Chi è favorevole alla privatizzazione dell’acqua?

0
Chi è favorevole alla privatizzazione dell’acqua?

ALBONA | I rappresentanti dell’iniziativa “Proteggiamo l’acqua, la terra e l’aria dell’Albonese” hanno rilasciato ieri mattina un altro comunicato stampa riguardo alla questione della fonte di acqua potabile di Cosliacco. A loro avviso, si tratta della migliore sorgente con acqua potabile nell’Albonese e oltre, che dovrebbe essere maggiormente sfruttata e resa disponibile a tutti gli utenti della società municipalizzata per la gestione dell’infrastruttura idrica e di quella fognaria nell’Albonese “Vodovod Labin”, e non andrebbe privatizzata, anche perché la ditta non ha ancora intrapreso le misure necessarie per sfruttare al massimo le capacità della sorgente a favore dei cittadini.
I quattro attivisti – tra cui due albonesi, Mladen Bastijanić, dipendente della “Vodovod Labin” conosciuto per le sue critiche del lavoro della dirigenza della stessa ditta, e Tanja Pejić, consigliera cittadina di Albona nelle file dell’opposizione, come pure Mladenka Vidas di Casali Sumberesi e Ivan Mohorović di Arsia –, si sono soffermati sul resoconto dell’operato della “Vodovod Labin” del 2012. Nel documento, firmato da Dino Škopac, che ancor oggi ricopre l’incarico di direttore della società in questione, si sottolinea la parte in cui si parla della “costante aspirazione ad aumentare lo sfruttamento dell’acqua potabile proveniente dalle fonti di Fianona e Cosliacco e a diminuire quello dell’acqua di Fonte Gaia e Kokoti” (nella valle del fiume Arsa), anche per “ridurre i costi per l’energia elettrica necessaria per il funzionamento delle stazioni di pompaggio” e per aumentare l’efficienza del processo di rifornimento idrico. “Dove è sparita quest’aspirazione e il desiderio di operare in modo razionale ed economico? O sono esistiti solo su carta?”, si chiedono i quattro attivisti, i quali avrebbero voluto avere delle risposte legate all’iniziativa di dare la fonte Cosliacco in concessione a una ditta privata per l’imbottigliamento della sua acqua. Si dicono insoddisfatti della risposta offerta alla più recente seduta del Consiglio cittadino di Albona da Dino Škopac, secondo il quale, l’iniziativa risale agli anni in cui egli non era ancora a capo della municipalizzata, ossia prima del 2006. Stando a quanto aveva affermato Škopac nella stessa occasione, nel 2004 la “Vodovod Labin” aveva registrato perdite, per cui “l’Assemblea aveva emesso un ordine chiedendo che venissero intraprese le azioni necessarie per risanare il disavanzo che si era creato”.“Da quanto detto possiamo dedurre che l’ordine è stato emesso da Tulio Demetlika, il quale all’epoca ricopriva la funzione di presidente dell’Assemblea della “Vodovod Labin” come sindaco di Albona, autonomia locale che possiede il 54,4% di azioni della società, motivo per cui un voto è sufficiente per rendere una delibera valida”, dicono i rappresentanti dell’iniziativa “Proteggiamo l’acqua, la terra e l’aria dell’Albonese”, criticando i sindaci attuali di Albona, Arsia, Chersano, Pedena e Santa Domenica, i quali fanno parte dell’Assemblea della municipalizzata, per non aver voluto esprimere una loro opinione riguardo a tale iniziativa. I cinque sindaci hanno, dicono, scelto di non rispondere alle domande che gli attivisti in questione avrebbero mandato loro per posta elettronica al fine di scoprire chi tra i sindaci dell’epoca aveva sostenuto l’iniziativa. Gli attivisti hanno chiesto ai sindaci attuali se sostengono la privatizzazione della sorgente o un suo maggiore sfruttamento a favore dei cittadini dell’Albonese. Nessuno dei contattati ha offerto risposte concrete alle loro domande. “È rimasto solo il silenzio, con il quale si ignorano sia i cittadini che il destino della fonte di Cosliacco”, concludono gli attivisti.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display