«Fiume vive col turismo»

A colloquio con Petar Škarpa, da poco riconfermato direttore dell’Ente turistico del capoluogo quarnerino

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«Fiume vive col turismo»

Fiume e turismo, un connubio impossibile? Fino a qualche anno fa, in pochi l’avrebbero scommesso, eppure dopo un importante passato votato all’industria, il capoluogo quarnerino ha cambiato… rotta scegliendo la strada dell’ospitalità. Certo, le predisposizioni c’erano tutte grazie al suo mare e alla sua posizione geografica, ma la veloce metamorfosi da città industriale a turistica è stata favorita anche e soprattutto da una serie di evoluzioni a livello globale, in primis tecnologiche, che vedono il turista di oggi molto cambiato rispetto al passato, più propenso verso un tipo di vacanza attivo con spostamenti brevi, che non verso il classico modello “sole e mare”. In questo senso, Fiume nell’ultima quindicina d’anni ha trovato terreno fertile scegliendo la formula “city break”, un fenomeno diffusosi in tutta l’Europa e che significa fuga dalla città verso un’altra città, per cercare un senso avventuroso di rottura dalla quotidianità. I viaggi brevi, di due o tre giorni, rappresentano ormai gran parte dei pernottamenti e il capoluogo quarnerino, dopo essere stato per anni una città di transito verso altre molto più gettonate destinazioni turistiche, oggi gode appieno di questo nuovo modello vacanziero. Ne abbiamo parlato ad ampio raggio con Petar Škarpa, direttore dell’Ente per il turismo della Città di Fiume, riconfermato da poco per un nuovo mandato. La prima domanda è stata d’obbligo: come riprendersi dopo due anni di pandemia (non ancora rientrata) e con un conflitto in corso in Ucraina, che si sta inesorabilmente ripercuotendo anche sull’economia mondiale? Quali possono essere le aspettative, o meglio, le prospettive in un contesto così incerto? Non ne è sicuro nemmeno il nostro interlocutore, ma l’ottimismo c’è ed è dato dagli ottimi risultati turistici raggiunti da Fiume, e dal Quarnero in generale, nel primo quadriennio di quest’anno.

Il futuro è incerto, ma…
“Se le cose continueranno di questo passo, e se non avremo sorprese dal fronte… ucraino e pandemico, i numeri a fine stagione potrebbero risultare superiori a quelli raggiunti nell’anno record 2019 – ha esordito Škarpa –. L’andamento turistico, da gennaio in qua, è stato più che buono, e non è neanche iniziata l’alta stagione, per cui sono molto fiducioso per i prossimi mesi caldi. Fiume, come il resto del mondo, dopo due anni di restrizioni dovute alla crisi sanitaria, sta tornano a piano a piano a vivere, direi quasi come nel periodo prepandemico. Dopo la batosta della Capitale europea della Cultura, prestigioso titolo di cui Fiume si è fregiata nel 2020 e la cui manifestazione era iniziata nel migliore dei modi con un evento d’apertura magistrale, per poi rallentare prepotentemente a causa del Covid, per la città è giunto il momento di tornare in… carreggiata come una delle destinazioni più appetibili. CEC avrebbe dovuto regalarci numeri turistici record, mai raggiunti prima. In vista del titolo, tra il 2018 e il 2019 si era lavorato tantissimo sulla promozione della città, in Croazia ma soprattutto all’estero in praticamente tutti i Paesi dell’Ue, e i presupposti erano ottimi. Certo, di Fiume si era iniziato a parlare su larga scala – soltanto nel 2019 abbiamo avuto oltre 150 giornalisti da tutto il mondo che hanno scritto di CEC –, ma poi il virus ha fermato il mondo, mandando all’aria il nostro sogno e anni di lavoro e preparativi. La manifestazione, nonostante tutto, ha avuto comunque dei risultati di tutto rispetto viste le circostanze, e non dimentichiamo che ci ha lasciato in eredità il complesso Benčić riqualificato in Quartiere artistico, il cui concetto, per il momento, è unico di questo genere nel Paese. Credo che una volta ultimato, assieme al da poco restaurato edificio della Stazione ferroviaria con il suo nuovo locale-birrificio, darà nuova linfa a questo rione di Fiume, favorendo ulteriormente anche i movimenti turistici”.
Tirando le somme, quanto è soddisfatto del proprio operato Petar Škarpa, dopo 19 anni di gestione dell’Ente per il turismo cittadino, in cui si sono susseguiti tanti cambiamenti e in cui Fiume si è trasformata (e si sta ancora trasformando) in modo radicale? “È stato fatto tantissimo. Devo dire che certi risultati hanno sorpreso anche me, seppure io fossi fiducioso sin dall’inizio. Sono felice di poter dire che sono state realizzate in toto le attività contemplate dalla prima Strategia di sviluppo del turismo a Fiume stilata nel 2005 e che si basava sul modello pubblico-privato, all’epoca una novità. Questo connubio è riuscito a dare un forte input all’industria dell’ospitalità di queste aree, facendo crescere in maniera esponenziale il traffico turistico. Per fare un esempio, soltanto tra il 2016 e il 2019, anno che ha preceduto la pandemia, abbiamo avuto una crescita media pari al 20 p.c. Un ruolo fondamentale in questo senso, nell’ultima quindicina d’anni, l’hanno avuto gli ostelli e gli affittacamere, che hanno permesso alla città di svilupparsi dal punto di vista turistico, consentendole di voltare pagina e d’iniziare un capitolo completamente diverso dopo quello importantissimo dedicato all’industria, per la quale Fiume si era fatta conoscere nel mondo”.
In che modo sarà possibile mantenere un trend così buono, dopo due anni difficili e soprattutto con un futuro così insicuro? Fiume può farcela? Quali traguardi si è posto il nostro interlocutore nel suo nuovo mandato, in cui la città cambierà definitivamente volto grazie alla costruzione della statale D403, al futuro marina in Porto Baross, all’annunciata da parte dell’Autorità portuale apertura della Riva alla cittadinanza con sgombero delle automobili, ma anche al potenziale che può offrire l’area di Preluca?

«Possiamo farcela»
“Mi sta chiedendo se Fiume può farcela e io le rispondo altroché se può farcela. Il suo futuro, che in qualche modo si ricollega al suo passato, sta a mio avviso negli alberghi. Bisogna puntare su quelli, sempre mantenendo una certa misura. L’Hilton a Costabella, con i suoi ottimi risultati, sta dimostrando anche ai più scettici, che un complesso di questo tipo può funzionare in queste aree. È un brand che ha la sua fedele clientela in tutto il mondo e come tale non rimarrà vuoto neanche da noi. Con la sua presenza in riva al mare, Fiume ha ottenuto un valore aggiunto aprendo la strada all’assetto del versante occidentale della città. L’area di Preluca ha il suo bel futuro e credo che già la prossima estate quell’area subirà dei netti cambiamenti. Il problema di questa location è rappresentato da questioni giuridico-patrimoniali che ancora si stanno risolvendo, ma che una volta concluse daranno modo a un serio investitore di trasformare l’area a scopi turistici. Il progetto esiste e vi è incluso anche un piccolo marina. Altro grande potenziale è rappresentato dall’ex motel Panorama, oggi proprietà della Camera d’economia regionale, struttura che si trova a metà strada tra Fiume e Abbazia e il cui progetto purtroppo è fermo. Sempre in tema di alberghi, una delle zone che si prestano a questo tipo di strutture ricettive è quella del dismesso cantiere navale di Cantrida, per il quale esiste pure un progetto di riqualificazione a scopi turistici. Ulteriori potenzialità turistiche arriveranno con il trasferimento dell’Ospedale pediatrico di Costabella nel nuovo complesso ospedaliero di Sušak e la cui zona potrebbe voltarsi verso il turismo sanitario. Tornando nel cuore di Fiume, un nuovo hotel sorgerà pure nell’ex Casa del ferroviere, per il cui intervento è stato da poco rilasciato il permesso di costruire”.
Non è una domanda che andrebbe posta a Petar Škarpa, ma gliela facciamo lo stesso. Cosa fare dei vecchi complessi industriali dismessi? Come vede lui il fatto che ce ne siano ancora parecchi a Fiume abbandonati al loro più completo (e aggiungeremmo vergognoso) degrado? “Non è decisamente questo l’indirizzo a cui chiederlo, ma una cosa è certa: sono strutture che andrebbero riqualificate e che rappresentano un innegabile potenziale. È un argomento complesso, al quale dovrebbero partecipare pure i cittadini mediante dibattito pubblico. Una soluzione va ricercata con l’unione d’intenti e con un lavoro sinergico delle varie istituzioni. Tutti abbiamo il diritto di decidere sul prossimo aspetto della città e sul percorso che Fiume desidera intraprendere”.

Oltre alla riconversione a scopi culturali dell’ex complesso industriale Benčić, Fiume aveva candidato al titolo di Capitale europea della Cultura anche la storica nave Galeb, il cui restauro, prolungatosi per vari motivi e che sta costando alla Città più di quanto si pensasse avendo superato il budget stanziato dall’Ue, è stato ed è tuttora oggetto di forti critiche in sede di Consiglio cittadino. Come la vede Petar Škarpa?
“I lavori si stanno avviando verso la fine e sono fiducioso che entro la fine dell’anno, massimo inizio del prossimo, la nave riqualificata in museo troverà posto nel porto di Fiume, attirando tantissimi turisti in città. Checché se ne pensi, quella di candidarla al titolo di CEC è stata a mio avviso un’ottima decisione e lo si era capito sin da subito, visto che non c’era stato giornalista straniero che non avesse chiesto informazioni al riguardo in vista della manifestazione. Prima s’informavano della Galeb e poi di tutto il resto legato a CEC. Forse non ce ne rendiamo ancora conto, ma questa nave rappresenta un potenziale turistico enorme, che porterà a Fiume un gran numero di persone, non soltanto dall’estero, ma anche da tutta la Croazia, le quali vorranno visitarla e salirci a bordo. I risultati saranno visibili appena tra un anno o due. Credo che la Galeb risulterà tra le attrazioni turistiche più visitate, come lo è stato finora il Tunnel fiumano, anch’esso legato a una storia complessa. Spesso ho l’impressione che le tumultuose vicende storiche di questa città interessino più gli altri che noi stessi”.

Prospettive …nautiche
“Fiume ha grandi prospettive per quanto riguarda il turismo nautico. Dopo lo stallo dovuto alla pandemia, quest’anno è ripartito il cruising ed è previsto l’arrivo di 19 navi da crociera, con la speranza che il settore si sviluppi ulteriormente, mantenendo però una certa misura. Bisogna, inoltre, continuare a puntare sulla presenza dei velieri, per i quali Fiume rappresenta l’home port e che garantiscono l’arrivo in città di un’ampia fetta di ospiti che amano questo tipo di turismo”. Riguardo alle navi da crociera, Škarpa respinge l’ipotesi che Fiume possa un giorno diventare come Venezia con un numero esagerato di navi che vi approdano quotidianamente. “Assolutamente no. Il troppo storpia”.

Strategia di sviluppo
“A settembre daremo il via alla stesura della Strategia di sviluppo del turismo per i prossimi cinque anni. Sarà un lavoro sinergico, che riunirà allo stesso tavolo le varie parti coinvolte. Sarà nostro compito individuare il percorso che si vuole intraprendere. Quello che non voglio succeda, è che Fiume si trasformi in una di quelle destinazioni mediterranee deserte, svuotate dalla popolazione locale, che vivono solo ed esclusivamente per i turisti. Il tipo di turismo sul quale una località decide di puntare, deve andare bene principalmente agli abitanti del luogo e deve amalgamarsi con le loro abitudini di vita. Questa regola è dettata anche dal profilo odierno degli ospiti, che sono molto più curiosi, molto più informati sulla destinazione che s’apprestano a visitare – grazie alle nuove tecnologie digitali – e molto più volonterosi di conoscere la storia e le usanze di una data città. Il mio concetto di Fiume è quello di una città che vive col turismo e non di una città turistica. Se mi chiede su quale tipo di turismo il capoluogo quarnerino debba puntare, le rispondo che oltre a quello nautico e sanitario, buoni spazi di manovra ci sono anche in quello religioso”.

Aree verdi e nucleo storico
Che cosa, secondo Škarpa, manca a Fiume per diventare ancora più attraente agli occhi dei turisti? “La città necessita di un migliore e maggiore assetto delle aree verdi, che le darebbero un po’ di respiro. Andrebbe sistemato meglio anche il nucleo storico, la Cittavecchia, riassettando alcuni suoi punti come ad esempio l’area di Gomila e piazza del Duomo. I mosaici tardoromani che giacciono nel suolo sottostante, nei pressi della Chiesa dell’Assunzione, andrebbero esposti al pubblico. Andrebbero riassettati anche le passeggiate lungo la Rječina e il lungomare di Costabella per il quale esiste il progetto. Bisognerebbe, infine, potenziare l’offerta delle spiagge e aumentare il numero dei vari eventi e delle manifestazioni come motivo d’arrivo dei turisti. Certe cose non dipendono dal nostro Ufficio, ma esso può fare da correttivo e offrire idee”.

Il turista medio? «Il quarantenne»
Qual è il turista medio che visita Fiume e quali sono i mercati attualmente interessati alla città? “Sono in media ospiti sulla quarantina, a cui piace la vacanza attiva in cui conoscere appieno la destinazione, gustare l’enogastronomia di casa, assaporare il lato autoctono del luogo. In quanto ai mercati interessati, al primo posto ci sono come sempre quello tedesco e austriaco, seguiti da quello italiano, che si era un po’ indebolito durante la pandemia, ma che ora sta tornando. Forte anche il mercato nazionale. Inoltre, da qualche anno sta andando fortissimo quello ceco grazie all’introduzione della linea ferroviaria della RegioJet, grazie alla quale a partire da questa stagione accoglieremo anche turisti polacchi. Un significativo passo avanti, sul quale bisognerà insistere ulteriormente, è stato fatto anche per quanto riguarda le linee aeree, il cui numero è in crescita. Questo segmento è molto importante perché può aprire tantissime porte, influendo sull’immagine della destinazione e determinando lo sviluppo del turismo 365 giorni l’anno”.

Filipović-Obersnel
Critiche sono state mosse recentemente in sede di Consiglio cittadino, riguardo al fatto che l’attuale sindaco Marko Filipović abbia concesso la sua funzione di presidente dell’Ente per il turismo di Fiume al suo predecessore Vojko Obersnel. Che cosa ne pensa Škarpa?
“In effetti non è una cosa consueta, ma non è neppure consueto che un sindaco rinunci a qualsiasi sua funzione a favore di un’altra persona. Personalmente, ne sono contento perché con l’ex primo cittadino c’è stata sempre un’ottima collaborazione con tanti progetti realizzati. D’altro canto, l’attuale sindaco, col quale c’è pure un ottimo rapporto, è informato di tutto e la sua parola è l’ultima. Un modello simile, inoltre, può alleggerire il processo lavorativo: ci sono tantissimi Uffici turistici che attendono per settimane o addirittura mesi di potere avere un colloquio con il sindaco, per i troppi impegni di quest’ultimo”.

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