Alessio Bozzer racconta il «Nuovo cinema Buie»

Il documentario bilingue del regista triestino verrà proiettato oggi ad Abbazia nell'ambito del 20.esimo Liburnia Film Festival. Protagonista del film il connazionale Pino Degrassi, già presidente della CI di Umago

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Alessio Bozzer racconta il «Nuovo cinema Buie»
Il protagonista Pino accanto al vecchio proiettore cinematografico. Foto: SARA ŠVAGELJ

È in programma oggi, alle ore 20.15, sulla Scena estiva di Abbazia, la proiezione del film “Nuovo cinema Buie” del regista triestino Alessio Bozzer. Si tratta di un documentario bilingue (italiano e croato) dalla durata di 75 minuti, con protagonista il connazionale Pino Degrassi, già presidente della CI di Umago. Il film è stato prodotto dalla Videoest di Trieste e dalla Antitalent di Zagabria, in coproduzione con la Radiotelevisione croata (HRT). Visto che la pellicola è inserita nel programma del Liburnia Film Festival e alla première abbaziana sarà presente anche l’autore, abbiamo interpellato Alessio Bozzer per capire meglio di che cosa parla questo interessante film.

Un evento epocale
Lei ha realizzato un film bilingue (o trilingue se consideriamo anche il dialetto istroveneto) che parla di un importante fenomeno della vita buiese nel secondo dopoguerra. Come è stato vissuto l’avvento del cinema nella cittadina istriana?
“Il cinema all’epoca era una novità e tutti erano affascinati dai nuovi film e dai divi dell’epoca. Il fatto di poter avere un vero cinema nel centro di Buie è stato davvero un grande evento. Da quello che mi raccontano i testimoni il cinema era sempre pieno, le proiezioni erano ininterrotte e spesso si andava a vedere lo stesso film per tre o quattro volte. L’apertura di quel cinema è stato sicuramente un evento epocale”.

Che effetto hanno avuto i film (sia americani che sovietici) sulla vita sociale?
“Un testimone, Palmira, racconta nel film che per loro, ragazzi all’epoca, andare al cinema e vedere i film era quasi un privilegio, si sentivano liberi e onorati. I film erano soprattutto un bellissimo passatempo. Le pellicole non avevano messaggi politici o sociali e anche se alcuni film avevano un taglio piuttosto politicizzato, mi pare che tutti li guardassero solo come opere di intrattenimento, di svago. I film erano una fuga dalla realtà e una possibilità di immergersi in un mondo immaginario, da sogno. E questo accadeva nel cinema di Buie, ma anche in tutti gli altri cinema del mondo. In più a Buie c’era questo elemento della lingua, che in altri posti non c’era. I film arrivavano da tutte le parti del mondo e spesso non venivano sottotitolati, oppure venivano tradotti solo in croato. Quindi molte volte la maggior parte del pubblico non capiva ciò che veniva detto, ma tutti adoravano i film comunque. Mi racconta Lucia che il primo film che aveva visto era un film russo, della fine degli anni Quaranta. Lei non aveva capito nulla essendo in russo e senza sottotitoli, ma le è piaciuto tantissimo per le scene e i colori”.

Quando venne costruito l’edificio del nuovo cinema?
“Il cinema venne costruito in un paio d’anni, dal 1949 al 1950 e venne inaugurato credo alla fine del 1950”.

Sogno di un futuro migliore
Quali sono state le conseguenze a lungo termine sulla collettività del Nuovo cinema di Buie?
“È difficile dire con certezza se il cinema abbia avuto o meno un ruolo nello sviluppo di Buie. Sicuramente ci sono stati molti elementi che hanno segnato l’evoluzione di Buie e dell’Istria. Io credo, da quello che mi hanno raccontato, che il cinema abbia avuto un ruolo importante come luogo di incontro, come spazio in cui ognuno poteva sentirsi uguale all’altro, in cui essere spettatori immersi in un film e provare le stesse sensazioni, gioia, paura, nostalgia… Le persone che ho incontrato all’epoca erano bambini o ragazzi e per loro naturalmente la realtà politica e sociale era qualcosa di più sfumato, qualcosa che riguardava gli adulti, qualcosa che non capivano bene. Per questi bambini e ragazzi esisteva solo il futuro e sicuramente nel buio della sala, guardando i molti film proiettati, sognavano un futuro migliore, sicuramente idealizzato, ma condiviso con gli altri”.
Il cinema è stato uno strumento di coesione o di propaganda?
“Ho già risposto credo con la domanda precedente. Per quanto riguarda la propaganda esisteva il programma ‘Filmske novosti’, che veniva proiettato prima dell’inizio del film. A rivedere ora questi filmati sembrano molto ingenui, facevano parte della comunicazione del regime per tenere alto lo spirito dei popoli. Qualcosa del genere esisteva anche in Italia nei decenni precedenti. Non penso che il pubblico fosse così interessato a quei filmati, tutti attendevano l’inizio del film”.

L’arrivo di Tito
Come mai ha scelto proprio questo tema per il film?
“L’idea del film è nata per caso. Nel 2017 un’amica di Trieste mi raccontò che suo nonno gestiva un cinema a Buie, in Istria, e sua madre ricorda benissimo quel periodo. Ho voluto allora incontrare la madre, la signora Annamaria, per un caffè. Durante quella conversazione lei mi ha raccontato una bellissima storia. Di quando, alla metà degli anni Cinquanta, una volta era venuto in visita Tito a Buie e aveva voluto vedere anche la nuova sala cinematografica. Le bambina viveva con i genitori all’interno del complesso che ospitava il cinema, in un piccolo appartamento, perché suo papà, Leonardo, era il custode e gestore del cinema. Ad un certo punto sentì bussare qualcuno alla porta e si trovò davanti Tito! La madre lo fece accomodare e gli offrì una tazza di caffè. Scambiarono due parole e lui fece sedere la piccolina sulle ginocchia. Questo aneddoto mi accese una lampadina e più ci pensavo più mi pareva un’idea perfetta per un documentario. Allora ho deciso di andare a Buie e incominciare a indagare e dopo cinque anni e tanto lavoro, il risultato è il ‘Nuovo cinema Buie’”.

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