Abbazia. Giovani e disagio mentale: quadro in peggioramento

Conferenza sulla salute psichica di bimbi e adolescenti

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Abbazia. Giovani e disagio mentale: quadro in peggioramento
Il tema del disagio mentale tra i giovani è ricorrente. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Il disagio mentale dei giovani in Croazia sta peggiorando. Secondo gli ultimi dati a riguardo, sono stati proprio loro i veri dimenticati nella lotta contro la pandemia di Covid-19 e oggi ne stanno pagando un prezzo enorme. Ma non solo. Vi sono altresì una serie di altri fattori che incidono sul loro stato e, in tale contesto, si sta registrando un preoccupante aumento dei ricoveri per tentato suicidio, come pure della violenza tra pari e in famiglia. Per tale motivo, nell’ambito del progetto dell’Istituto regionale di salute pubblica, “Programma di prevenzione di dipendenze dall’alcol, dal gioco d’azzardo e dalle nuove tecnologie”, tra l’altro supportato dal Ministero della sanità, è stata organizzata la conferenza internazionale articolata in due giornate dal titolo “Crisi della salute mentale: i bambini e i giovani nel 2030?”, patrocinata dal presidente della Repubblica, Zoran Milanović. L’evento ha riunito una miriade di esperti del settore educativo, scolastico, universitario, sanitario, sociale e altri al fine di appurare quale sia la situazione attuale relativa allo stato mentale dei bambini e dei giovani, specificarne le cause, trovare nuovi approcci, soluzioni e politiche di prevenzione, di trattamento e di riabilitazione da tutti i tipi di dipendenza e comportamenti a rischio, nonché determinare lo stato attuale delle disponibilià del personale volto a risolvere questa urgente sfida. In merito alla tematica, il direttore del succitato ente, Željko Linšak, ha spiegato che “grazie a un sistema ben coordinato, la situazione in Croazia è lievemente migliore rispetto a quella europea. Nonostante ciò, e i dati in merito parlano chiaro, c’è bisogno di importanti approfondimenti e interventi, che cercheremo di trattare nel corso dei nostri incontri. L’Istituto regionale di salute pubblica è orientato prevalentemente alla prevenzione inerente al disagio mentale, la quale è fondamentale per affrontare i cambiamenti e le crisi quotidiane. La pandemia di Covid-19 ha sicuramente fatto il suo, ma l’allarme degli esperti del settore è stato lanciato molto tempo prima. Il 50 p.c. di tutti i disturbi mentali iniziano prima dei 14 anni d’età, mentre addirittura il 75 p.c. prima dei 18, per cui è essenziale porre delle buone basi riguardo al suo riconoscimento e rispondere in maniera adeguata. L’unica soluzione valida ed efficace è instaurare una collaborazione interdisciplinare e intersettoriale tra le varie istituzioni competenti”.

Moderazione e collaborazione
Sulla falsariga delle sue parole, il sociopedagogo Darko Roviš ha ribadito che, indipendentemente dalla pandemia, è da oltre 10/15 anni che gli esperti hanno percepito una crescita della problematica relativa alla depressione nei giovani e la pandemia di Covid-19 ha contribuito a catalizzare i processi che ci troviamo ad affrontare negli ultimi anni, quali i tentativi di suicidio (aumentati, nel caso di un ospedale zagabrese, addirittura del 300 p.c.). A seguire Roviš ha specificato che, per effettuare un intervento efficace e qualitativo, è essenziale la collaborazione con le istituzioni scolastiche le quali, purtroppo, sono a corto di personale del settore, quale gli psicologi, i pedagogisti e i sociopedagogisti, come pure con la rete di servizi per la salute mentale. In conclusione del suo intervento ha ancora aggiunto che “quando parliamo di disagio mentale, intendiamo le capacità e le risorse volte a gestire gli stress, i successi e gli insuccessi, i dolori e le sofferenze, come pure tutto ciò che la vita ci mette di fronte”. Ma cosa ne pensano i docenti? Lo abbiamo chiesto alle proff.sse Nina Tomšić Dubrović (lingua inglese) e Sara Vrbaški (lingua italiana), della SEI “San Nicolò”, secondo le quali “il fattore che maggiormente influisce sulla salute mentale dei ragazzi è l’educazione familiare. In prima istanza è a casa che dovrebbero imparare a pensare, a fare, a essere, a evitare determinate situazioni. In tale senso, l’intervento dei genitori è fondamentale. Non aiutano di certo i loro figli se li chiudono nelle cosidette ‘campane di vetro’ per paura delle nuove sfide che devono affrontare, anzi. A nostro avviso le parole alla base di tutto sono moderazione e collaborazione”, ci hanno specificato.

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