Un equilibrio tra scelte gestionali e costi

L’Ateneo «Juraj Dobrila» ha invitato alcuni studiosi italiani, intenditori del sistema delle fortificazioni che la Regione del Nord Italia ha ereditato dalla Prima guerra mondiale, i quali hanno dato diversi suggerimenti

0
Un equilibrio tra scelte gestionali e costi
Vladimir Torbica, Gracijano Kešac, Kristina Afrić Rakitovac, Giuseppe Ferrandi e Fiorenzo Meneghelli. Foto: Arletta Fonio Grubiša

Fortezze e strutture militari austro-ungariche attorno a Pola: non si fa che parlare della necessità di recupero e di salvaguardia, ragionare sulle modalità di rendere fattibile la loro valorizzazione integrale, pur restando fermi per anni a livello di discorsi introduttivi e ragionando tuttora sul considerevole valore delle storiche strutture architettoniche, da candidare agli ambiti finanziamenti europei. Per tentare la strada del vero recupero di un patrimonio che è in buona parte “ostaggio” della proprietà statale, bisogna ancora “imparare”, apprendere le modalità già studiate e collaudate da altrui valide esperienze ed è per questo motivo che l’Ateneo “Juraj Dobrila” ha invitato a Pola alcuni studiosi italiani, intenditori del sistema delle fortificazioni austroungariche, che il Trentino Alto Adige ha ereditato dalla Prima guerra mondiale. Una realtà a noi geograficamente più lontana ha eccome elementi in comune da spartire: l’appartenenza ad un’analoga storia all’interno dell’Imperial e regio mondo, i grossi sconvolgimenti e fior di sofferenze che le vicissitudini del passato hanno sempre imposto alle terre e alle genti di confine, gli arruolamenti, le costrizioni alle condizioni di profughi. Quel territorio a cuneo che s’infiltrava nel Regno d’Italia e il triangolo istriano che faceva da spartiacque tra la Serenissima e l’Impero dell’aquila bicipite potrebbero benissimo condividere un percorso assieme per cercare di trasformare le fortezze, da luoghi di guerra a luoghi di pace e di promozione culturale quale patrimonio appartenente alla grande storia europea.

I relatori
Il desiderio c’è ed è reciproco, tuttavia, per il momento si è potuto almeno fare tesoro degli insegnamenti trasmessi dal direttore del Museo storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi, nonché dal responsabile dell’Istituto per le fortificazioni della Regione Veneto, l’architetto Fiorenzo Meneghelli, giunti accompagnati da rappresentanti dell’Università veneziana Ca’ Foscari. Sono stati accolti al Museo storico e navale dell’Istria, dal benvenuto del direttore Gracijano Kešac, nonché dalla docente dell’Università, Kristina Afrić Rakitovac che assieme alla collega Nataša Urošević ha avviato l’iniziativa della visita polese, mentre hanno fatto atto di presenza pure l’assessore regionale alla Cultura Vladimir Torbica e il vicesindaco di Pola in quota CNI, Bruno Cergnul.

Cadine, un esempio da imitare
“La chiave di lettura dei progetti cui abbiamo dato forma e del mio lavoro è la fortificazione in quanto storia che vive nella nostra contemporaneità. È una dimensione che offre una visione culturale per il futuro mentre inquadra il passato”: sono parole di Fiorenzo Meneghelli, mentre ha presentato il “Catalogo delle fortificazioni austroungariche 1815-1915” e illustrato il Dossier di candidatura del sistema fortificato locale, precisamente della costruzione militare di Cadine per il Marchio del patrimonio europeo. È questo un esempio da imitare per ambire ad un marchio – che le fortezze di Pola meriterebbero – pur non corrispondente allo status riservato ai beni sotto l’Unesco, i cui valori primari sono l’autenticità e lo stato di conservazione. Come sentito dall’esperto in architettura: “Il bene architettonico non costituisce l’elemento fondamentale, contano anche l’ambiente e il territorio in cui sono inseriti, le azioni che si svolgono al suo interno nella contemporaneità implementando cultura, informazione e valori europei da comunicare”. È stata particolarmente interessante la visione delle opere fortificate del Trentino, dove il territorio è tutto presidiato negli accessi alle vallate e la memoria e i sentimenti sono (con)divisi e indissolubilmente collegati a due realtà nazionali, quella italiana e quella austriaca. È una storia da analizzare come un unicuum, secondo gli esperti e d’altra parte dicono che ogni locazione e struttura fortificata va vista sia in scala locale che allargata.

Valorizzazione sostenibile
Si apprende che il Catalogo delle fortificazione ha “schedato” ben 512 forti dell’ex area austroungarica, classificandoli per collocazione geografica, segmenti e tipologie di costruzione e connessione alle aree urbane odierne. Altri suggerimenti trasmessi a Pola invitano a procedere con attenzione: non tutte le fortezze sono recuperabili e certe lo sono soltanto in parte a causa di tutta una serie di difficoltà: zone impervie, irraggiungibili, insicurezza, umidità, barriere architettoniche, muri che si sgretolano… Giuseppe Ferrandi ha ricordato l'”ubriacatura” generale capitata in occasione dell’anniversario della Grande guerra, negli anni 80, quando si era corsi all’impazzata per riscoprire ogni batteria, ogni fortino militare forzandone il recupero in maniera insensata. L’euforia, poi, finiva per placarsi per mancanza di finanze. Consiglio anche per Pola: va fatto equilibrio tra scelte gestionali e costi fino a trovare un modello di valorizzazione sostenibile, attuare una conservazione corretta, non delle metamorfosi in salotti di narrazione della storia nazionale, ma in luoghi di storia e di cultura europea avviati verso una mentalità di pace. Un tanto non va inteso come bisogno di avere una storia “pacificata” e di “buoni sentimenti”, ma di sentirsi europei, studiosi che producono analisi, ricerche, riletture fino a trasformare i luoghi fortificati in nuovi corridoi della cultura entro una dimensione sociale e comunitaria.

Visite a Verudella e Musil
I due esperti italiani si sono resi protagonisti di visite a una parte del patrimonio militare austroungarico di Pola: Verudella, Fort Bourguignon, le fortezze di Musil e di Maria Luisa. Estasiati soprattutto da quest’ultima, si segnala che la medesima è mangiata dai rovi, ma presenta un ottimo stato di conservazione, come la maggior parte del patrimonio militare ereditato da Pola: ci vuole valorizzazione sostenibile, aperta al pubblico locale, e come dichiarato da Fiorenzo Meneghelli, non soltanto in funzione turistica. Parole di cui va fatto tesoro.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display