L’italiano è destinato all’impoverimento?

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L’italiano è destinato all’impoverimento?

POLA | Tutta colpa della televisione, del computer e dei cellulari, poiché la velocità e la sinteticità proprie di questi mezzi sono la causa/l’effetto della fretta e dell’immediatezza del parlare e dello scrivere. L’individuo, non riesce più a esprimersi ragionando scrupolosamente, né la lingua può mostrarsi in tutte le sue sfaccettature. Il lessico sintetico che ne deriva non viene arricchito, ma demolito costringendo la mente a un lavoro di sintesi e di semplificazione pratica e sgrammaticata. La banalità di una considerazione come questa che oggi va cercando i responsabili del supplizio toccato alla lingua di Dante, ha trovato uno straordinario approfondimento ieri nell’Aula Magna Tone Peruško dell’Università degli Studi “Juraj Dobrila” di Pola, grazie a una mente scientifica e letteraria di grande prestigio. Lo spazio prescelto per ascoltare il prof. Giuseppe O. Longo – illustre ospite nell’ambito delle Giornate della cultura italiana organizzate dal Consolato Generale d’Italia a Fiume – in tema di “Tecnologia e narrazione” non è stato sufficiente per accogliere un pubblico così vasto di studiosi, dirigenti scolastici della CNI, professori, studenti universitari provenienti da tutta l’Istria e liceali arrivati dai ginnasi di Pola e Rovigno. Segnale che l’argomento proposto nell’ambito della 18ª edizione della Settimana della lingua Italiana nel mondo, quest’anno sul tema “L’italiano e la rete e le reti per l’Italiano” ha colpito nel segno. “È un argomento di grande attualità, che permette di approfondire le interazioni e le influenze tra la lingua italiana, la Rete, le nuove tecnologie dell’informazione e le comunicazioni sociali, comprese le piattaforme sociali”, ha detto nel suo discorso d’apertura, Eliana Moscarda, responsabile della Sezione Studi Italiani della Facoltà di Studi Interdisciplinari Italiani e Culturali dell’Ateneo polese. Per l’organizzazione di questo singolare evento, l’ente universitario ha offerto la propria collaborazione al Consolato Generale d’Italia a Fiume assieme alla Società “Dante Alighieri” di Pola e a quella di Gorizia. Non sono mancate parole di compiacimento da parte del Console Paolo Palminteri, seguito dall’intervento della prorettrice per i programmi formativi e la collaborazione, Nevenka Tatković e dalla breve presentazione della Sezione degli Studi Italiani a opera della prof.ssa Isabella Maticchio. Presente in sala pure la vicepresidente della Regione istriana, Giuseppina Rajko. Le note biografiche – esposte da Antonia Blasina Miseri, presidente della Società di Gorizia – sul professor Longo, dell’Università di Trieste e dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti di Venezia hanno subito lasciato intuire la levatura dell’esperto, che spazia con dimestichezza nelle riflessioni sulla “roboetica”, sull’intelligenza artificiale affiancandole a un’approfondita attività didattica e artistico-letteraria. Ma come si fa ad accoppiare pianeti lontani quali narrazione e tecnologia? Si è partiti dal concetto secondo il quale l’uomo è creatura della narrazione, artefice della trasfigurazione (terapeutica) e ricreazione della realtà. È quello che dà senso al mondo, altrimenti come disse Leopardi, “trista quella vita che non vede e non ode…”, l’arcano che sta dietro alle cose per ricostruirle con l’immaginazione. Sono due i modelli d’osservazione individuati dal prof. Longo: quello scientifico, preciso e rigoroso, e quello letterario, più astratto e raffinato. Due prospettive e due linguaggi essenzialmente diversi. Ripescando il pensiero di Italo Calvino però, l’atteggiamento poetico e scientifico coincidono: entrambi sono ricerca, progettazione, scoperta e invenzione. Meglio ancora proponendo la riflessione del letterato e fisico argentino Ernesto Sabato: “La letteratura non è un passatempo, né un’evasione, ma il modo forse più complesso e profondo di indagare la condizione umana”. Sacrosanta verità giacché – sostiene Longo – l’esistenza non è logica e l’uomo si propone di comunicare verità astratte, di esprimere sentimenti ed emozioni. Il relatore ha messo poi l’accento sull’importanza delle parole, che danno espansione ai pensieri, in quanto veicoli di comunicazione, strumenti della specie parlante, organismi viventi in continua trasformazione. Oggi, dice Longo, “la nostra lingua soffre. È forse uno strazio durante una fase transitoria, un preludio di un nuovo assestamento. Studenti, docenti, famiglie, istituzioni si arrendono a questa deriva rinunciando alla gratuità, alla bellezza, all’incantesimo della lettura”. E poi, c’è l’assedio dell’inglese, la lingua veicolare. Tutte le lingue ne sono tributarie ed è in atto la colonizzazione dell’italiano. Va a finire che “l’italiano – così il relatore – e l’inglese sono entrambi bistrattati in un doppio impoverimento: l’italiano che si sfalda e l’inglese usato impropriamente”. Al di là dei fenomeni negativi, il prof. Longo esorta la collaborazione tra letteratura e scienza. Mentre la prima considera e comunica gioie e dolori, la seconda, più sistematica ne cerca i correlati bio-fisici, entrambi si rivelano fonti di conoscenza complementare. I quesiti di oggi incontreranno più risposte nel futuro: Come accogliere nella narrazione la tecnoscienza e i suoi prodotti? Come rendere esplicito il carattere narrativo della scienza? Una separazione netta tra scienza e letteratura è ancora sostenibile? Le nuove conoscenze i nuovi temi (la meccanica quantistica, il caos deterministico, l’irreversibilità, la non linearità, le matematiche nuove) aspettano di entrare nella musica e nei versi…

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