«Da sam ptica»: teatro allo stato puro

In veste di protagonisti si sono esibiti gli straordinari Daria Lorenci Flatz e Tarik Filipović la cui bravura e capacità di esprimere emozioni diverse ha commosso profondamente il pubblico

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«Da sam ptica»: teatro allo stato puro

Alla Casa croata di Cultura (HKD) di Sušak è andato in scena lo spettacolo “Da sam ptica”, diretto dall’attrice e regista fiumana Arija Rizvić, nota al pubblico croato come una delle vincitrici dello show “Le stelle cantano” (Zvijezde pjevaju) dell’anno scorso.

 

Ben tre anteprime

A causa delle restrizioni antiepidemiche dello scorso inverno, lo spettacolo era stato rappresentato in anteprima in ben tre occasioni: a dicembre del 2020, presso la Sala teatrale “Antonio Coslovich” di Umago, e in seguito a Zagabria, ad aprile e maggio di quest’anno, negli spazi dell’Istituto musicale croato (HGZ). In questo senso, la replica fiumana all’HKD, con una platea quasi colma, è da considerarsi la prima nazionale. Lo spettacolo era stato rimandato diverse volte anche a Fiume negli ultimi mesi, in seguito alle modifiche alle misure di contenimento del virus, con grande attesa del pubblico fiumano, le cui aspettative, mercoledì sera, sono state indubbiamente soddisfatte, se non superate.

Lo spettacolo è interpretato da Tarik Filipović e Daria Lorenci Flatz, attori colleghi al Teatro Kerempuh di Zagabria, che rimangono in scena per tutta la durata dello spettacolo, seducendo lo spettatore fin dalle prime battute e mantenendo la sua totale attenzione per tutta la durata della rappresentazione. Ed è proprio sulle capacità performative degli attori e sull’equilibrio del loro rapporto in scena che poggia l’intero spettacolo. I costumi e la scenografia di Lejla Hodžić, ridotti all’essenziale ed esclusivamente funzionali all’azione scenica, pongono in primo piano la regia di Arija Rizvić, laureata in Regia teatrale e conduzione radiofonica all’Accademia di Arti drammatiche di Zagabria, che costruisce, in modo quasi impercettibile, la Sarajevo bombardata degli anni ‘90 e la capitale austriaca in cui invece la vita procede indisturbata, come anche il legame tra i due personaggi che man mano si estingue.

Il pubblico ha seguito con il fiato sospeso la messinscena

Un applauso spontaneo

La drammaturgia, firmata da Nikolina Bogdanović con contributi dell’intero ensemble, illustra l’impatto dell’esilio sulla vita delle persone e le conseguenze sociali della guerra che perdurano per decenni dopo la proclamazione della pace, attraverso la storia di Amir e Mirna, una coppia la cui voglia di vita cede il posto alla necessità di sopravvivenza. La lunga attesa per il ritorno a Sarajevo – che per i protagonisti significa non solamente un ritorno alla “normalità”, ma anche e soprattutto la ripresa di un’identità, di una completezza interiore – consuma le forze dei coniugi che, esauriti e rassegnati, vedono il loro rapporto sfaldarsi di fronte ai loro occhi. Infrangendo continuamente la quarta parete, gli attori riescono a rendere il pubblico partecipe dello spettacolo, abbracciandolo e introducendolo nell’intimità dell’azione scenica e, in senso lato, della stessa relazione tra Mirna e Amir. L’impressionante naturalezza con cui Daria Lorenci Flatz, primattrice del Teatro Nazionale Croato di Zagabria e una delle più premiate attrici croate, dà vita alla vasta gamma di emozioni che la protagonista affronta è stato talmente apprezzato dal pubblico fiumano da suscitare un forte applauso spontaneo al culmine di una scena.

 

Lo sviluppo del personaggio

L’abilità dell’attrice sta, inoltre, nell’essere riuscita a costruire lo sviluppo del personaggio nel corso dello spettacolo utilizzando tutte le sue potenzialità corporee e i dispositivi attoriali: il controllo dei movimenti del corpo, delle espressioni facciali, della voce e dell’intonazione che possiede Daria Lorenci Flatz mostrano senza alcuna ambiguità il dolore dell’esilio e quella particolare briciola di forza che le persone ritrovano quando un’epoca finisce. Tarik Filipović, dall’altro lato, riesce a portare in scena le emozioni umane più struggenti senza nemmeno sfiorare il patetico. Nel corso di tutto lo spettacolo, l’attore dimostra, con grande abilità, ciò che rimane di una persona che sente di perdere la propria dignità, creando una particolare esperienza in cui ciascuno spettatore può vedere esternato quanto percepito nella propria solitaria intimità.

Ritorno alla memoria felice

Tuttavia, ciò che non può essere evidenziato attraverso l’azione scenica, e che non traspare dalla drammaturgia, è l’attaccamento al ricordo dei due personaggi, che, al termine dell’esperienza dell’esilio e della separazione, e nonostante all’apparenza la vita sembri procedere in direzione positiva, scelgono di rivivere i ricordi, quelli belli, quelli veri: quest’aspetto dello spettacolo è invece il risultato della regia di Arija Rizvić. Infatti, nella messinscena della regista fiumana, la guerra, e il conseguente esilio, sembrano segnare la fine delle memorie che i personaggi vogliono ricordare: è vero, per i protagonsti il tempo passa, ma l’unica vita che veramente vogliono ricordare è quella “prima della guerra”. Ed è ciò a cui risponde la scelta registica di terminare la messinscena con il ritorno dei personaggi non solamente a Sarajevo, ma alla memoria felice, riprendendo le prime battute dello spettacolo che, mercoledì scorso, sono state soffocate dal forte e sincero applauso del pubblico fiumano.

Il titolo di una canzone sevdah

Lo spettacolo “Da sam ptica”, che riprende il titolo dell’omonima canzone sevdah di Zehra Deović, riporta, per certi versi, il teatro allo stato puro, basando l’intera forza della rappresentazione sulla qualità dei pochi elementi coinvolti nella messinscena. Le capacità comiche e drammatiche della coppia di attori vengono messe in risalto dall’equilibrata regia di Arija Rizvić che, completata dalla coreografia di Larisa Lipovac Navojec, dalla scenografia e dai costumi di Lejla Hodžić, dalla musica selezionata e ideata da Damir Imamović, adeguata all’HKD di Sušak dall’assistente Maja Predrijevac, e dal design audio di Nina Ugrović, fa dello spettacolo un’esperienza che fa provare al pubblico una serie di sentimenti che raramente trovano felicemente spazio a teatro e che, nel caso della replica fiumana, hanno fatto commuovere non pochi spettatori.

Lo spettacolo è stato realizzato con il supporto della Città di Umago, dell’associazione Festum Umag, della Comunità nazionale bosniaca dell’Istria (NZBI), del Sabor delle associazioni bosniache della Croazia (SABAH) e della Comunità nazionale dei bosniaci del Buiese. Le prossime repliche in programma includono le città di Osijek e Sarajevo.

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