Radin: «Tutelare il bilinguismo»

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Radin: «Tutelare il bilinguismo»
Furio Radin tra i banchi del Parlamento di Zagabria

Sono bastati cinque minuti al vicepresidente del Sabor e deputato della Comunità Nazionale Italiana al Parlamento di Zagabria, Furio Radin, e al ministro della Scienza e dell’Istruzione, Radovan Fuchs, per trovare l’intesa sulla Legge sulla lingua croata al fine di tutelare i diritti delle minoranze nazionali. Una normativa, la Legge sulla lingua croata, che il Sabor s’appresta a dibattere in prima lettura. A portare all’attenzione dell’Emiciclo i dilemmi legati alle possibili ripercussioni negative che l’approvazione della proposta di legge nella sua forma attuale – frutto anche dal dibattito pubblico al quale la bozza è stata sottoposta – potrebbe avere nei confronti dei diritti riconosciuti alle minoranze nazionali, più concretamente sul bilinguismo, è stato Furio Radin ponendo una domanda al ministro Fuchs durante il question time svoltosi ieri in Aula.

Tenere conto delle etnie

“Gli Stati stabiliscono in vari modi le norme che regolano la lingua. I Paesi che percepiscono che la loro lingua è in pericolo, e nell’Unione europea sono una minoranza, lo fanno ricorrendo a leggi. Le Comunità nazionali non entrano in queste decisioni fino a quando si tiene conto dei loro diritti acquisiti, specie in una realtà come la Repubblica di Croazia, la cui Costituzione sancisce che la medesima è la Patria dei croati nonché il Paese degli appartenenti alle minoranze nazionali che vi ci vivono”, ha osservato Radin.

Toponimi bilingui in Istria

“La proposta di Legge sulla lingua croata sottoposta alla nostra attenzione – ha proseguito – menziona, in modo peculiare due leggi organiche, una delle quali è la Legge costituzionale il cui scopo dovrebbe essere quello di tutelare i diritti linguistici della Comunità nazionali, trascurando però di menzionarne altre di carattere funzionale”. “A causa dei limiti di tempo che sono chiamato a rispettare – ancora Radin – citerò soltanto l’emendamento apportato su mia proposta nella Legge del 2006 che regola tra l’altro la denominazione delle Regioni, delle Città e dei Comuni, che per ragioni storiche hanno sia toponimi croati che italiani. Una norma, questa, in linea con gli accordi pattuiti nel Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Croazia concernente i diritti delle minoranze nazionali (formato nel 1996) e ratificato dai Parlamenti di entrambi i Paesi”. A questo proposito Radin ha osservato che proprio in virtù all’intervento ora la lingua italiana può essere legittimamente usata nelle istituzioni statali come pure sulle insegne stradali lungo lo schema viario croato, a iniziare dall’Ipsilon istriana. “Insomma, m’interessa sapere come mai questo aspetto della vicenda non è stato affrontato in questo caso e cosa s’intende fare a proposito?”, ha chiesto Radin a Fuchs.

Nessun timore

“La Legge sulla lingua croata – ha risposto il ministro – che sarà dibattuta in prima lettura dal Sabor prevede che i toponimi delle località e le indicazioni geografiche siano indicati prima in croato e poi in altre lingue ai sensi dell’ordinamento vigente, inclusa la norma menzionata dall’onorevole Radin e approvata ai sensi del Trattato italo-croato. Se esiste il timore che potrebbero insorgere dei dilemmi si può ovviare aggiungendo una frase all’articolo 15 della bozza di legge sancendo che saranno rispettate le disposizioni della Legge sulla denominazione delle Regioni, delle Città e dei Comuni. M’aspetto che ciò avvenga subito all’inizio del dibattito parlamentare”.

Radin nella sua replica ha chiarito d’aver voluto affrontare la questione principalmente per due motivi. “Il primo evitare l’escalation dell’intolleranza nei confronti dei diversi e delle minoranze nazionali che s’intravede anche in alcuni mezzi d’informazione mainstream e non soltanto”, ha puntualizzato il deputato della CNI. “In secondo luogo – ha rilevato Radin – sia io che lei (Fuchs) saremo nella condizione di dedicarci a cose molti più utili qualora il coordinatore del gruppo di lavoro che ha ispirato la Legge in questione, e non si tratta di un membro del governo, non si fosse deciso a uscire dall’anonimato rilasciando interviste che considero assai fuori luogo, indicando il bilinguismo in Istria come un esempio di prassi incostituzionale. Si tratta di un membro della Matica Hrvatska e della Comunità accademica che a suo tempo ha firmato una petizione affinché il saluto ZDS diventi il saluto ufficiale dell’Esercito e che per la traduzione dei film serbi s’ispira alla prassi della ‘dalekovidnica’ (un termine croato sinonimo di televisione) pubblica russa”. “Capirete che tutto questo turba sia me che in generale le Comunità nazionali”, ha concluso Radin.

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