Prosecco-Prošek. La parola passa alla Commissione Ue

Regolamento sull’etichettatura delle bevande e dei prodotti agricoli Prosegue il braccio di ferro sulla somiglianza tra le denominazioni

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Prosecco-Prošek. La parola passa  alla Commissione Ue

Gli eurodeputati hanno adottato ieri un regolamento sull’etichettatura delle bevande alcoliche e dei prodotti agricoli, che – secondo le fonti di Zagabria – non cambia sostanzialmente nulla nella controversia sull’uso della denominazione Prošek, contestata da viticoltori e politici italiani perché troppo simile a quella del Prosecco. La relazione sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle indicazioni geografiche dell’UE per i vini, le bevande spiritose e i prodotti agricoli e i sistemi di qualità dei prodotti agricoli è stata adottata nella sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo con 520 voti favorevoli e solo 19 contrari. Si sono astenuti 64 eurodeputati. Con tale regolamento sostanzialmente si aggiornano le norme comunitarie esistenti per l’etichettatura dei prodotti originali europei, ma nella sostanza – sempre secondo Zagabria – contrariamente alle valutazioni degli eurodeputati italiani, non cambia nulla nella disputa sull’uso del nome Prošek, che va avanti dai tempi della Croazia aderito all’Unione europea. La parte italiana contesta il diritto di utilizzare il nome Prošek per il vino dolce dalmata, sostenendo che in tal modo si abusa della sua somiglianza con il vino italiano Prosecco di fama mondiale. Roma si è quindi opposta alla registrazione della denominazione Prošek, e la decisione finale, dopo il voto di ieri del Parlamento europeo, spetterà alla Commissione UE. I rappresentanti dell’Esecutivo comunitario, nei dibattiti svolti finora e in sede di Commissione parlamentare competente del Parlamento europeo – sostengono sempre le fonti di Zagabria – hanno “espresso comprensione per le argomentazioni croate secondo cui si tratta di un nome tradizionale per un vino completamente diverso dal Prosecco italiano e che, dato il fatto che è presente in diverse categorie di vini sulle carte dei vini e sugli scaffali delle enoteche, non può indurre in confusione i consumatori”.

Posizioni contrastanti

Gli eurodeputati e gli esperti croati valutano che il nuovo regolamento non cambia radicalmente la posizione del Prošek nella controversia con il Prosecco, ma gli europarlamentari italiani nel dibattito che ha preceduto il voto hanno sottolineato che il nuovo regolamento risolve la controversia a favore delle richieste di Roma. L’eurodeputato SDP Tonino Picula, membro sostituto della competente Commissione per l’agricoltura del Parlamento europeo, è stato il più attivo da parte croata nel sottolineare le argomentazioni croate e si è detto convinto che “la parte italiana non abbia basi per dichiarazioni trionfalistiche”. “La nuova normativa ci lascia spazio per continuare a sostenere a mente fredda che nessuno, indipendentemente dalla somiglianza dei nomi, può confondersi tra il nostro Prošek, vino da dessert, e il Prosecco frizzante italiano. E i colleghi italiani, in assenza di argomentazioni sostanziali, possono soltanto insultare”, ha detto Tonino Picula all’agenzia Hina.

Diversi eurodeputati italiani intervenuti nel dibattito hanno sottolineato che la nuova normativa risolve il controverso tema della contraffazione e della manipolazione delle denominazioni dei prodotti originali, citando come esempio il Prošek. “Nonostante una parte dei rappresentanti italiani abbia ripetuto l’affermazione secondo cui il Prošek è una contraffazione e una copia a buon mercato del Prosecco”, è chiaro – sempre secondo Zagabria – che la parte italiana, “dopo che queste tesi sono state smentite negli anni, sta ora riponendo le proprie speranze nelle modifiche agli articoli ampliati del regolamento che regolano la questione degli omonimi, vietando cioè l’abuso per quanto concerne la somiglianza dei nomi tra i prodotti. Nella procedura di adozione del regolamento e nei negoziati con il Consiglio dell’UE, i media e i politici italiani hanno già cantato vittoria grazie agli interventi nell’articolo 30 che parla di questo tema. Oltre al divieto di uso improprio degli omonimi nel regolamento UE aggiornato, da parte italiana sono stati inseriti anche casi di trascrizione e traslitterazione, cioè di adattamento dei nomi originali nella traduzione in altre lingue, e si attende che vengano applicati al caso del Prošek e del Prosecco”.

I relativi articoli del regolamento, tuttavia – rilevano sempre le fonti di Zagabria – non escludono che a determinate condizioni tali nomi di prodotti possano essere consentiti, per cui Tonino Picula sostiene che la proposta italiana di vietare la protezione di tutti i prodotti che almeno “suggeriscono un altro prodotto” non è stata accolta. “Il più controverso e il più importante per la Croazia è l’articolo 30, che definisce le condizioni alle quali le indicazioni omonime di origine geografica possono essere protette, a condizione che vi sia una chiara differenza nel consumo e nell’uso a lungo termine del prodotto e che i consumatori non possano esser in alcun modo tratti in inganno sulla vera identità del prodotto”, ha affermato l’europarlamentare socialdemocratico. In questo senso – secondo Picula – il “Prošek croato soddisfa i criteri di protezione nell’UE perché è un vino con una storia documentata che risale al XVI secolo, più lunga del Prosecco, menzionato per la prima volta nel XVIII secolo, con evidenti differenze nella produzione e nella modi e costumi di consumo”.

Durante il procedimento nelle istituzioni europee, diversi eurodeputati croati di diverse opzioni politiche si sono uniti per presentare argomenti a favore del Prosecco e dare man forte a Picula. Nel dibattito di martedì sono intervenuti Ladislav Ilčić dei Sovranisti croati e Tomislav Sokol dell’HDZ, che hanno sottolineato il diritto all’uso del nome Prošek. Nel corso dell’iter per l’adozione del regolamento, iniziato nel 2022, ma anche negli anni precedenti, i rappresentanti croati si sono fatti avanti in modo coordinato, ripetendo per il Prošek le stesse argomentazioni presentate dal Ministero dell’Agricoltura croato alle istituzioni dell’UE.

Accordo politico e interessi nazionali

Sul contenzioso ha preso posizione ufficialmente ieri anche il Governo di Zagabria, rilevando che il regolamento adottato dal Parlamento UE è più favorevole per la Croazia rispetto alle disposizioni precedentemente all’esame e può influire positivamente “sulla tutela del nome tradizionale Prošek a livello europeo”. L’esecutivo ha fatto presente che le istituzioni governative si sono sempre impegnate attivamente nella questione. “L’accordo politico raggiunto” in merito al regolamento, rileva ancora il Governo, “è in linea con gli interessi nazionali croati”. La questione “resta in mano alla Commissione europea, che dopo aver sentito le argomentazioni delle due parti dovrebbe emanare la decisione quest’anno e mettere ai voti la stessa fra gli Stati membri”.

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