Gita a Stanzia Blechi per conoscere le origini

Iniziativa delle Comunità degli Italiani di Parenzo e Torre

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Gita a Stanzia Blechi per conoscere le origini
I resti della chiesa a Stanzia Blechi. Foto: DENIS VISINTIN

Una trentina di connazionali delle Comunità degli Italiani di Parenzo, Torre e del Buiese si sono dati appuntamento a Stanzia Blechi (Blek) per conoscere la storia di questo sito, o meglio Torre vecchia, con la guida dello storico connazionale e curatore del Museo del territorio parentino Gaetano Benčić. Quest’ultimo, assieme al proprietario del terreno, Sergio Daris, aveva scavato, nel 1999, quello che si presentava come un piccolo colle e il primo esperto a visitarlo fu l’archeologo Marino Baldini, entrambi presenti all’escursione. Daris, come da lui raccontato, aveva sostenuto l’iniziativa degli scavi per una promessa fatta al nonno Matteo, che quasi un secolo fa donò al Museo parentino alcune epigrafi qui rinvenute, scoprendo le vasche oggi visibili. Matteo Daris lasciò al nipote il compito di scoprire cosa nascondesse il colle. Dal 2008 qui si svolgono delle campagne sistematiche di scavo.

Stanzia Blechi domina l’altipiano prospiciente il mare. I documenti medievali indicano in zona il posizionamento d’una torre, menzionata nel 983. Vicino ad essa, nel Medioevo sorse un paese chiamato per derivazione Torre, che poi, nel XIII secolo, venne trasferito sul colle occupato attualmente. Per distinguerli, l’antico abitato venne identificato come Torre vecchia (Stanzia Blechi), l’altro Torre nuova. Il territorio fu un vasto feudo dei vescovi parentini. Oggi si notano ancora le mura della torre; l’altezza dell’edificio principale supera i 5 metri. La torre venne probabilmente edificata in epoca bizantina (V-VI secolo) quale punto d’osservazione dell’estuario del Quieto. Parte delle mura poggiano sui resti d’una villa rustica romana, di cui si notano i resti. La torre fu più volte ricostruita, ma le mura antiche sono ben conservate. Il complesso era circondato da una spessa cinta muraria di cui oggi rimangono le fondamenta. I frammenti delle macine olearie testimoniano l’orientamento all’olivicoltura. Si distinguono inoltre i resti di parte della cappella con abside semicircolare (VI-VIII secolo).
Nelle immediate vicinanze si trovano i resti della chiesa di Santa Croce, in precedenza Santa Maria di Val Verde, chiesa pievanale del villaggio, ricordata nel 1178 e più volte restaurata in epoca moderna. D’istituzione paleocristiana o altomedievale, sorge sui resti d’una architettura precedente e nelle sue vicinanze sono state rinvenute tombe romane o medievali. Si nota pure la ruota litica d’una macina.
Gli escursionisti hanno poi proseguito la visita al promontorio, o Monte di San Martino, sede d’un importante castelliere preistorico. Questo castelliere, da cui proviene un vaso greco del V secolo a.C., sorse all’incirca 3mila anni fa. Le sue pendici settentrionali e meridionali erano bagnate dal mare e ai suoi piedi le navi si fermavano con grande facilità. Inoltre c’era disponibilità d’acqua dalle vicine sorgenti, tra cui la Vruja, utilizzata anche in tempi recenti. Il castelliere è di forma circolare e verso terra è circondato da un grande cumulo di pietre, dovuto al crollo della cinta muraria. La necropoli è interna al castelliere e nell’area venne edificata, nel XII-XIII secolo, la chiesa di San Martino, ricostruita nel XIX secolo. Qui fino alla metà del XIX secolo gli abitanti di Torre e dintorni seppellivano, nel cimitero circostante la chiesetta, i loro defunti.
Gli appuntamenti volti alla conoscenza della storia e del patrimonio di Parenzo e del suo territorio proseguiranno intorno alla ricorrenza del patrono di Parenzo, San Mauro, che si celebra il 21 novembre, quando, con il prof. Marino Baldini, si ripercorreranno le tracce parentine del Santo Protettore.

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