Alla riscoperta del genio di Luigi Dallapiccola

Il compositore di origini istriane è stato il tema di un Convegno organizzato dal Circolo di cultura istroveneta «Istria»

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Alla riscoperta del genio di Luigi Dallapiccola
Rosanna Turcinovich Giuricin, Giulio D’Angelo e Denis Visintin. Foto: Rossana Poletti

Chi era Luigi Dallapiccola, dove nacque e visse, la sua formazione, il suo mondo, la sua musica, sono alcuni degli aspetti che il convegno “Crocevia Dallapiccola” organizzato dal Circolo di cultura istroveneta “Istria”, con la collaborazione del Conservatorio Tartini di Trieste, ha voluto portare alla luce. Artista molto conosciuto all’estero, adorato negli Stati Uniti, in Italia è poco ricordato, benché sia uno dei più grandi innovatori in campo musicale del Novecento, come ha ben affermato Ezio Giuricin, presidente del Circolo “Istria”.

Un’esistenza travagliata
A delineare l’ambiente in cui nacque è stato chiamato lo storico e giornalista Denis Visintin. “Dallapiccola nacque a Pisino nel 1904, da famiglia originaria del trentino – ha puntualizzato –. Sia il padre che la madre erano insegnanti. Erano anni di grandi contrasti politici tra italiani e croati, anche se il sindaco croato di quel tempo avviò un importante sviluppo della città. La famiglia Dallapiccola, accusata di irredentismo, fu internata a Graz dal 1916 al 1918. Ed è qui che il giovane ebbe modo di allargare i suoi orizzonti musicali, conoscendo la musica di Wagner. Ritornato a Pisino, la città gli sembrava piccola e conseguentemente decise di andare a studiare a Trieste e poi a Bologna, ossessionato dallo studio di Debussy. Nei primi anni Venti si trasferì a Firenze fino al 1930. Come Benedetto Croce, fu ammaliato inizialmente dal fascismo, ma ben presto si ravvide, soprattutto dopo le leggi razziali, quando aveva già sposato l’ebrea Laura Luzzatto Coen. La sua opposizione musicale mise in pericolo la sua carriera, quando si rifiutò di esibirsi nelle zone occupate dai nazisti. Soltanto negli anni Sessanta riprese la collaborazione con la Jugoslavia, senza mai tornare a Pisino. Sappiamo molto dalla corrispondenza con Slavko Slatic, tenuta fino alla morte del 1975, da cui emerge che Dallapiccola collaborò con vari musicisti italiani e internazionali, con i teatri croati, a Spalato, a Fiume e Zagabria, nei quali voleva seguire le preparazioni dei suoi concerti, sappiamo dei suoi contatti con Schönberg e Stravinsky. Per i giovani studenti di musica istriani che si recavano a Firenze era d’obbligo incontrare Dallapiccola. Nelle lettere degli anni Settanta emerge la voglia di tornare a Pisino, ma la morte lo impedì. Nonostante i tentativi non si riuscì a mettere una lapide a Pisino a dieci anni dalla scomparsa. All’epoca Slatic scrisse alla moglie Laura che ‘i tempi non sono ancora maturi’. Sarà possibile solo nel 1996”.

La formazione musicale
Su questa biografia si incastona l’analisi del prof. Giulio D’Angelo, che ha riferito della formazione musicale a Trieste di Luigi Dallapiccola. La città era permeata da una cultura d’identità nazionale e di cosmopolitismo e soltanto apparentemente le due realtà erano in contrasto. La storia del giovane Dallapiccola era quella di tanti gruppi e famiglie del territorio. Qui trovarono conferma le sue vocazioni con Alice Andrich Florio e Antonio Illersberg, che furono suoi insegnanti. “Immaginiamo i luoghi che vedeva arrivando in città, la piazza della Caserma (oggi piazza Oberdan dove fu condannato a morte il rivoluzionario antiaustriaco), vicino a questa il Narodni dom bruciato nel 1920, il fatto costituì il battesimo dello squadrismo organizzato. Arrivando in treno da Pisino, sicuramente passava davanti al Caffè San Marco per raggiungere la casa di Illersberg, della quale erano abituali frequentatori lo psicanalista Edoardo Weiss, Italo Svevo e James Joyce. Per arrivarci passava davanti alla Sinagoga, costruita nel 1912. Siamo nel campo delle ipotesi – è l’affascinante idea di D’Angelo – che raccontano di atmosfere che indubbiamente influenzarono il giovane, proveniente da una famiglia colta. Illersberg fu suo insegnante privato di composizione, rappresentante di una generazione che si affrancava dal melodramma, appartenente ad un movimento che svecchierà la cultura musicale italiana, fu inoltre caposcuola e personalità forte anche come organizzatore culturale, tutt’altro che conservatore. Dallapiccola conserverà un ricordo affettuoso di Illersberg. Grazie a lui Dallapiccola conobbe il Trattato di armonia di Schönberg, antesignano della dodecafonia, che racconta di speculazioni in musica e non di regole precostituite. Curioso sapere che il Trattato sarà proibito nei conservatori fino a tempi più recenti, mentre Dallapiccola lo considerò a fondamento di una nuova fenomenologia del linguaggio musicale. A Firenze dal 1921 conobbe Biagio Marin e poi Laura Luzzatto Coen, che divenne sua moglie nel 1938”.

Una figura complessa
Interessante l’osservazione di D’Angelo che ha affermato come il molteplice esodo triestino e istriano verso Firenze avveniva per la necessità di raggiungere la Toscana per studi letterari e umanistici, meno ovvia la scelta di Dallapiccola, che era una necessità intellettuale, senza trascurare quella musicale. Il professore del Conservatorio Tartini ha espresso il forte desiderio che, nell’occasione del cinquantenario dalla morte di Dallapiccola nel 2025, ci sia l’occasione di proporre il suo “Prigioniero”. E a questo proposito “C’è tanto dolore nell’opera di Dallapiccola – ha affermato Quirino Principe –, che ha espresso nelle sue composizioni un ‘odium sui’. Ma trovo anche tanta di quella tipica concretezza istriana, come di un essere che cammina su piedi ampi, larghi in un corpo dal collo lungo”. Una figura complessa, che come ha rilevato il direttore del Conservatorio Tartini di Trieste, Sandro Torlontano, è stato molto interessante analizzare, come ha splendidamente fatto il maestro Giovanni Bellucci, attraverso un programma musicale che spieghi come si arriva poi alla dodecafonia. Lo stesso Bellucci ha affermato che la dodecafonia è solo l’epigono per Dallapiccola, che partì dalla composizione diatonica, a cui peraltro è stato attribuito un intenso lirismo.

Iniziative più recenti
Nel corso del convegno hanno portato il loro contributo al dibattito Ana Čuić Tanković, direttrice didattica del Centro Studi di musica classica Luigi Dallapiccola dell’Unione Italiana, che ha descritto dalla fondazione del 1985 a Verteneglio, fino alle innovazioni didattiche ed artistiche dei giorni nostri; Ivana Paula Gortan-Carlin, musicologa dell’Università di Pola, che ha ricordato le iniziative del 2004 a Cittanova e Pisino per celebrare i cent’anni dalla nascita del compositore, e Aleksandra Santin Golojka, presidente dell’Associazione per la salvaguardia della memoria dei compositori istriani di Pola, che ha riferito dei due concerti dedicati a Dallapiccola e della trasmissione radiofonica già realizzati all’inizio di quest’anno.
In conclusione della mattinata la moderatrice dell’evento, Rosanna Turcinovich Giuricin, ha ricordato, parlando del compositore di Pisino, come “le eccellenze ci aiutano ad andare nel mondo”.

La musica che parla
Nel pomeriggio, alle descrizioni dettagliate sui vari momenti musicali di Dallapiccola del maestro Giovanni Bellucci, si sono alternate esecuzioni dal vivo dei giovani pianisti Tommaso Carlini, Ai Watanabe e Matteo Bevilacqua. Per concludere l’evento il maestro Bellucci, dopo aver proiettato un filmato che ritrae un giovane Amedeo Amodio che danza “Marsia”, sotto la guida di Dallapiccola e del coreografo Milos, lo ha intervistato sulla sua esperienza col compositore di Pisino, che risale agli esordi della sua carriera da ballerino. “Preparai i passi con il coreografo senza musica, poi li ripetei con la melodia e allora sentii una vibrazione dentro di me particolarissima” ha affermato Amodio a proposito della sua esperienza col compositore istriano. Successivamente Bellucci si è collegato con l’attore Enzo Decaro, appassionato di musica che coniugando filosofia e musica, nel suo corso di scrittura creativa alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Salerno, ha incontrato il lavoro di Dallapiccola.
Hanno collaborato al progetto Dallapiccola anche le Comunità degli Italiani di Pirano, Pisino, Rovigno, il RovinjArt&more, il Teatro Popolare di Pola, l’AFIM e l’Associazione Internazionale dell’Operetta FVG di Trieste.

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