Un percorso sull’onda di emozioni e memoria

L’equipaggio del «Klizia» accolto ieri a Capodistria, oggi incontri a Pirano

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Un percorso sull’onda di emozioni e memoria
La delegazione al Palazzo comunale. Foto: Mariella Mehle

“Ritorno alla Terra dei Padri” è stato denominato il viaggio per mare intrapreso lo scorso 30 luglio su una barca di 10 metri in legno partita dalla Sardegna. Scopo del viaggio il desiderio di riunire i fili spezzati dalla storia e ripercorrere a ritroso la rotta di quanti a metà del secolo scorso hanno dovuto lasciare le loro terre. L’imbarcazione “Klizia” è il simbolo del ritorno alla terra d’origine anche di una cinquantina di famiglie che nel 1948 abbandonarono l’Istria per raggiungere Fertilia, una cittadina costruita proprio per dare una casa a quanti hanno subito la triste e lacerante esperienza dell’esodo. A bordo dell’equipaggio anche l’85.enne Giulio Marongiu, nato a Pola che assieme alla famiglia la lasciò all’età di otto anni senza farvi più ritorno. Dopo le tappe italiane concluse a Muggia, la seconda tappa istriana in territorio sloveno è stata Capodistria dove l’equipaggio, accompagnato dal presidente dell’Unione Italiana Maurizio Tremul, è stato accolto dal Console Generale d’Italia Giovanni Coviello.

Alla presenza anche del presidente della CAN costiera Alberto Scheriani, il portavoce della spedizione, Mauro Manca si è detto onorato della calorosa accoglienza. “Siamo di seconda o terza generazione e abbiamo un particolare rapporto con la nostra identità. Siamo orgogliosamente sardi, ma sentiamo forte questo legame con una terra che abbiamo visto poche volte. La nostra voglia è quella di cercare di parlare soprattutto ai giovani, dare un messaggio alle nuove generazioni, perché le vicende che hanno contraddistinto l’esodo hanno rappresentato due fattori per noi di grande importanza. Il primo è la capacità di inclusione che gli esuli hanno realizzato in tutto il mondo. Sono sempre stati esempio di valori, di forza, di rispetto e di dignità. La seconda è questa grande capacità di persone semplici che hanno vissuto vite straordinarie. La guerra e l’esodo sono vicende di cui si è già parlato tanto. Noi non siamo storici ma siamo testimoni di un’umanità, che oggi siamo convinti serva soprattutto alle nuove generazioni per costruire un mondo migliore”, ha spiegato Manca aggiungendo che prima di partire, la loro speranza era quella di rimettere insieme l’identità di tutte le parti di questa comunità. “Siamo onorati del risultato di questo viaggio, siamo riusciti a riunire attorno noi tantissime istituzioni e di condividere con tutti i soggetti questo nuovo modo di guardare al futuro. Bisogna evitare che questa vicenda rimanga figlia di una lettura nostalgica, che purtroppo rischia di essere anacronistica”, ha concluso Manca.
A bordo dell’imbarcazione accanto al polese Marongiu anche il figlio Federico, Roberto Malusà che aveva il papà di Rovigno e la mamma di Dignano, Paolo di origini sarde, Franco di origine catalana sposato con un’esule di Fiume, Giuseppe di mamma veneta e papà sardo, un gruppo misto siccome Fertilia, negli anni ‘50 e ‘60 aveva accolto persone giunte da diverse parti. “Oggi viviamo in una cittadina di 1500 abitanti nel Comune di Alghero. Negli anni Cinquanta era una terra desolata popolata prima dai contadini del Veneto e dell’Emilia Romagna per le bonifiche del terreno, più tardi dagli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, molti poi ripartiti per le poche opportunità di lavoro. Negli anni Sessanta sono arrivati i rimpatriati e tante famiglie arrivate in un piccolo luogo dal forte valore dal punto di vista dell’integrazione, basata sul lavoro e il rispetto. È un esempio di inclusione formatosi senza attrito con la comunità sarda”, ha sottolineato ancora Manca.
”Il valore che intercorre tra la Comunità italiana rimasta e quella degli esuli tende a costruire un percorso che guarda al futuro, a costruire valori di pace, integrazione, amicizia, mantenendo le nostre identità e la cultura, accogliendo la realtà in cui viviamo accettandola senza rancore, ma con un approccio che guarda alle nuove generazioni che vuole costruire fraternità”, ha rimarcato il presidente dell’UI, Maurizio Tremul. “Credo sia questo il messaggio del viaggio, l’accoglienza della collettività che significa che il processo di pace portato avanti dai presidenti italiano, sloveno e croato si è calato anche alla società civile. Il viaggio via mare è specifico perché va a toccare località percorse dagli esuli quando sono partiti. Il ritorno non è un ritorno di rivendicazione, ma di voler affermare l’amicizia e i valori europei della civiltà italiana che vuole costruire e non distruggere”, ha concluso Tremul.
La comitiva è stata quindi accolta dal primo cittadino Aleš Bržan e dal vicesindaco Mario Steffè. “Spero che conoscendo Capodistria coglierete lo spirito di pace tra popoli che convivono in armonia”, ha augurato il sindaco spiegando che la città è abitata da famiglie miste e che in fin dei conti siamo tutti istriani, siamo un popolo che convive nonostante le diversità. Riguardo al progetto sardo, Steffè ha osservato che la vede come un’ idea, un modo di interpretare la storia e la propria posizione di esuli, ritornati sulle tracce delle loro memoria, che ha una valenza dal nostro punto di vista, perché ci rispecchiamo in determinati lavori, pur vivendoli da diverse prospettive. “Crediamo in questo messaggio, senza tradire le nostre radici e tradizioni, che parlano anche in favore di andare oltre quello che sono stati gli accadimenti della storia, vicende anche dolorose, per ricongiungerci in un prospettiva europea rivolta al presente e al futuro”, ha osservato ancora Steffè che in serata, in veste di presidente della Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” ha fatto gli onori di casa a Palazzo Gravisi-Buttorai. Ha colto l’occasione per presentare l’attività e il ruolo del sodalizio dando modo di presentarsi anche alla mentore della filodrammatica “Cadmia Castel Leone” Bruna Alessio e al direttore artistico del gruppo musicale Calegaria, Lean Klemenc. Dopo una breve spiegazione da parte del presidente Tremul, del ruolo e di come è strutturata l’Unione Italiana e la CNI, la serata si è conclusa con un rinfresco e con brani popolari istriani proposti dal gruppo dei “Cantatori” seguiti da Marino Kranjac e Andrea Alessio. La comitiva proseguirà oggi il viaggio alla volta di Pirano.

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