La tavola è scienza, arte e cultura

Nell’ambito della Settimana della cucina italiana nel mondo, a Dignano mostra e libro di Pellegrino Artusi

0
La tavola è scienza, arte e cultura
L’Artusi edizione 1926. Foto: CARLA ROTTA

Se, proverbialmente, gli inglesi parlano del tempo (what a nice day!), gli italiani parlano di cucina (ma vuoi mettere gli spaghetti…). Ultimamente siamo tutti maestri di cambiamenti climatici, ma certo parlare di cucina è meglio. Molto meglio. E parlare, poi, della migliore cucina… oddio! Non è solo fascino: è profumi, sapori, è arte, è scienza… Non è un caso se Pellegrino Artusi ha intitolato il suo famoso, famosissimo ricettario “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”. Perché ne parliamo? Perché nell’ambito della Settimana della cucina italiana nel mondo, ieri a Palazzo Bradamante, sede della Comunità degli Italiani di Dignano si è svolto un appuntamento con la cucina italiana, appunto. Una serata articolata in due momenti e una sorpresa. I due momenti: l’inaugurazione della mostra che racconta l’opera di Artusi, intitolata “Pellegrino Artusi e l’unità d’Italia in cucina”, quindi una piacevole lezione di Gaetano Benčić sull’autore del ricettario con la distribuzione dei cofanetti con i 14 volumi che compongono l’opera. La sorpresa un atrio di Palazzo Bradamante che è stato una sinfonia di profumi e di aromi con quattro ricette (due del Nord Italia e due del Sud Italia e dolci) preparate da un ristoratore locale per passare, come si suol dire, dalla teoria alla pratica. Ci spieghiamo meglio: un conto è disquisire di un buon risotto ai funghi, tutt’altra cosa averlo su punta di forchetta per deliziare il palato. Ai presenti nella Galleria Loggia, per la maggior parte rappresentanti delle Comunità degli Italiani del territorio, il benvenuto di Marin Corva, presidente della GE dell’UI.

Le autorità all’apertura della mostra. Foto Carla Rotta

“Per noi la cultura non è solo lingua ma anche cucina – ha detto il Console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini, all’inaugurazione della mostra -. Artusi è per antonomasia il padre della cucina italiana; ha ragionato sul tema della cucina italiana quando questa ancora non esisteva. Esisteva una cucina toscana, abruzzese e via discorrendo. Dobbiamo mantenere questa tradizione gastronomica, il nostro ruolo come italiani è valorizzare, difendere e promuovere questa ricchezza.”
Brevemente anche il saluto di Federico Guidotto, in rappresentanza del COMITES Fiume, che ha ringraziato il Consolato, l’UI e l’EDIT per la realizzazione del progetto.
“Per valorizzare la Settimana della cucina italiana nel mondo – ha specificato quindi Corva – abbiamo ingaggiato l’EDIT, che anni fa aveva distribuito i volumi dell’Artusi con il quotidiano. Ora intendiamo omaggiare le CI con gli altri volumi, perché anche quest’aspetto gastronomico è importante per la nostra comunità. Celebriamo il pane, le cioche, molte Comunità degli Italiani organizzano eventi legati alla cucina. Da qui l’idea di fare questo omaggio a ogni CI, perché i soci possano consultare i volumi, sperando che nascano nuove iniziative.

L’intervento di Gaetano Benčić. Foto Carla Rotta

Come spiegato dalla direttrice dell’EDIT; Christiana Babić, nel fornire i volumi, ci si è pure rivolti al centro per la riabilitazione per la confezione del cofanetto. Il momento quindi è diventato gastronomico, culturale e sociale.
Gaetano Benčić ha quindi intrattenuto i presenti con una piacevole e simpatica lezione su Pellegrino Artusi, l’uomo che vendeva sete e tessuti e che nel viaggiare per l’Italia raccoglieva ricette. Raccolte in un libro tentò di pubblicarlo, ma gli editori non trovarono interesse in questo e lo respinsero. Caparbio, Artusi fece tutto da sé: tirò fuori di tasca i soldi, stampo mille copie e le distribuì. Il resto è storia: dalle iniziali 475 ricette della prima edizione di giunse a 790, grazie anche al contributo di molte persone – soprattutto donne – che inviavano ricette varie. Un’opera quasi collettiva, dunque, questo ricettario che semplice ricettario non è. Artusi vi ha inserito annotazioni, aneddoti, fatti e quindi è uno spaccato storico-sociale-gastronomico.culturale dell’epoca.
Segni caratteristici di questa cucina? Oltre ad essere buona, è cucina che necessita di tempo, di pazienza, di prodotti genuini. E ci vuole bravura, naturalmente.
In chiusura ai presidenti della CI è stato distribuito il cofanetto e intanto al piano terra, nell’atrio di Palazzo Bradamante si stava imbandendo la tavola. Artusi avrebbe approvato e gradito. E la degustazione è stata la sorpresa.
Epperò… di sorprese ce ne sono state due. Floriana Bassanese Radin è venuta alla serata portandosi dietro il ricettario. sì, proprio questo. “Artusi. La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”. dove sta la sorpresa? Tenetevi forte: è una sorpresa sfiziosa: si tratta della XXIX edizione, del 1926. Non profuma di cucina, ma avete presente il bel profumo dei libri vecchi? Un cimelio di famiglia, insomma.
Una serata indovinata, piacevole, un inno alla cucina italiana, quella che davanti a un piatto ci fa sentire tutti uguali, complici, Complimenti agli organizzatori del progetto e alla CI di Dignano, squisita padrona di casa. O di cucina, se preferite.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display