Dinko Kreho e le sfide degli scrittori contemporanei

Il letterato attualmente alloggiato nella residenza «Kamov» della Biblioteca civica di Fiume ha incontrato il pubblico del capoluogo quarnerino per presentare una sua visione della letteratura

0
Dinko Kreho e le sfide degli scrittori contemporanei
Dunja Matić Benčić e Dinko Kreho. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Tra i numerosi programmi e incontri inseriti nel più ampio progetto del Mese del libro croato, celebrato anche dalla Biblioteca civica di Fiume, c’è pure l’incontro con lo scrittore bosniaco, attualmente residente a Zagabria, Dinko Kreho, il quale ha incontrato i suoi lettori nella sezione centrale, al pianterreno del palazzo della Filodrammatica, per parlare non solo della sua produzione, ma della sua visione più generale della letteratura, della poesia, della critica letteraria e del loro influsso sulla società.

A parlare con l’autore è stata la scrittrice e redattrice Dunja Matić Benčić, la quale si è interessata in primo luogo alla versatilità di Kreho, che scrive sia poesia, che prosa, critica letteraria e prosa teatrale.

Il cambiamento d’identità
“Ciascun genere letterario per me comporta un cambiamento d’identità – ha rivelato l’ospite -, in quanto reputo che un’idea, quando nasce nella mia mente, ha già una determinata forma e io devo solo metterla su carta. Non sono dell’idea che ciò che vogliamo dire possa essere trasmesso sia con la prosa che con la poesia, perché non si tratta di contenitori che possono ospitare qualsiasi contenuto. Se dovessi scegliere un’espressione che indichi la mia produzione in toto direi ‘mancanza di un marchio e di un’identità autoriale’. Quando mi metto a scrivere qualcosa ho sempre l’impressione che le opere alle quali non ho ancora iniziato a lavorare abbiano un potenziale maggiore di ciò che sto facendo, ma cerco di evitare di fare due cose contemporaneamente col rischio di lasciarle entrambe incompiute”.

L’inesistenza dei generi
Kreho ha parlato pure della sua infanzia a Bihać negli anni della guerra in Bosnia ed Erzegovina e ha spiegato che in quel periodo difficile, a soli sette o otto anni, passava il tempo leggendo ciò che aveva a casa. È cresciuto, dunque, leggendo parallelamente sia l’“Iliade” di Omero, che i romanzi sui lottatori ninja e questa varietà di stimoli letterari, che passa dai fumetti manga, alle opere classiche, gli ha permesso di superare le categorizzazioni tradizionali in generi per sviluppare uno stile unico e originale.
“Secondo me il genere non è una forma fissa e definita ma piuttosto un tacito accordo tra lo scrittore e il lettore – ha spiegato Kreho -. Non mi piace dare la precedenza a un’opera solo in base al suo genere o alla fama del suo autore, ma spesso preferisco leggere le opere di quelli che una volta erano considerati scrittori minori, come ad esempio Jorge Luis Borges o Raymond Chandler, ma anche Luka Bekavac. Non credo che la produzione letteraria sia dicotomica nel senso che si possa dividere in quella mainstream e in quella meno popolare. Proprio come le persone, anche la letteratura ha innumerevoli sfumature e contraddizioni e non sempre possiamo sapere cosa conquisterà i gusti di un determinato pubblico”.

I testi impegnati
Un altro tema interessante scaturito dal dibattito è stato quello dell’influsso che la letteratura può avere sulla società o sulla politica. Kreho ha spiegato che esiste spesso il bisogno di delegare alla letteratura il compito di istigare al cambiamento sociale, anche perché spesso è proprio il testo a dare vita a idee importanti. Ridurre la letteratura a un messaggio politico, però, come ha dichiarato pure Italo Calvino, è rischioso, perché porta a una semplificazione sia della letteratura, che della politica. Sulla scia dell’influenza della politica sulle opere letterarie, Kreho ha parlato pure di alcuni suoi saggi che hanno toccato il tema della revisione delle opere letterarie considerate controverse in un’ottica contemporanea. Ad esempio, il fumetto belga “Tin Tin in Congo”, pubblicato negli anni Trenta, presenta posizioni apertamente razziste e inaccettabili dalla società di oggi e per questo motivo la sua distribuzione è stata bloccata. La censura, però, può essere una lama a doppio taglio e per questo motivo le politiche moderne di revisione dei testi devono venire costantemente aggiornate.

Vivere di scrittura
In conclusione dell’incontro lo scrittore si è soffermato sulla domanda se si possa vivere di arte, in questo caso di letteratura e che cosa comporta la professionalizzazione della scrittura nel senso di dover scrivere per forza e non per il piacere di farlo. Kreho ha spiegato che nel suo caso il segreto è di non identificarsi con il lavoro che fa e di non considerarsi uno scrittore, ma piuttosto una persona che scrive. Quando si realizza un testo bisogna pensare anche al lettore che lo prenderà in mano. Purtroppo questo modo di ragionare è andato all’estremo con l’entrata in Unione europea perché molti scrittori sono diventati schiavi della “logica progettuale” e prima di iniziare a scrivere pensano già a quale progetto candideranno l’opera.
Kreho ha parlato di questi e di altri temi interessanti legati alla scena letteraria nazionale.
In conclusione ha letto alcune poesie della sua raccolta “Dobri objekti” (Oggetti buoni).

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display