L’olio d’oliva quest’anno sarà poco ma buono. E anche caro

Si sono avverate le previsioni, spiacevoli, degli esperti sulla produzione degli oliveti

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L’olio d’oliva quest’anno sarà poco ma buono. E anche caro

Olio: poco ma buono. Certo non è così per tutti, ma per molti olivicoltori la stagione è tutta da dimenticare. Le previsioni fatte in estate dagli esperti si sono avverate e ora che la raccolta è in corso, ci si accorge del problema. L’oliva in due oliveti su tre in quantità inferiore rispetto allo scorso anno nella misura che va dal 60 al 70 p.c. Le rese per quintale, però, sono migliorate. Lo scorso anno nei frantoi della zona andavano da 8 a 14 kg d’olio per quintale d’oliva; quest’anno da 10 a 17-18. Ma alla fine, l’olio sul mercato sarà molto di meno. E per chi vive solo di olivicoltura sono guai.

Dal cinquanta al settanta per cento in meno

Il destino a primavera

L’agronomo David Banko ci aveva detto che la stagione sarebbe stata così, perché dopo la caduta prematura delle olive, la situazione in estate è peggiorata ulteriormente. Una primavera strana, dunque, iniziata bene e finita male, con il risultato che ora in molti oliveti c’è poco sa raccogliere.Logicamente, questo inciderà anche sul prezzo dell’olio. Generalmente lo si vendeva da 80 a 100 kune, dipendentemente se sfuso o imbottigliato, ma ora il prezzo sicuramente aumenterà di 10 o 20 kune. La Bianchera ha resistito un po’ meglio del Leccino, ma va anche detto che dove l’oliva non è caduta e i trattamenti non sono stati fatti in tempo, è arrivata anche la mosca olearia. E ora, molte olive apparentemente sane, all’interno hanno il parassita.

Come detto, la situazione è diversa anche in spazi ristretti: per esempio, oliveti vicini hanno uno pochissima oliva l’altro di più. Su tutto, considerati i costi di lavorazione, dalla potatura ai trattamenti, per finire con la raccolta e il costo del frantoio, allora il guadagno è minimo. Sono davvero tanti i fattori che possono incidere positivamente o negativamente sulla stagione, ma dietro a tutto c’è sempre la natura, dunque il fattore meteo climatico è importante. Se all’inizio della primavera, per esempio, fa troppo caldo e poi più freddo, come quest’anno, allora il destino dell’oliva è segnato.

Ad ogni modo l’olivicoltura negli ultimi 25 anni in Istria e a Umago è cresciuta moltissimo, perché sono stati piantati centinaia di migliaia di olivi, che ora sono in piena produzione. Anzi, quando la stagione è buona c’è anche il problema della vendita. Piano piano i residenti e i turisti hanno iniziato ad innamorarsi dell’olio istriano che ora è particolarmente richiesto e quotato, come confermato da riconoscimenti a molte rassegne e fiere, ma anche a livello di guide dell’extravergine.

Poco olio quest’anno

Una ripresa da medaglia

La ripresa del settore ci riporta alla metà degli anni 90 del secolo scorso: la Regione istriana aveva deciso di promuovere l’olio istriano, favorendo la piantagione di milioni di olivi con la formula di pagamento agevolato, con costi divisi tra Regione, produttore e autonomie locali (1/3 ciascuno). L’olio istriano ore viene piazzato con il marchio “Istra” e il bollino che lo contraddistingue a livello europeo. Per l’economia, l’olio è dunque importante, per le famiglie che lo producono una fonte di vita, per chi lo consuma una soddisfazione.

Il lavaggio delle olive

Quest’anno molti dovranno rivedere le entrate e la… soddisfazione.

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