Le caffetterie di una volta: un vero splendore

I locali d’incontro di artisti e letterati, intellettuali e politici in vena di dibattito, ma pure di clienti «comuni», sono stati al centro di una ricerca nell’ambito del progetto regionale d’istituzionalizzazione dell’insegnamento della storia

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Le caffetterie di una volta: un vero splendore
Il Caffè degli specchi: disegno di Giulia Mancini. Foto: SMSI DANTE ALIGHIERI

La Scuola Media Superiore Italiana “Dante Alighieri” di Pola ha aperto ed estratto dal manuale di storia locale una delle più significative e piacevoli pagine del passato cittadino, attraverso un percorso fatto di ricerca, scoperta e recupero di immagini e quadretti che finiscono per ritrarre un’irripetibile atmosfera di vita sociale e culturale urbana nei tempi che furono. Le caffetterie sono una tradizione di tutto l’ex Impero Austro-ungarico, ma non solo Vienna, Praga e Budapest furono luoghi per avventori assorti nelle conversazioni più disparate dentro ad ambienti che per decorazione in legno, con soppalchi e affreschi, furono gioielli di stile Liberty, fino a far respirare la poesia e la bellezza degli umori tra l’aristocratico e il decadente della Belle Époque. Locali d’incontro di artisti e letterati, intellettuali e politici in vena di dibattito, ma pure di clienti “comuni”, semplicemente affezionati al rito del caffè, della socializzazione e della lettura dei quotidiani, appartengono eccome anche a Pola, porto principale dell’Imperial e Regio mondo Autro-ungarico.

Ebbene, il progetto regionale d’istituzionalizzazione dell’insegnamento della storia locale nelle scuole dell’Istria è stato un magnifico pretesto per cogliere la palla della storia al balzo e rendere la prof.ssa Elda Pliško fautrice di una squisita progettazione realizzata assieme a tutta una squadra di allievi ricercatori. Diremmo noi, che manco è un caso se una docente, professionista bibliotecaria, abbia avuto l’intuito di entrare nelle caffetterie, che come quella del Miramar era anche libreria e sala di lettura dove per completare l’attitudine culturale del locale teneva mostre d’arte, concerti di musica classica e jazz.

Dal Gaudenz al Miramar
O tempora o mores! Ricordare è lecito, conoscere è dovere. Nasce pertanto la magnifica ricerca presentata a suo tempo alla Rassegna regionale delle medie superiori a Parenzo, denominata “Le caffetterie polesane, i luoghi della memoria Pola – 1900-1914”. Prima di proporre una parte del saggio prodotto dai nostri giovani storiografi facciamo con loro un giro dei locali diventati oggetto d’indagine. Vedi Gaudenz (1862), una delle prime caffetterie (proprietario A. Gaudenzo), situata in piazza Municipio che, ancora non si fa onore e viene descritta come un posto buio e sporco; il Kaffesalon con biblioteca (1872) del magnifico Marine-Kasino; la caffetteria Miramar che terrà aperto più a lungo di tutte le altre ed è segnalata quale primo elegante caffè a Pola”, che nel 1913 viene presentato quale sede dell’alta società; il caffè Commercio (1890), vicino all’Arco dei Sergi (proprietario: C. Mattelich); il sofisticato Caffè degli specchi (1898) in Riva vicino all’Arsenale; la caffetteria Sezession (1904), situata in via Barbacani, vicino al Teatro e al Casinò Marina; la Casa popolare (Narodni dom, 1905) luogo di raduno della maggioranza delle società croate; il Kaffehausliterat (1904-1905), mentre si specifica che James Joyce è spesso con Nora al Caffè Miramar, esattamente al pianterreno dell’edificio che oggi ospita la redazione de “La Voce del popolo”.

La cultura urbana
“La storia della città all’inizio del Novecento – ci raccontano – è strettamente collegata alla formazione della cultura urbana, per cui gli spazi pubblici quali osterie, trattorie, caffetterie, diventano un fenomeno pubblico che ne definisce l’identità. L’anno 1852 fu molto significativo, in quanto una decisione cambia profondamente il suo destino, quando l’imperatore Francesco Giuseppe I decide di fare di Pola il principale porto marino dell’Impero Asburgico. Di seguito la città si sviluppò rapidamente, il numero degli abitanti crebbe tanto che nel 1910 erano 58.562. Pola stava diventando una città moderna. La grande concentrazione di popolazione porta alla comparsa dei “luoghi di ristoro”: osterie, trattorie, caffetterie che svolgeranno un ruolo rilevante nella configurazione dell’aspetto urbano di Pola, particolarmente negli anni che precedono la Prima guerra mondiale”.

Le fasi di lavoro
Le fasi di lavoro per scoprire tanto di distinte ambientazioni di nobile, piccola e medio-alta borghesia? La ricerca è partita con metodo scientifico dalla Biblioteca universitaria dell’Ateneo Juraj Dobrila alla scoperta dei quotidiani d’epoca (Il Giornaletto di Pola, il Polner Morgenblatt…), cui ha fatto seguito la visita alla mostra “Lo sviluppo industriale di Pola all’inizio del Novecento” alla Biblioteca civica e quindi tanta tanta indagine sul terreno. Come sottolineato da Elda Pliško: “Oltremodo utili sono stati gli interventi e le lezioni svolte dal prof. Matija Prepušt su ‘Pola all’inizio del XX secolo’ e ‘Le caffetterie polesane’ e l’ingresso didattico nella caffetteria-galleria Cvajner che conserva l’autentico spirito del tempo”. E il proposito di scendere nell’era delle caffetterie sotto la Defunta sembra essere nato proprio per associazione di idee. “Da Annus mirabilis considerevole progetto bibliotecario, ai riferimenti a James Joyce e al Bloomsday, un successivo punto di collegamento, sono realmente i locali, i luoghi di ritrovo, eletti dagli intellettuali”, specifica Elda Pliško che ci presenta nella biblioteca scolastica il terzetto che ha recentemente difeso i colori della Dante alla Rassegna regionale dei progetti di istituzionalizzazione della storia sul territorio.

Orgogliosi delle scoperte
Sono Alex Mećava, Manuela Načinović e Davide Ban. Il primo ci fa subito sapere che prima non conoscev proprio questa realtà. “Cioè. Sapevo sì che nella Pola ottocentesca esistevano i bar, ma non esattamente dove, quali e che erano così particolarmente belli. Dopo questa scoperta, mi sento di voler vivere in quel tempo per poter passare in rassegna questi locali. E mi sa che, forse, erano migliori di quelli di oggi” Forse?! Contento della ricerca compiuta? “Contentissimo. Soprattutto di avere imparato molte cose che ignoravo. Era più che interessante”. Davide invece ha una confessione da fare. “La promozione progettuale della Dante a Parenzo – dice – è stata una bellissima esperienza in giro per i caffè della città imitando gli incontri socio-culturali alle caffetterie austroungariche… In ogni caso, mi sono sentito orgoglioso di esporre le nostre scoperte, insegnando e trasmettendo ad altre persone quello che avevamo già scoperto noi”. La prof.ssa Elda Pliško? “Molto brava e instancabile lavoratrice, ci ha spiegato tutto, è stata la nostra buona guida alla scoperta della storia di Pola e un buon esempio di come si fa ricerca”. È giusto a questo punto segnalare tutta la squadra che con la prof.ssa mentore e titolare si è resa autrice di quest’opera collettiva. La classe prima economico, con i ricercatori Lana Babić, Davide Ban, Lara Cergnul, Antonio Civitico, Libia Assal Divišić, Naomi Jahja, Leona Kmet, Giorgia Kukolja, Sara Mancini, Alex Mećava, Patrik Mele, Manuela Načinović e Noemi Vukičević e la classe terza, commessi con Giuseppe Intilli per la la regia del video, Lejla Kezele per la ricerca, Giulia Mancini per i disegni. Hanno collaborato le proff. Višnja Mijandrušić Miloš, Ozana Bugarin Geromella e Paola Vellico Batel.

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