Radin: «Rimango finché serve»

Il politico connazionale e decano della scena politica croata spiega all'HTV le ragioni della sua ricandidatura

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Radin: «Rimango finché serve»
Furio Radin e Marin Corva consegnano la loro candidatura ai funzionari della DIP / Fotografia di Marko Lukunic/PIXSELL

“Il contesto attuale alle volte oltrepassa il limite del buon gusto. L’ho detto e lo ripeto, mettiamo la palla al centro e sforziamoci di dialogare in modo civile, come persone normali. Quando ho iniziato non la mia carriera, bensì il mio percorso politico si parlava, si dibatteva e alle volte ci si scontrava sui contenuti. Oggi invece, ci si scontra attorno alle persone”. Ad affermarlo ieri l’altro alla Televisione pubblica croata (HTV) è stato l’On. Furio Radin. Va subito puntualizzato che il suo commento non era riferito alla situazione in seno all’Unione Italiana e all’atmosfera che si è respirata mercoledì scorso ad Albona durante la X sessione dell’Assemblea dell’UI, bensì al clima politico in auge in Croazia.

Radin ha articolato il suo pensiero in apertura del programma “Otvoreno” (Apertamente), il talk show di approfondimento della Prima rete dell’emittente pubblica (HTV 1). Assieme a Radin erano ospiti in studio anche Branko Bačić (HDZ), Arsen Bauk (SDP) e Nikola Grmoja (Most). Il conduttore della trasmissione, il giornalista Damir Smrtić, ha ricordato ai telespettatori che Radin è il decano della scena politica croata e ha rivolto proprio al politico connazionale la prima domanda, chiedendogli di commentare il clima politico che vige nel Paese in vista delle parlamentari in calendario il 17 aprile prossimo (all’estero si potrà votare anche il 16 aprile). Si ricorda che gli aspiranti candidati hanno tempo fino alla mezzanotte del 29 aprile per notificare alla Commissione elettorale di Stato (DIP) le candidature. La campagna elettorale, invece, potrà iniziare ufficialmente dopo che la DIP avrà pubblicato l’elenco definitivo dei candidati, probabilmente un paio di giorni dopo.

“Ogni volta che ci sono le elezioni – ha affermato Radin – sosteniamo di vivere una situazione mai vista prima. Per certi versi è anche vero. D’altronde ogni elezione è diversa dalle precedenti”, ha detto Radin. “Io e Marin Corva, il mio sostituto, abbiamo consegnato le firme di sostegno alle nostre candidature alle parlamentari. Quando mi hanno chiesto a che candidatura sono arrivato è con grande soddisfazione che ho risposto che si tratta della decima”, ha notato Radin – deputato della Comunità Nazionale Italiana dal 1992 e vicepresidente del Sabor nelle ultime due legislature –, puntualizzando che più del fatto di essere il deputato più longevo lo gratifica il fatto di essere il parlamentare più esperto. Alla domanda se questo sarà il suo ultimo mandato Radin ha risposto che considerata la situazione in seno all’UI ha deciso di rimanere in campo “quanto necessario”.

Furio Radin e Marin Corva / Fotografia di Marko Lukunic/PIXSELL
Furio Radin e Marin Corva / Fotografia di Marko Lukunic/PIXSELL

E parlando del ruolo dei deputati eletti nella XII circoscrizione elettorale dagli appartenenti alle minoranze nazionali, Radin ha sottolineato che sbagliano coloro i quali reputano che i parlamentari delle etnie devono per forza essere allineati con la maggioranza al governo. “Io sono stato all’opposizione in tre occasioni”, ha osservato. Alla domanda diretta del conduttore, che gli ha chiesto se ha già deciso a quale tra le coalizioni scese in campo intende accostarsi, Radin si è limitato a dire che con l’attuale maggioranza ha collaborato bene. “In futuro si vedrà”, ha puntualizzato, aggiungendo – sempre in risposta a una domanda di Smrtić – di augurarsi che dopo il 17 aprile ci sarà “il 18 aprile e che sarà una giornata di sole”.

Per quanto riguarda i temi che contraddistingueranno la campagna elettorale ha giudicato che seppure il tempo a disposizione sarà relativamente breve (circa due settimane) le forze politiche avranno la possibilità di affrontare un ampio spettro di argomenti: dai flussi migratori al ruolo della Corte costituzionale. A questo proposito Radin ha detto di ritenere che l’impiego dell’Esercito al fine di bloccare i flussi clandestini, come suggerito da alcuni schieramenti politici, può essere preso in considerazione soltanto come misura alla quale ricorrere in casi estremi. A tale proposito ha osservato che bisogna confidare sul fatto che le forze di Polizia bastino a tenere sotto controllo la situazione. Per quanto riguarda, invece, la Corte costituzionale Radin ha ammesso di non comprendere cosa intenda chi palesa l’idea di abolire la medesima. “Non capisco. Vogliono vivere in un Paese sprovvisto della Corte costituzionale?”, ha commentato Radin, chiarendo che eventualmente è lecito discutere sulla riforma della medesima.

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