Pola. Bilinguismo sì, bilinguismo no

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Pola. Bilinguismo sì, bilinguismo no
La vettura ufficiale delle guardie comunali. Foto: Arletta Fonio Grubiša

“Na čast Svetog Tome”, “Svetkovina Svetog Tome”, Trodnevnica uoči slavlja zaštitnika pulske biskupije i grada Pule” e altre ancora sono le scritte degli annunci con i quali è stato tappezzato l’enorme portone di legno malconcio e scrostato del Duomo di Pola, la storica Cattedrale che per secoli ha mantenuto viva la celebrazione del Santo patrono di Pola e la tradizione delle liturgie in lingua italiana, tra le quali quelle in suffragio alle vittime dello scoppio di Vergarolla, di cui il cippo del vicino parco mantiene perenne testimonianza e memoria. Una volta, se non si erra, Sveti Toma si chiamava San Tommaso. Ed evidentemente, qualcuno ha manifestato problemi di memoria. Potrebbe chiamarsi in entrambi i modi, ma l’ambiente ecclesiastico ha scelto di limitarsi alla denominazione croata. E non solo la parrocchia si è dimostrata limitativa e smemorata, ma pure la Città patrocinatrice di uno degli eventi (concertistici) indetti per la festa, e, annunciati esclusivamente in versione monolingue. Bilinguismo no, bilinguismo sì. Lo si introduce a casaccio come un ingrediente facoltativo per una ricetta che può anche farne a meno. Ma, in qualche caso la pietanza può riuscire anche bene e meglio con la dovuta aggiunta. Vedi le macchine del servizio pubblico delle guardie comunali le cui porte sono state omaggiate di doppia denominazione: “Redarstvo-Vigilanza”. L’Italiano è salvo. E chissà, magari con un rito di cristiana penitenza si potrebbe indurre San Tommaso o Toma a compiere una manovra d’intercessione anche a favore di sé stesso e di una sua bilingue apparizione al popolo che lo festeggia.

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