Scontri Atene. Polemiche sulle visite dei ministri agli ultrà croati

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Scontri Atene. Polemiche sulle visite dei ministri agli ultrà croati

Al presidente dell’SDP, il deputato Peđa Grbin di Pola, non vanno giù la visite del ministro degli Affari esteri ed europei, Gordan Grlić Radman e del ministro della Giustizia e dell’Amministrazione, Ivan Malenica, ai cittadini croati arrestati e finiti in carcere in Grecia in seguito agli scontri tra hooligan avvenuti ad Atene, alla vigilia dell’andata del terzo turno preliminare di Champions League tra l’AEK e la Dinamo di Zagabria. Disordini culminati con l’uccisione di Michalis Katsouris (29), accoltellato, forse, da un ultrà di un’altra squadra ateniese. “Fornire aiuti diplomatici e consolari sì, a tutti i cittadini croati che si ritrovano in situazioni particolari all’estero. Ma compiere ‘pellegrinaggi’ nelle carceri è qualcosa che esula dalla normale condotta”, ha dichiarato ieri Grbin. Il politico istriano ha rilevato che non è la prima volta che la Croazia si vede costretta a fare i conti con il comportamento violento di singoli “tifosi”, con le istituzioni che girano lo sguardo per non accorgersi del problema. “Vi pare normale che l’UEFA deve chiedere alla Dinamo di varare un programma per la lotta contro la violenza da stadio? Vi pare normale che la Polizia faccia finta di non accorgersi dei simboli nazisti apparsi lo scorso fine settimana durante una partita?”, si è chiesto il presidente dell’SDP.

Le parole di Milanović

Sempre ieri il ministro Grlić Radman ha parlato della sorte dei 102 cittadini croati arrestati in Grecia nel corso della Conferenza degli Ambasciatori, Consoli generali, Consoli e Attachés militari croati svoltasi ieri all’albergo Esplanade di Zagabria. Il capo della diplomazia di Zagabria ha stigmatizzato l’approccio alla questione assunto dal Presidente della Repubblica di Croazia (ai sensi della Costituzione il Capo dello Stato contempla tra le sue prerogative quella di poter influenzare le decisioni nella sfera della politica estera), Zoran Milanović. L’inquilino del Pantovčak, si ricorda, aveva rinfacciato alle autorità elleniche di trattare i cittadini croati arrestati in seguito ai disordini avvenuti ad Atene come se si trattasse di prigionieri di guerra, sollevando dubbi sul funzionamento dello Stato di diritto in Grecia. Milanović ha persino detto che forse sarebbe il caso di proporre ad Atene di procedere a uno “scambio di prigionieri”. “Non ci sono dubbi sul fatto che (le dichiarazioni del Presidente) siano assolutamente nocive, non contribuiscono a migliorare lo status dei cittadini croati finiti in prigione”, ha detto Grlić Radman. Il ministro ha rilevato che le autorità di Atene comprendono che quelle del Capo dello Stato non sono le opinioni di Zagabria, che si tratta “di un caso isolato”. “Ma l’opinione pubblica greca vive male questa situazione”, ha puntualizzato. Lunedì scorso Grlić Radman e Ivan Malenica, si ricorda, erano volati ad Atene assieme al primo ministro Andrej Plenković – con loro c’era anche il capo dell’Agenzia civile per la sicurezza e l’intelligence (SOA), Daniel Markić, il quale aveva commentato che i tifosi finiti in carcere non sono consapevoli della gravità della loro situazione – per discutere della sorte dei croati arrestati in Grecia assieme al premier Kyriakos Mītsotakīs e ad altri rappresentanti delle autorità elleniche. In quell’occasione Grlić Radman e Malenica si erano recati rispettivamente nelle carceri di Korydallos (il più grande del Paese) e di Calcidica (Halkidiki), dove hanno incontrato alcuni dei cittadini croati finiti dietro le sbarre la settimana prima.

Obblighi costituzionali

“Noi – ha proseguito – non possiamo fare pressioni. Non lo facciamo neppure in Croazia, con il nostro sistema giuridico. Siamo due mondi distinti”, ha affermato ancora Grlić Radman, sostenendo che “non è possibile operare pressioni su un sistema giuridico di un Paese membro dell’Unione europea”. “La tutela dei cittadini croati – ancora Grlić Radman – non dobbiamo mai scordarci che si tratta di un nostro obbligo sancito dalla Costituzione, ma anche dalla nostra morale. Si tratta di un impegno professionale e umano”. Il ministro degli Affari esteri ha detto di non essere al corrente di eventuali minacce subite dai cittadini croati nelle carceri greche. “Non ci risulta. Le autorità greche ci hanno subito assicurato, dato la garanzia che le loro vite non sono in pericolo. Sono stati suddivisi (in varie carceri), ma sono tenuti separati dagli altri reclusi”, ha concluso.

Le garanzie greche

Il premier Plenković si è soffermato sull’argomento all’inizio della seduta dell’Esecutivo di ieri. “Ci siamo recati ad Atene per partecipare a un vertice informale (dei leader dell’Europa sudorientale e dei rappresentanti dell’UE, al quale ha partecipato anche il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky). Abbiamo colto l’occasione per occuparci della sorte dei nostri cittadini arrestati in Grecia. Abbiamo condannato per l’ennesima volta la violenza legata allo sport, il comportamento degli hooligan. Abbiamo espresso il nostro cordoglio per la morte del tifoso greco. Abbiamo rilasciato dichiarazioni ai mezzi d’informazione ellenici. E dal mio punto di vista abbiamo ristabilito i rapporti tra la Grecia e la Croazia al livello che ci siamo prefissati sin dall’inizio del nostro mandato”, ha detto il capo dell’Esecutivo. “Abbiamo preteso dalle autorità elleniche – ha proseguito – di garantire la sicurezza dei nostri cittadini finiti in custodia cautelare. Abbiamo chiesto che siano processanti in tempi brevi”. Ha ribadito che la Grecia è stata sollecitata a estradare in Croazia i cittadini croati reclusi che non saranno perseguiti ai sensi del codice penale, in modo da poterli processare in patria. “Ritengo che le autorità greche abbiano dimostrato nei nostri confronti un alto livello di comprensione”, ha sottolineato Plenković.

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