LA CITTÀ NASCOSTA Lo spettrale complesso militare di Draga (foto)

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LA CITTÀ NASCOSTA Lo spettrale complesso militare di Draga (foto)

Incastonato nel bel mezzo del monte di Draga, in un totale stato di decadenza e quasi del tutto ingoiato dalla boscaglia, si trova quello che fu uno dei primi complessi militari occupati dai difensori croati durante la Guerra patriottica, il quale una volta ospitava le forze militari dell’Armata popolare jugoslava (JNA), dismesso dal Ministero della Difesa nel 2004 e da allora dimenticato. Trattasi di ben 13 edifici adibiti a caserme e distribuiti in 34mila metri quadri, nei cui dintorni sono siti 4 bunker di costruzione italiana, risalenti agli anni ‘40 dello scorso secolo. Uno di quei luoghi che un tempo erano una sorta di piccola città, con dormitori, uffici, cucine, bagni, spazi per le esercitazioni e che, dal momento dell’abbandono, ha subito un graduale e deprimente degrado.

Lo scheletro delle caserme
La nostra esplorazione urbana, guidata dal collega Igor Kramarsich, ci porta a raggiungerlo a piedi, causa una serie di barriere autostradali jersey in cemento armato collocate sulla strada per delimitare l’area. Il percorso è avvolto nel verde inselvatichito e in un silenzio irreale, che ci dà la sensazione di trovarci in un’altra dimensione, senza alcun segnale relativo all’originale destinazione, nessun cartello, nessuna indicazione né senso almeno apparente. A un certo punto c’imbattiamo in un incrocio: la strada sinistra porta a quello che una volta era l’ingresso principale, di cui oggi non è rimasto nulla, la destra, che decidiamo d’imboccare, a quello laterale. Alla fine della stessa ci si presentano davanti le pareti dello scheletro della prima caserma, recentemente adibita dagli skater ad area dedicata allo skateboard, composta da diversi scivoli, gradini e altre strutture che permettono di svolgere le acrobazie più incredibili. Attorno, la desolazione più totale. Entrando attraverso uno degli scrostati muri perimetrali ormai inesistenti, oltre ai succitati attrezzi, si osservano crolli evidenti in tutto il fabbricato, i quali si ripeteranno in quello seguente, e in quello dopo, e in quello dopo ancora.
Esaminandoli, per quanto possibile considerati i cespugli di rovi che rendono inarrivabili alcuni spazi, si scopre quel che resta delle stanze dei militari, delle camerate, dei bagni, di qualche ufficio e si notano le ampie porzioni di soffitto ridotte a brandelli a terra o penzolanti, inzuppati di fogliame, immondizia, rami, travi dissestate dei piani superiori, porte e finestre sradicate, calcinacci e assi di legno ciondolanti e oggetti trasportati dal vento. Dell’arredo non vi è più neanche l’ombra, probabilmente rimosso al tempo della dismissione, rubato nel corso degli anni e, com’è purtroppo evidente intorno al complesso militare, sinistrato e buttato in giro. Danni, caos e atti vandalici dappertutto. Il resto lo hanno fatto gli agenti atmosferici successivamente.

Le casematte gemelle
Lasciate le ex caserme, dopo qualche metro, notiamo una stretta scalinata abbastanza raccapricciante, che porta alla prima casamatta: una piccola costruzione in cemento armato, di forma circolare, a cupola e munita di sottili feritoie orizzontali per le bocche da fuoco, costruita, come le altre tre ubicate più in là, lungo la strada destra, che prendiamo a seguire, in posizione strategica di difesa. Stranamente negli stessi non vi sono rifiuti o altro, l’accesso è libero e all’interno di tutti vi si trova solamente una panchina cementata. Proseguiamo e, in egual modo al precedente percorso, se non peggio, tra il verde adocchiamo anche qualche schermo di televisore, molle di materassi, sedie, divani strappati gettati qua e là e ci viene spontaneo, come per le altre strutture visitate in precedenza, farci qualche domanda relativa al destino di quel fatiscente complesso militare, lasciato a marcire sotto le intemperie e il menefreghismo delle istituzioni. Un’altra volta, rassegnati e senza risposte, ce ne andiamo.

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