Sara, dal Brasile per amore

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Sara, dal Brasile per amore

A volte la vita dal lontanissimo Brasile ti porta a Pola. Ne sa definitivamente qualcosa la 36.enne brasiliana Sara Queiróz Popović, che per la sua simpatia, l’aspetto e l’allegria tipici del suo Paese natio dà un qualcosa di esotico alla città. Come al solito disponibilissima (nonostante una fastidiosa infiammazione alla gola), Sara si è concessa per una chiacchierata per parlare della sua vita, davvero intensa e interessante.
Ci racconti un po’ le tue origini, e alcuni aspetti del Brasile?
Sono nata nel 1982 nella città di São Vicente, che conta 400mila abitanti, nello Stato di São Paulo. Il Brasile conta 26 Stati e 206 milioni di abitanti. Assieme ai genitori, al fratello e alla sorella che sono più giovani, sono cresciuta nella favelas locale. Eravamo una famiglia modesta, ovviamente.
E poi? Come sei arrivata in Europa?
Quando frequentavo la settima classe della scuola elementare ho conosciuto un’amica, con la quale sono in contatto ancora oggi. Suo padre era tedesco, navigava e aveva fatto tappa in Brasile. Ci eravamo ripromesse che al termine degli studi ci saremmo incontrate in Germania. E così è stato visto che nel 2001 dopo avere terminato la scuola media mi sono decisa a fare una visita all’amica, che nel frattempo era ritornata in Europa, precisamente nella città tedesca di Lubecca, dove ho soggiornato per tre mesi. Ironia della sorte, già durante la prima serata a Lubecca, ossia nell’arco di ventiquattr’ore, a una festa estiva in città ho conosciuto il mio futuro marito Marko, che allora era impiegato nel cantiere navale. Poi, dopo alcuni ritorni in Brasile nel 2002 sono arrivata in pianta stabile in Istria, precisamente a Sissano dove tutt’ora risiedo. Ho messo su famiglia, e ora posso vantarmi di avere un figlio, Ferdinando di 15 anni, e una figlia, Lais di 13 anni”.
Parli perfettamente il croato, ma pure altre lingue, in pratica sei una poliglotta…
Ovviamente oltre al portoghese conosco l’inglese e un po’ l’italiano. Ho imparato la lingua croata nell’arco di due anni, senza seguire alcun corso. Soltanto grazie a mio marito e alla gente che mi stava intorno. Inoltre, vivendo in paese, ha imparato il dialetto ciacavo, con il quale ho avuto non poche difficoltà, e un po’ anche il dialetto sissanese.
Lavori sempre?
Ho una carriera da barista lunga ben 12 anni. Ora lavoro in un negozio d’abbigliamento, che da via Flanatica si è trasferito al nuovo centro commerciale “Max City” a Stoia.
Come ogni brasiliana che si rispetti, anche tu hai la passione per lo sport e la danza?
Certamente. Ho frequentato lo studio di ballo “Art Dance”, e per quatto anni ho praticato l’hockey a rotelle al Pattinaggio. Mi preme sottolineare che ero l’unica donna nella squadra tutta maschile. Ciò in questo sport è consentito, e avevo il ruolo di portiere. E me ne vanto visto che tra l’altro abbiamo vinto la Coppa nazionale. Inoltre, negli ultimi tre anni mi sono dedicata al calcio giocando nell’Istra 1961, che milita nel girone settentrionale della Seconda lega, come terzino sinistro”.
Allo stadio Drosina ti abbiamo vista pure in veste di traduttore?
Solamente una volta per presentare un giocatore brasiliano, Bruno Savio. Ora ce ne sono due, è arrivato pure Maicon, però come sento dovrebbe raggiungerli un terzo.
Manco a dirlo da vera brasiliana sei amante della musica. Hai trascorso un periodo pure all’interno del complesso “Gustafi”?
“Si, per due anni. Una bellissima esperienza in quanto ho viaggiato molto, conoscendo la Slovenia, il Montenegro, la Croazia e ovviamente l’Istria. Poi avendo due bambini piccoli non ho potuto permettermi di stare a lungo fuori casa. Nel mio piccolo mi piace ascoltare tutti i generi musicali, dal classico alle varie sfumature di rock. Comunque, amo particolarmente il punk e il grunge”.
Come ti trovi a Pola?
“Geograficamente la città è bella, però la gente… Hmm. Ci sono buone persone però con alcune bisogna sempre mettere le mani avanti. La penso così in quanto la mentalità tra il mio Paese natio e queste zone è completamente differente. In Brasile, nonostante tutti i disagi e i problemi sociali, la gente è molto più aperta. Nel concreto le persone in Brasile si amano e si aiutano di più”.

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