Per i disabili è una corsa a ostacoli

Una struttura metallica e un semaforo limitano il passaggio dei portatori di handicap a un incrocio

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Per i disabili è una corsa a ostacoli
La struttura metallica e il semaforo. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Sramota! Shame! Schande! Vergogna! Verguenza! Vergonha! In croato, in inglese, in tedesco, in italiano, in spagnolo e, per chi non ha capito ancora, anche in portoghese-brasiliano: è così che finisce per esprimersi la rabbia del cittadino, impotente di fronte alla stoltezza dimostrata da certe soluzioni organizzative adottate nell’ambiente urbano. Alla faccia del tanto bramato e inseguito bilinguismo, la versione italiana è appena al quarto posto nell’elenco degli idiomi che scandisce il disappunto a suon di esclamativi. Questo sì che è multilinguismo. Non basta manco un concentrato di parlate per esprimere quel profondo e amaro turbamento interiore che ci assale quando ci rendiamo conto che gli addetti ai lavori abbiano agito senza manco un grammo di buon senso. L’incrocio tra via Vukovar e Rakovac ha visto sorgere un enorme caseggiato a più piani, che si spinge a ridosso dei marciapiedi. Nulla di strano, dal momento che l’architettura della zona cittadina è tale da oltre cent’anni, tanti quanti ne contano gli edifici circostanti (adiacenti e dirimpettai). Il problema, però, è sorto proprio all’angolo, dove ci stava la comoda entrata nella vasta area da cortile, già usata dall’Istra commerciale, per vendere materiale da costruzione all’ingrosso ancora dai tempi della Jugoslavia e quindi adibita a parcheggio privato. Facile, finché c’era stato gran spazio di manovra, ma poi si è fatto avanti il progresso edile, con un’ennesimo progetto di costruzione oltremodo ciclopico e ambizioso. Non si poteva più appiccicare la scatola del controllo semaforico al fastiscente muro di cinta del vecchio piazzale, bensì spingerla nel bel mezzo del marciapiede proprio per non importunare la smagliante struttura edile. Detto fatto, gli intenditori del traffico non ci hanno pensato più di due minuti prima di spingere il maxi scatolone metallico nel bel mezzo del marciapiede, che assieme al palo del semaforo a cui è affiancato, scoraggia ogni desiderio di camminare tranquillo e incolume verso l’incrocio. Scomodo e impertinente nei confronti di tutte le persone normodotate e a dir poco vergognoso nei confronti di tutti gli altri che si muovono per mezzo di carrozzelle, con l’aiuto di un bastone o altro supporto. Idem nel caso dei genitori con il carrozzino. “Non vedete che avete chiuso il passaggio!”, “Ridateci il marciapiede!”: sta anche scritto con marker-evidenziatore e adesivi incollati come messaggio correttivo e tentativo di sortire un po’ d’ordine nella deambulazione in zona. Nel caso di quest’incrocio non si tratta di essere pignoli e delicati, ma è questione di vera e propria (in)sicurezza. Chi abita nei paraggi sa che, da quando esiste memoria, l’incrocio è regolarmente soggetto a tamponamenti se non incidenti veri e propri, anche gravi. O sarà rimedio o i futuri inquilini del grande casermone si ritroveranno sotto casa situazioni sicuramente preoccupanti.

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