Igor Rukavina e l’espressionismo astratto

La mostra del designer e architetto fiumano, le cui installazioni creano un vibrante ambiente tech-pop-art, è stata inaugurata negli spazi della Galleria O.K. a Fiume. L'artista viene attratto dal rapporto con il trascendentale

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Igor Rukavina e l’espressionismo astratto
Igor Rukavina, Katarina Podobnik e Branko Cerovac. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Nella Galleria O.K., al pianterreno del Museo dell’Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume, è stata inaugurata la mostra personale di Igor Rukavina, artista, designer e architetto fiumano, intitolata “I.R.A. & R.M.A. IN RI 2024”.
Come afferma lo stesso autore, si tratta di uno spaccato di quasi quarant’anni di lavoro artistico come una sorta di “allegoria della retrospettiva”, e le opere esposte, realizzate nel periodo dal 1985 ad oggi, sono un’illustrazione del percorso artistico dell’autore, della ricerca nel campo delle belle arti. Si tratta di immagini, installazioni artistiche, collage digitali e oggetti le cui dinamiche creano un vibrante ambiente tech-pop-art.
Il curatore, Branko Cerovac, ha spiegato che le immagini esposte rappresentano la visione personale e la comprensione dell’autore di interni ed esterni (discoteche, caffè, club, ville con piscina, paesaggi, insediamenti, giardini, ecc.) inserita nella pittura. Figurativamente lo stile artistico di Rukavina potrebbe venire definito “espressionista astratto” e ci sono sicuramente dei dipinti che rendono l’idea del suo approccio meglio di altri. Cerovac ha parlato del “palinsesto pittorico” di Rukavina, ovvero un dipinto con più strati di cui è visibile solo quello in cima e ha definito quest’opera un simbolo della produzione pittorica dell’autore, di cui non vediamo gli strati precedenti, ma solo quelli più recenti.
Rukavina si è rivolto ai presenti per spiegare che “la mostra come ‘sub-retrospettiva’ del mio lavoro è l’opposto della nozione civica di retrospettiva, si tratta più di una retrospettiva di alcune delle mie micro idee. In linea di principio, in tutti questi anni ho pensato al fatto che l’ultimo stato di coscienza è quello giusto. Questo è quello che mi interessa nell’arte, il rapporto con il trascendentale, il finale della produzione, così come in architettura, l’ultima casa è l’unica che va bene. Questo è esattamente il modo in cui la mia mostra può essere letta: come un insieme di contenuti tecnologici, alcuni eventi e alcune idee”, ha affermato Igor Rukavina, il quale ha aggiunto di non essersi mai occupato seriamente di pittura, ma di essere sempre aperto a nuove sfide.

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