ANGOLI CITTADINI Il palazzo della Raffineria di oli minerali: uno snodo di innovazione

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ANGOLI CITTADINI Il palazzo della Raffineria di oli minerali: uno snodo di innovazione
Foto: RONI BRMALJ

Alla fine degli anni Trenta il ramo industriale più importante di Fiume riguardava la produzione di benzine e dei derivati del petrolio, nonché i prodotti della raffineria R.O.M.S.A, la maggiore industria petrolifera italiana in città, conosciuti in tutta Italia, ma anche al di fuori dei confini nazionali. In tale contesto, il Consiglio d’amministrazione decise che un’impresa tanto rilevante doveva disporre di una propria sede, importante e autorevole, in cui collocare gli uffici. Per tale ragione fu acquistato uno stabilimento, lungo 136 metri, sito nelle immediate vicinanze degli impianti di raffinazione del petrolio greggio, ovvero dell’ex Pilatura del riso, progettata nel 1882 dall’architetto Mate Glavan. Inizialmente non era previsto il restauro completo del palazzo ma, siccome la raffineria aveva intrapreso contemporaneamente un altro investimento, consistente nella costruzione del quartiere operaio, si stabilì che sarebbe stato meglio adattare completamente la vecchia Risiera. Avvalendoci delle informazioni riportate nello scritto “Enea Perugini, Giulio Duimich e Yvone Clerici nell’architettura tra le due guerre” di Jasna Rotim Malvić, abbiamo appurato che il già più volte nominato e raccontato Enea Perugini, quale architetto già affermato, risultò essere la persona più adatta per realizzare l’arduo compito.

Gli abiti nuovi dell’ex Risiera
A detta dell’autrice, i lavori presero il via agli inizi del 1938, mentre solo due anni più tardi ebbe luogo l’inaugurazione del nuovo palazzo amministrativo della raffineria, del quartiere operaio e del nuovo impianto di raffinazione. Nel suo testo riporta che Perugini fece completamente demolire la parte centrale della struttura per farvi costruire quella più rappresentativa del nuovo edificio, conferendo un abito nuovo e moderno al palazzo storicista della Risiera. Osservandolo, si nota che nella parte centrale del prospetto principale è inserito l’avancorpo che sovrasta il resto della struttura e in tale senso, nella descrizione tecnica del suo progetto inerente alla stessa egli scrive che “…si voleva evitare la monotonia e il rigore dei piani verticali, perciò si è ritenuto indispensabile rendere evidente la parte centrale, come elemento verticale che avrebbe elevato il volume troppo ristretto” (consultabile presso l’Archivio di Stato di Fiume, n. 9814/1938). Inoltre, unendo perpendicolarmente le cornici delle finestre con le superfici diritte del muro e alternando le aperture e le chiusure, l’abile architetto ha creato un interessante ritmo delle linee verticali sulle ali laterali. La distanza tra finestre non è sempre uguale; quattro serie verticali vi si alternano con superfici chiuse della stessa larghezza, seguite da uno spazio più ampio, a mo’ di pausa, mentre poi il movimento uniforme prosegue fino alla parte centrale. L’ultima sequenza è collocata a ridosso dell’avancorpo, dominato dalla robusta linea ortogonale concentrata in tre ampie vetrate terminanti ad arco, tra le quali se ne ripetono altre due successioni. È interessante che, per far risaltare maggiormente la suddetta verticale centrale del palazzo, Perugini ha rivestito i muri con travertino di sfumatura e dimensione diversa; nelle parti laterali del prospetto raggiunge il primo piano ed è di colore più scuro, mentre in quella sporgente è più chiaro e arriva quasi alla fine dello stabile, cioè fino agli archi di chiusura delle finestre.

Interni moderni e spaziosi
Anche l’interno, suddiviso nella parte lavorativa con gli uffici e i laboratori collocati nelle ali del palazzo e nella parte rappresentativa centrale, atrio incluso, ha subito cambiamenti radicali. In questo elemento il pianoterra funziona come una galleria aperta, nella quale si può entrare sia dai lati sia dal davanti, il che ricorda quelle del centro storico di Padova (i portici). All’epoca, alla sinistra dell’atrio interno si trovavano la grande mensa operaia e gli spogliatoi, mentre sul retro quella degli impiegati. Alla destra era ubicato il garage per le automobili dei dirigenti aziendali, con le quali entravano direttamente nel palazzo. Dall’atrio d’ingresso, rivestito con marmo giallo d’Istria e quadrati di roccia grigia, un’ampia scalinata porta fino a un semplificato arco trionfale, per poi dividersi in due bracci e raggiungere il largo salone al primo piano. Questa è la parte più importante dell’edificio, dove erano siti gli uffici dei direttori della raffineria, i quali presentano i soffitti più alti. Grazie al fatto di essere sempre stato lo stabile amministrativo della raffineria, è stato ben conservato fino ai giorni d’oggi, di proprietà della compagnia petrolifera croata INA e parzialmente in uso. All’epoca in cui Perugini realizzava il progetto di adattamento della Risiera, la monumentalità aveva bussato alla porta anche in quei Paesi che vantavano con orgoglio le opere dell’architettura moderna (persino il noto architetto tedesco Jacobus Johannes Pieter Oud aveva innalzato un palazzo all’Aia per conto dell’industria petrolifera Shell) ma egli, come accennato nell’appuntamento precedente, non la fece propria.

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