Scoglio Olivi senza paga, lavoro congelato in luglio

Il direttore Samir Hadžić ha deliberato la possibilità per i dipendenti di rimanere a casa. In tal caso verranno corrisposti loro 700 euro lordi

0
Scoglio Olivi senza paga, lavoro congelato in luglio
Nubi sempre più dense su Scoglio Olivi. Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

Tempesta silenziosa sull’orizzonte di Scoglio Olivi. Ai dipendenti rimasti non è stata corrisposto lo stipendio di maggio, dopo che quello di aprile è arrivato un po’ a malapena e con apprensione. La congiuntura economica non è favorevole. Lo ammette lo stesso direttore dell’Uljanik, Samir Hadžić, che ha deciso di adottare misure d’emergenza. In parole povere, ha deliberato la possibilità per i dipendenti di sospendere in un certo senso il lavoro dal 1.mo al 31 luglio. In questo periodo, chi dovesse accettare l’opportunità, non avrebbe l’obbligo di recarsi al lavoro e si vedrebbe corrispondere uno stipendio pari a 700 euro lordi. Nel caso qualcosa dovesse cambiare in meglio e chi a casa dovesse venire richiamato, dovrà rientrare sul posto di lavoro il giorno successivo la chiamata. Se invece dovesse essere lo stesso dipendente a volere rientrare, allora dovrà informare il datore di lavoro un giorno prima del rientro. Per il periodo di questa sorta di cassa integrazione, il dipendente non avrà il diritto al congedo per malattia.

Una manovra che ci fa pensare a un tentativo di alleggerire la zattera per evitare che vada sotto. E che nella delibera si specifica presa per mantenere l’impiego. Non che dentro le mura cantierine si sia fermato tutto: alcuni lavori proseguono, ma altri sono impossibili a farsi per insolvenza.
Nubi su nubi, quindi, nel cielo cantierino. Già sono andati a vuoto due tentativi di vendita della quota societaria detenuta dallo Stato nell’Uljanik Brodogradnja 1856: se si fosse riusciti ad avere un nuovo partner strategico, allora la rotta da percorrere sarebbe stata meno difficoltosa. Prima si era fatto avanti il Gruppo CE Industries di Jaroslav Strnad, la cui offerta era stata rifiutata confidando di poter ottenere qualcosa di più dalla messa all’asta. Al no ai 155 milioni di kune offerti dal Gruppo l’anno scorso, il Consiglio dei creditori aveva rilanciato con un tender internazionale al quale si erano fatti avanti il ceco CE Industries e la turca Imza Marine Denizcilik Anonim Sirketim, che avevano letto nel profondo lo stato di salute cantierino, ma al dunque non si erano fatti avanti con un’offerta vincolante. All’asta di maggio, poi, se ne sono rimasti a casa tutti. All’epoca il curatore fallimentare, Loris Rak, aveva annunciato una prossima seduta del Consiglio dei creditori per decidere un nuovo tentativo di alienazione, naturalmente con un ribasso del prezzo. Forse, prendendo tempo si è perso il treno. Anzi, la nave.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display