Abbazia. Cosa mangiamo? Cibo più tracciabile

Ad Abbazia la Conferenza sulla sicurezza e qualità degli alimenti. La Croazia dipende dall’importazione, ma l’export è in aumento

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Abbazia. Cosa mangiamo? Cibo più tracciabile
La Conferenza di ieri ad Abbazia. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

“Noi siamo quello che mangiamo”, è ormai un modo di dire, una frase fatta che ci pone davanti a molti interrogativi. Sappiamo chi siamo? In altre parole, sappiamo ciò che mangiamo?
A queste e altre domande si è cercato di dare delle risposte ieri ad Abbazia dove si è svolta la 16° conferenza sulla sicurezza e qualità del cibo. Nella sala congressi dell’hotel “Ambasador” si sono dati appuntamento i rappresentanti del governo, della Camera d’economia e dell’Ispettorato nazionale, che si sono rivolti alle imprese, dai produttori agricoli alle industrie alimentari fino agli operatori nella grande distribuzione.
La parola d’ordine è “tracciabilità”, un concetto tutt’altro che astratto e che va a tutelare il nostro diritto di avere accesso a un’alimentazione di qualità. Dall’ingresso nell’Unione europea, dieci anni fa, la Croazia deve fare i conti con delle norme severe che, in qualche modo, dovrebbero tutelare i consumatori. Uno dei metodi per sapere cosa mangiamo è quello di poter percorrere la filiera, dal suo inizio, che sia un campo agricolo o un allevamento, fino allo scaffale del supermercato.
L’incontro è stato organizzato dalla Camera d’economia (HGK) con il patrocinio di due Ministeri, quello dell’Agricoltura e quello della Salute. Dragan Kovačević, vicepresidente dell’HGK per l’agricoltura e per il turismo ha spiegato qual’è il senso della conferenza: “È un’occasione d’incontro tra le istituzioni preposte alla sicurezza e qualità del cibo e le imprese legate alla produzione e distribuzione, con la partecipazione della comunità scientifica. Siamo in un momento che vede l’industria alimentare croata esposta a molte sfide, con l’adozione di standard sempre più rigorosi nell’Ue. Allo stesso tempo abbiamo dei piani ambiziosi per accorciare il percorso dal campo alla tavola. La nostra industria dovrà adattarsi e quindi investire delle risorse per tenere il passo. È un ramo strategico, che con l’indotto supera tutti gli altri come giro d’affari e personale impiegato. In questi dieci anni la produzione di alimentari è aumentata del 24 per cento e del 6 per cento quella delle bevande. Sull’esigente mercato dell’Ue ci sono marchi croati che concorrono alla pari con tutti”. L’import supera di gran lunga l’export. Kovačević spiega così: “Noi dobbiamo aumentare il volume della produzione agricola, come ci è stato indicato dalla recente crisi che ha messo a nudo la nostra scarsa autosufficienza. Ne stanno pagando le conseguenze le categorie meno agiate, che per il loro fabbisogno alimentare spendono oltre il 30 per cento del budget familiare. Il basso tenore di vita li porta all’acquisto di prodotti d’importazione scadenti. Ci vogliono riforme strutturali nell’agricoltura, aumentare la produttività e la produzione, indirizzando in modo più mirato dei sostegni all’agricoltura”.Mladen Pavić, segretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura ha puntualizzato: “Lo scorso anno, rispetto a quello precedente, abbiamo avuto un aumento delle esportazioni del 26 e delle importazioni del 28 per cento, ma occorre tenere di conto il fatto che s’importano soprattutto quelle che consideriamo materie prime, mentre vengono esportati prodotti finiti con alto valore aggiunto. Dobbiamo importare perché la nostra produzione agricola è modesta, appena l’1 per cento di quella dell’Unione europea, a parte alcuni prodotti”. Andrija Mikulić, capo dell’Ispettorato nazionale, garantisce a sua volta che sul mercato croato i prodotti che arrivano devono avere superato dei protocolli.

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