Casa dell’infanzia, la Wonderland fiumana

La struttura del Quartiere artistico «Benčić», ex Casa di mattoni, è stata concepita secondo il concetto di «design dell’educazione»

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Casa dell’infanzia, la Wonderland fiumana
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

L’architettura per l’infanzia, in modo più accentuato di altre, mette in connessione la percezione dello spazio alla memoria del suo utilizzo. Gli edifici in cui i bambini acquisiranno le prime esperienze, le conoscenze e si ritaglieranno un loro posticino all’interno della comunità non dovrebbero essere concepiti quali ambienti meccanicamente funzionali, bensì quali luoghi formativi, tesi a divenire parti essenziali dei ricordi personali di ognuno. Il sentire fisico dei tessuti e dei materiali, dei colori, della luce, di geometrie accattivanti in grado di scatenare la creatività, del rapporto tra le misure del volume e lo spazio peripersonale sono elementi essenziali di quell’esperienza. In tale contesto, Fiume ne vanta uno all’avanguardia, che il prossimo 26 marzo celebrerà il secondo anniversario, ovvero la Casa dell’infanzia, sita all’interno del Quartiere artistico dell’ex complesso Benčić. Il progetto di rinnovo, come sappiamo, è stato ideato dallo studio architettonico fiumano Randić & Co., che ha fatto proprio il concetto di “design dell’educazione”, in cui gli habitat sono curati in modo da stimolare lo sviluppo dell’inventiva e delle capacità di apprendimento dei bimbi e che si contraddistingue per l’attenzione posta alla flessibilità, alla modificabilità e all’interattività dello spazio didattico. Osservando gli interventi disegnati da Saša Randić, Zorana Šimunović, Iva Vucković, Helena Dimitrišin, Daša Manojlović e Olivija Horvatić, risulta chiara la cifra usata, tesa a interpretare gli ambienti con gli occhi dei pargoli e a creare un contesto che fornisse sensazioni piuttosto che immagini, così da lasciarli liberi di volare con la fantasia. In esso, infatti, la stessa trova campo libero permettendo loro di riposarsi all’ombra di un albero nel mezzo della foresta, come di immergersi nel profondo blu per conoscere gli abitanti dei mari o di viaggiare nello Spazio. Ulteriore punto di forza della struttura è quello di coinvolgere anche i genitori i quali, scovando le diverse zone con i propri figli, hanno la possibilità di rivivere emozioni infantili.

Un contenitore polivalente
La Casa dell’infanzia, protesa in una generosa superficie di 2.717 metri quadrati, è ubicata nell’ex Casa di mattoni, un capannone industriale risalente alla fine del XIX secolo, la cui ristrutturazione, iniziata a metà degli anni ‘90 dello scorso secolo, è parte integrante del progetto di rivitalizzazione del complesso Benčić. Lo stabile è stato concepito quale sorta di androne delle istituzioni e organizzazioni culturali che lo circondano, nonché di ingresso simbolico al mondo della cultura destinata in primis ai bambini fino ai dodici anni. Nello stesso si effettuano con successo e con ottimi riscontri da parte del pubblico una miriade di programmi didattici, molti dei quali attuati dai suddetti enti, come ad esempio il Consiglio dei giovani Benčić. Le attività, svolte sia al pianterreno che negli spazi dei quattro piani superiori, includono la visione e la realizzazione di produzioni video e di film nella sala e studio cinematografici (la prima ha la capienza di 110 posti), intrattenimenti musicali, il teatro narrativo per tutte le fascie d’età e quello interattivo per i neonati, la creazione di marionette, laboratori teatrali sensoriali rivolti ai bambini con difficoltà nello sviluppo, workshop creativi, proiezioni di cartoni animati, incontri, conferenze, tour, giochi, come pure tutte quelle relative all’ampia e fornitissima Biblioteca per l’infanzia Stribor (contenente oltre 32mila volumi comprendenti libri per bambini, fumetti, albi illustrati e testi per adulti). Si tratta, quindi, di uno spazio polifunzionale, descritto da Saša Randić quale “scatola magica” ispirata ad “Alice nel Paese delle meraviglie”, pensato per fornire un’esperienza immersiva ed esperienziale. Sfruttando forme e colori diversi, in esso non solo le stanze, ma anche i corridoi, la reception, il bar e gli spazi comuni si trasformano in una sorta di libro bianco su cui i bambini (ma anche gli adulti) possono scrivere ogni giorno una storia diversa, dettata dalla fantasia. Da rilevare, pertanto, che la Casa dell’infanzia è anche adibita all’organizzazione di eventi non specificatamente dedicati ai più piccoli, relativi alle istituzioni del circondario. Possiamo quindi affermare che, nel ventaglio dei formati odierni delle infrastrutture culturali, il carattere polivalente dell’edificio è insolito e riconduce all’architettura delle Case di cultura e di quelle popolari del XX secolo, le quali, oltre ai programmi di natura artistica, ne offrivano anche di formativi, ricoprendo così una definizione più ampia della dimensione culturale, nonché rappresentavano i momenti d’incontro sociale dell’intera comunità. Pertanto, nel contesto contemporaneo della posizione della cultura e dei segmenti separati della società, questa originale struttura pensata per il mondo dell’infanzia si distingue anche per essere destinata a una popolazione dai molteplici interessi.

Restauro rispettoso
In base al progetto di risistemazione del volume è stato eseguito il restauro della parete esterna, che si avvale di una facciata in mattoni pieni facciavista e listelli rustici intonacati. Al pianoterra, su richiesta della Soprintendenza ai Beni storico-culturali, sono state conservate le colonne portanti originali in ghisa del palazzo, prodotte nel 1899 a Budapest. Inoltre, entrandovi, il visitatore si sente immediatamente avvolto da una calda ondata di luce naturale, emanata dal particolare lucernario.
Il nuovo programma è stato inserito in una sorta di scatola all’interno delle “vecchie” mura dell’edificio, mentre lungo il perimetro, nell’interspazio tra il vecchio e il nuovo telo murario, è stata collocata la scalinata, che si sviluppa a spirale lungo il prospetto.
Il muro di mattoni pieni è stato rinforzato dall’interno con un sipario in calcestruzzo visibile, dai colori accentuati e una finitura estetica molto moderna, ripreso in vari punti degli interni.
A vista anche tutte le installazioni, al fine di proporre una lettura chiara e semplice della concezione architettonica degli stessi, atta a risvegliare sensazioni di accoglienza, apertura e libertà. Come accade nel Wonderland carrolliano, man mano che l’ospite scopre e si addentra nei suoi meandri, costituiti da una variopinta materialità e da ludici e stuzzicanti passaggi di luce, pavimenti colorati nei tessuti più variegati a forma di scacchiera o con motivi forestali e oceanici, sedie e poltrone piccolissime o esageratamente grandi, specchi rivelanti e gradinate circolari, scopre dimensioni sempre nuove e sorprendenti.
Come non incuriosirsi alla lettura raggiunto il terzo piano, accolti dal meraviglioso mondo delle tantissime storie narrate nei libri della biblioteca, posti su candidi scaffali dalle geometrie più impensate? Volendo, sceltone qualcuno, lo si può portare sulla terrazza dell’ultimo livello non a caso chiamato “Container”, dove, comodamente seduti su una delle singolari sedie gialle, accarezzati dall’aria fiumana, ci si può immergere nella lettura e continuare a viaggiare.

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