«Ciò che il Natale porta»: un messaggio di unione

Chiacchierata con Rosita Caglioni e Luciano Mirto, che assieme al DJ fiumano Igor Relić hanno inciso un brano natalizio assieme al coro di voci bianche fiumano «Tratinčice»

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«Ciò che il Natale porta»: un messaggio di unione

Quest’anno le vacanze natalizie saranno senz’altro particolari. La crisi economica dovuta alla pandemia da Covid e le restrizioni tese a contenere la diffusione del virus pongono dei limiti ai consueti festeggiamenti. La canzone “Ono što donosi Božić” (Ciò che il Natale porta), nata dalla collaborazione tra il DJ fiumano Igor Relić, e i musicisti di Bergamo Luciano Mirto e Rosita Caglioni, è invece un tentativo felice di restituire positività e allegria durante le vacanze di Natale. Il brano, cantato da Rosita Caglioni, è stato composto da Igor Relić e da Luciano Mirto, il quale ha curato anche l’arrangiamento, ed è stato prodotto da Mario Juničić nello studio Megaphone di Fiume.

 

Alla creazione hanno inoltre partecipato i bambini del coro fiumano di voci bianche “Tratinčice”, protagonisti anche del video della canzone, le cui riprese hanno avuto luogo nel centro commerciale ZTC di Fiume.
Abbiamo avuto l’occasione di parlare con Luciano Mirto e Rosita Caglioni, i quali ci hanno rivelato, oltre al modo in cui è stato realizzato il progetto, il particolare messaggio che il brano si propone di trasmettere.

Qual è stato il processo creativo che ha portato alla canzone “Ono što donosi Božić”?
Luciano: “La canzone nasce da una proposta del mio amico e collaboratore Igor Relić, con cui abbiamo lavorato per diversi anni a vari progetti che hanno coinvolto tanto la realizzazione di alcune canzoni, quanto le esibizioni dal vivo. Questo brano parte dal desiderio di attraversare e ‘superare’ questo periodo, segnato dall’epidemia del Covid, per cercare di restituire un po’ di spensieratezza, gioia, serenità. Igor ha scritto il testo, io mi sono dedicato alla composizione musicale e all’arrangiamento, mentre la mia compagna si è occupata dei cori e degli interventi di improvvisazione. Il brano è stato poi completato nello studio Megaphone di Fiume.”

Rosita: “Non abbiamo voluto utilizzare una lingua ‘internazionale’ come l’inglese perché, a nostro avviso, questo brano non può essere pensato se non in croato. Ogni lingua deve avere il suo suono e il rispetto della tradizione. I bambini che cantano in croato qui vengono elevati a esempio dei bambini di tutto il mondo. Alla fine, non è importante la lingua, ma la musica e la trasmissione sonora che ne diamo: il messaggio è quello di unione a livello globale.”

La crisi del coronavirus ha colpito, tra le altre cose, anche il settore delle arti e della cultura. In quanto artisti, come avete vissuto la creazione artistica in queste condizioni?
Luciano: “Per noi, l’impatto del Covid si è tradotto in due aspetti. Innanzitutto, il coronavirus ci ha dato una grande botta nel senso che si è fermata l’attività a livello professionale e, di conseguenza, ha causato anche una ricaduta a livello economico avendo impedito completamente le esibizioni dal vivo. D’altro canto, c’è anche un lato positivo dell’effetto della pandemia, ovvero il fatto che ci ha permesso di usare molto bene il nostro tempo. Normalmente durante il periodo natalizio lavoriamo molto di più, per cui a volte non abbiamo le condizioni per dedicarci a tutti i progetti che pianifichiamo. Invece questa volta, grazie al Covid, abbiamo usato bene il tempo a nostra disposizione per scrivere e per elaborare il lavoro a distanza con i nostri giovani allievi, facendo lezioni online. È vero che il coronavirus ha rafforzato tantissimo i limiti che già c’erano, ma, a livello umano, ci ha permesso di essere molto in gioco, molto presenti in ciò che facciamo. Io ringrazio il Covid a livello personale per una crescita che mi ha costretto a intraprendere dal punto di vista introspettivo, valutando la vicinanza e la lontananza delle persone, a partire dai miei familiari, dai miei amici e da tutti gli studenti che io amo tantissimo. Negli ultimi anni mi ero dedicato soprattutto alla didattica perché amo tanto la musica e la trasmissione musicale; invece ora ho avuto l’occasione di concentrarmi su alcuni aspetti che avevo trascurato ultimamente, tra cui la scrittura, la composizione, la produzione e l’arrangiamento. In altre parole, il coronavirus per noi ha rappresentato tanta paura, ma allo stesso tempo una riflessione profonda e introspettiva.”

Luciano Mirto, Igor Relić e Rosita Caglioni

Qual è il messaggio del brano?
Luciano: “Il nostro messaggio è semplicissimo: fermare tutto, respirare profondamente e capire che la vita non è gratis, ma è bellissima. Il nostro invito è quello di concentrarsi su sé stessi, ma non in modo egoistico; di ascoltarsi, perché in questo modo ci si vuole più bene e, di conseguenza, ci permette di capire meglio gli altri. L’amore: questo è il messaggio del brano. Per questo motivo abbiamo voluto coinvolgere i bambini, perché sono il simbolo più vero e più puro del Natale. Da casa possiamo fare il mondo se c’è davvero un’unione introspettiva e una volontà di miglioramento, a prescindere dalle difficoltà che ci assillano. Sarà forse demagogia, forse un sogno, però sono convinto che la rivoluzione vera parta a livello individuale.”

Non è la prima volta che lavorate con artisti croati. Che significato ha per voi esibirvi in Croazia e collaborare con musicisti e performer del nostro Paese?
Rosita: “A livello personale, nutro un grande amore per la Croazia e per tutti questi Paesi che amano la cultura, che amano la tradizione. La Croazia è sicuramente un Paese che ci ha sempre accolti bene. L’anno scorso abbiamo presentato a Zagabria alcuni dei nostri brani e speriamo, non appena le condizioni lo permetteranno, di riuscire a visitare ed esibirci nuovamente in Croazia. Vorrei inoltre cogliere l’occasione per ringraziare, oltre a Igor, tutti coloro che ci hanno accolti e che hanno collaborato a quest’iniziativa.”

Luciano: “Le esperienze che abbiamo avuto a Zagabria ci hanno fatto vivere un’Italia che non esiste più, che era quella di quando noi eravamo piccoli. In Croazia le persone sono molto serene, si parlano volentieri, non ho percepito una certa forma di malcostume che spesso ho osservato in Italia. Voi siete molto coesi, questo mi piace. Nel bene o nel male, c’è coesione.”

State già lavorando a dei progetti futuri?
Rosita: “Al momento stiamo portando avanti diverse iniziative. Vorrei innanzitutto menzionare il brano ‘Sanjam’ (Io sogno, nda), nato anch’esso dall’amicizia con Igor, in chiave molto moderna. Poi stiamo lavorando a diverse altre canzoni, sia per il pubblico italiano, sia a livello internazionale. Inoltre, ci occupiamo anche di teatro: ‘Inner Worlds in Motion’ è uno spettacolo dove non ci sono barriere di suono o di lingua; la voce non è più parlata, ma è un contorno di voci dove lo spettatore arriva a decifrare diverse forme di emozioni che vanno dalla rabbia, al dolore, alla gioia. Si tratta, quindi, di uno spettacolo che tira fuori delle sensazioni più profonde, con cui ci avviciniamo alla musica di sperimentazione. ‘Inner Worlds in Motion’ è nato dalla storia di un rifugiato politico, un giornalista afghano che ha perso la sua famiglia. Sul palco, la danza e la pittura si incastrano in chiave moderna.”

Luciano: “Cerchiamo sempre di rimanere fedeli ad alcune propensioni, ad alcune idee perché crediamo, dall’altro lato, che il concetto di copiare (che pervade l’odierno panorama delle arti) ha devastato ciò che oggi è l’arte.”

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