Capodistria. L’irriverenza disarmante nell’uso di forme e colori

All’«Atelier Svojc» inaugurata la mostra dell’artista Erik Lovko

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Capodistria. L’irriverenza disarmante nell’uso di forme e colori
I fondatori dell’Istituto “Svojc” e Tilen Žbona. Foto: MARIANGELA PIZZIOLO

Un’irriverenza disarmante colpisce il visitatore della mostra “Erik Lovko”, allestita presso la galleria “Atelier Svojc” con opere e sculture del noto artista sloveno. Irriverenza nell’uso delle forme e dei colori pieni, nel richiamare diverse forme espressive e canoni artistici senza mai conformarsi a nessuno e nell’associare in modo originale e malizioso la realtà al simbolo. La mostra è stata inaugurata giovedì sera, alla presenza del curatore Tilen Žbona e dei fondatori dell’Istituto “Svojc”, Graziella Ponis Sodnikar, Darja e Tomaž Perovič. “Lovko è stato un artista in un momento storico di transizione. Ciò che emerge sempre, oltre all’alta fattura, è il feeling verso i canoni, da quelli classici dei greci sino a quelli più recenti, dalla metafisica al postmodernismo”, ha rilevato Žbona. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia e Firenze, Lovko si è specializzato in scultura a Lubiana. La mostra espone una panoramica di opere dagli inizi sino alle ultime fasi, dimostrando l’evoluzione tecnica ed espressiva della sua poetica. Le tele e i busti sembrano ritrarre la caduta di eroi ed eroine nel mondo moderno, catturano l’attenzione con colori e scenografie fantasiose, in cui spesso si rilevano elementi della contemporaneità, come il richiamo al tango, una sigaretta o un costume da bagno a righe. “Aveva una personalità calda e ciò traspariva nella sua opera, carica di elementi intimi. Forse proprio la sua peculiarità – che non era ben compresa dalla critica dell’epoca – lo ha reso un artista universale”, ha commentato Dejan Mehmedovič, curatore della galleria “Insula”, nonché grande amico dello stesso Lovko. Tra i molti partecipanti all’inaugurazione, anche il cantautore Drago Mislej, che ha voluto rendere omaggio con le note della sua chitarra e la figlia dell’artista, Maja Lovko. “Questa piccola mostra riesce a dare uno sguardo integrale sulla figura di mio padre. È completa ma intima, resa tale anche grazie alla presenza di molte persone che lo conoscevano personalmente e di opere che non erano mai state esposte prima”, ha affermato Maja. “Inoltre, l’esposizione dimostra come in spazi limitati si possano fare grandi cose”, ha aggiunto in riferimento all’”Atelier Svojc”, piccolo gioiello capodistriano che propone ogni anno una programmazione interessante. La mostra rimarrà aperta sino a giugno, seguita poi da un’esposizione di piccole sculture di Vojc Sodnikar Ponis di cui l’Istituto omonimo ne conserva l’opera e la memoria. A ottobre sarà allestita una mostra su Alberto Scodro e, infine, a dicembre è prevista l’esposizione riservata agli studenti delle Arti Visive e Design dell’Università del Litorale.

“Ubermensch” di Erik Lovko.
Foto: MARIANGELA PIZZIOLO
Maja lovko, Dejan Mehmedovič e Drago Mislej.
Foto: MARIANGELA PIZZIOLO

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