«Divertimento»: tre secoli uniti in una serata

Il primo concerto sinfonico del 2024 al TNC «Ivan de Zajc» di Fiume ha avuto come protagonista il rinomato direttore d'orchestra zagabrese Alan Bjelinski e in veste di solista il violoncellista fiumano Petar Kovačić

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«Divertimento»: tre secoli uniti in una serata
Il solista Petar Kovačić accompagnato dall’Orchestra sinfonica. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Il primo concerto sinfonico del 2024 al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume, intitolato “Divertimento”, ha avuto come protagonista il grande direttore d’orchestra zagabrese Alan Bjelinski, noto per i suoi numerosi interessi che lo portano a collaborare anche con musicisti che non si occupano di musica colta (uno dei tanti il compianto Oliver Dragojević), e in veste di solista il violoncellista fiumano Petar Kovačić, solista dell’Orchestra sinfonica di Fiume. Molto interessante il programma del concerto, che ha incluso musiche raramente eseguite a Fiume e che ha voluto unire tre secoli di musica attraverso pagine vivaci e allegre.

Ottima collaborazione tra le sezioni
La serata è stata inaugurata con la Suite per piccola orchestra n. 2 di Igor Stravinskij, un brano, composto nel 1921, ritmicamente complesso, con numerosi interventi solistici, che esige concentrazione e un’ottima collaborazione tra i vari segmenti dell’orchestra. Nell’arco di soltanto sette minuti di durata, l’Orchestra sinfonica ha dimostrato di aver assolto il compito sotto l’occhio, e il gesto, vigile del Mº Bjelinski, il quale ha tenuto alta l’intensità dell’esecuzione. Com’è il caso con tutte le composizioni di Stravinskij, anche questa vanta una fantasiosa orchestrazione, un’inventiva sfrenata e un’espressività che conquista.
Ha fatto seguito il Concerto per violoncello e orchestra di Dubravko Palanović (classe 1977), un brano in cui il solista Petar Kovačić si è confermato, come se ce ne fosse bisogno, un interprete raffinato, in cui la carica espressiva è sorretta da un’ottima preparazione tecnica. Sempre affidabile e sicuro nei suoi interventi, Kovačić si è dimostrato a suo agio sia nei passaggi virtuosistici che nei momenti più lirici del concerto. Dal punto di vista musicale, infatti, il brano di Palanović si presenta come un susseguirsi di parti contrastanti: segmenti ritmici e brillanti e quelli caratterizzati da una sinuosa linea melodica e da un’orchestrazione “romantica”. Nel terzo e ultimo, movimento, ci è mancato, però, un intervento orchestrale più incisivo, un sostegno più robusto al violoncello solista (l’orchestra era, infatti, ridotta per l’occasione).

Melodie accattivanti
Nella seconda parte della serata è stato proposto il Divertimento per orchestra di Bruno Bjelinski (1909-1992), padre del Mº Alan Bjelinski, il quale promuove instancabilmente l’opus del grande compositore ormai da decenni. La composizione di Bruno Bjelinski, suddivisa in quattro movimenti, è caratterizzata da melodie accattivanti, da soluzioni ritmiche intriganti, da un ricco tessuto armonico e da un’orchestrazione elaborata, a dimostrazione della maestria con la quale il compositore gestisce il materiale musicale. L’Orchestra sinfonica ha risposto puntualmente a ogni gesto del Mº Bjelinski, il quale ha “costruito” l’esecuzione con molta cura e attenzione per i dettagli. Molto bello l’assolo del maestro concertatore Katarina Kutnar nel secondo movimento (Scherzando – vivo).
La serata si è conclusa con un… salto nel XIX secolo e l’esecuzione della celeberrima Sinfonia n. 4 in la maggiore, op. 90 denominata “Italiana” di Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847), nata dopo un viaggio di formazione che il compositore tedesco compì in Italia intorno al 1830 e in cui cercò di evocare il carattere mediterraneo del Paese che ha visitato. Bjelinski ha insistito nel corso di tutta la sinfonia a mettere in risalto le linee melodiche di ciascun gruppo di strumenti, dando vita a dei piacevolissimi dialoghi tra le varie sezioni.

Un pubblico poco coinvolto
Considerando l’attrattiva del programma presentato, che ha incluso anche un brano ben noto agli appassionati della musica colta (Mendelssohn), siamo rimasti interdetti dalla reazione fiacca del pubblico alla fine di ogni brano, con applausi quasi svogliati e brevi, tanto che alla fine della Sinfonia di Mendelssohn lo stesso Bjelinski ha spronato il pubblico a premiare l’orchestra con più calore. Abbiamo difficoltà a capire dove sta il problema, in quanto consapevoli che il pubblico è di solito, o almeno nella maggior parte dei casi, la migliore cartina tornasole per il successo di un concerto e la validità degli artisti che vi si presentano. Infatti, dal punto di vista musicale sia il solista che il direttore d’orchestra con l’organico orchestrale hanno fatto un lavoro commendabile, per cui possiamo soltanto tirare a indovinare quale possa essere la ragione di questa strana riluttanza del pubblico nei confronti del programma presentato.

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