e Josep, mentre più tardi sono venuti anche gli altri membri del collettivo”.

Vivere e percepire la città
Che cosa ci possiamo aspettare da questo progetto?
Alina Stockinger: “Siamo venuti a Fiume perché volevamo conoscere la città e cercare di capire come creare nuovi rapporti con gli spazi urbani. È questo il tema dello spettacolo e il nostro desiderio era di sperimentare questa dimensione per ridimensionare il rapporto verso l’ambiente. Volevamo ragionare un po’ sui modi nei quali ‘usiamo’ la città e sul nostro modo di essere ed esistere nella città, incoraggiare i cittadini ad assumere una prospettiva diversa sul modo di comportarsi per strada. Negli spazi che sono pubblici e aperti a tutti noi ci comportiamo in maniera molto pragmatica, li attraversiamo per arrivare a destinazione, ci fermiamo per fare shopping o per mangiare. Molte soste sono legate ai consumi e noi abbiamo voluto offrire dei modi di trascorrere il tempo all’aperto senza dover spendere”.
Claudia Mirambell: “Il tempo è una variabile molto importante perché spesso siamo di fretta. Noi, invece, abbiamo voluto prenderci il tempo di osservare gli spazi urbani, parlarne, ragionare sulle nostre azioni più intime, quelle che riserviamo agli spazi privati, e portarle in pubblico. Ci siamo chiesti quale sarebbe la reazione dei passanti se noi facessimo in pubblico qualcosa che solitamente facciamo a casa”.

Avete tentato questo approccio anche in altre città?
Alina Stockinger: “No, questo è il nostro primo progetto di questo tipo e il primo che tratta questo tema. L’abbiamo pensato per questa occasione e abbiamo coinvolto anche gli attori nella realizzazione. Buona parte del materiale è nata sia dalle improvvisazioni degli attori che con la loro creatività, le loro voci e i loro corpi hanno sviluppato il tema loro assegnato”.

Un pubblico curioso
Quali sono state le reazioni dei passanti durante le prove?
Claudia Mirambell: “Durante le prove abbiamo due tipi di pubblico. Ci sono i nostri tecnici e le persone che lavorano a teatro e sanno che cosa stiamo facendo e riescono a seguire l’azione perché hanno le cuffie e poi ci sono i passanti. Abbiamo osservato le reazioni di questi ultimi durante le prove e abbiamo concluso che se facciamo qualcosa che non è visto come strano, ma solo un po’ diverso dal solito, ciò viene immediatamente notato. Qualcuno sorride, qualcuno commenta, altri ci guardano meravigliati, alcuni ci copiano, soprattutto i bambini. In generale, però, possiamo dire che i cittadini di Fiume sono molto aperti a ciò che facciamo e molto curiosi. Si fermano, ci guardano e non hanno reazioni negative che si potrebbero avere in altri contesti culturali”.

Qual è la particolarità delle performance negli spazi pubblici?
Alina Stockinger: “A differenza degli spettacoli a teatro noi non abbiamo una scenografia, ma lavoriamo con ciò che si trova da prima in un ambiente e lo includiamo nella pièce senza intaccare l’integrità dello spazio. Non è necessario sgomberare gli elementi che compongono un’area pubblica solo perché arriva il teatro. Alla realtà che è già presente in un luogo noi abbiniamo quella da noi sognata. Il nostro teatro non è esclusivo, ma è inclusivo. Non è elitario, ma è aperto a tutti. Non è un teatro che si ‘consuma’, ma è un teatro che si vive, che diventa esperienza”.
Claudia Mirambell: “La bellezza di questo modello è che le pièce non si possono mai ripetere nella stessa forma, sono uniche, non sono ermetiche ma permeabili a ciò che succede all’esterno. Per questo per noi è importante conoscere prima un luogo per poter realizzare un progetto che lo riguardi. Noi non lavoriamo con personaggi fissi, ma piuttosto con umori, colori ed energie. Il responsabile della musica, Jakob Rüdisser, ha composto tutti i brani a Fiume usando anche rumori tipici della città, quindi la performance avrà un sottofondo musicale e gli spettatori potranno sentire bene gli attori anche se sono distanti. Le cuffie rendono possibile un’intimità anche negli spazi pubblici”.
Alina Stockinger: “Creiamo legami con gli sconosciuti, trasmettiamo emozioni guardandoli negli occhi non dall’alto di una scena, ma alla loro stessa altezza. Questa trasmissione di emozioni è molto forte e non avviene nel teatro classico. Guardando uno sconosciuto negli occhi vediamo la bellezza negli altri e creiamo negli altri il desiderio di connessione con noi. Il teatro può essere un’arte relazionale, non solo una trasmissione unilaterale”.

Un tragitto con le cuffie
Da dove inizierà la performance?
Alina Stockinger: “Partiremo dal Delta alle ore 19 e faremo una ‘deriva’, come dice il titolo dello spettacolo, per il centro. Non vogliamo rivelare esattamente dove ci fermeremo. Ovviamente per poter vedere lo spettacolo è necessario acquistare il biglietto perché solo col biglietto si potranno ottenere le cuffie per sentire gli attori”.
Claudia Mirambell: “Abbiamo chiamato questa piccola tournée per il centro ‘deriva’ perché non è un percorso fisso con una guida come quelle turistiche. Sono gli spettatori e le loro azioni a dettare il ritmo dello spettacolo e a seguire in maniera intuitiva un tragitto. Non si tratta di una pièce muta, ma c’è del testo, che in questo caso è in italiano, anche se stiamo preparando un’altra versione bilingue che sarà in croato e inglese. Alcune scene sono non verbali, ma la maggior parte usa il parlato”.

Di chi è stata l’idea del progetto?
Alina Stockinger: “Giacomo Pedini del Mittelfest di Cividale aveva visto una nostra performance intitolata ‘The frame’ (La cornice, nda) che invita lo spettatore a fermarsi e guardarsi intorno e percepire le piccole cose che lo circondano e le persone che gli sono vicine. È rimasto molto affascinato da questo progetto e lo ha proposto al direttore del Dramma Italiana, Giulio Settimo, che nel frattempo aveva visto dei video di nostri spettacoli e si è dichiarato interessato a questa collaborazione. L’unica cosa che ci è stato chiesto di fare è stato di realizzare una pièce con le cuffie negli spazi pubblici”.

Cosa si farà in caso di pioggia?
Alina Stockinger: “Bella domanda. Diciamo che speriamo che il tempo sia bello, perché se dovesse piovere dovremo posticipare. Con qualche goccia di pioggia si potrebbe anche fare, ma in caso di pioggia più copiosa è impossibile proteggere la tecnica”.

Dopo l’esperienza fiumana, qual è il vostro prossimo progetto?
Alina Stockinger: “Abbiamo già iniziato a lavorare a un progetto audio per una catena di musei in Catalogna. I nostri audio si potranno ascoltare con le cuffie in undici musei diversi e parleranno dei modi in cui ci approcciamo alle opere d’arte nei musei. Questo progetto con i musei è site specific, ma come tutti gli altri è legato a uno spazio pubblico”.

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